Matteo Salvini ed Elisa Isoardi (Foto Instagram)

Salvini, Isoardi e la strategia del selfie

Salvatore Merlo

Era nudo e sicuro come Putin e Mussolini, adesso il leader leghista si mostra fragile. Ma sempre regista di se stesso

L’avevamo lasciato nudo sulla copertina di Oggi, sdraiato a letto come Marilyn Monroe, ma con una cravatta verde al posto delle due gocce di Chanel numero 5. Ed era sorridente e spavaldo, all’inizio di un’ascesa che lo avrebbe portato al governo. Adesso lo ritroviamo, sempre nudo, ma fragile e addormentato in un selfie di Elisa Isoardi, la fidanzata conduttrice della tivù che lo ha lasciato con un post su Instagram: lei in accappatoio che guarda furba e sorridente verso l’obiettivo, uno scorcio di gambe che lascia intendere la magia dell’intimità, e Salvini abbandonato su di lei, gli occhi chiusi, l’immagine dell’innocenza tradita. Non c’è più il petto virile di Putin, né quello gonfio di Mussolini, che sono stati fin qui tra i modelli estetici del ministro dell’Interno. Non c’è dunque la nudità eroica del seduttore, dell’omaccione, ma la vulnerabilità del maschio lasciato dalla donna amata, una nemesi per il re dei social, per il cacciatore di neri apparentemente beffato dalla fidanzata che si sente trascurata. Una beffa, tuttavia, che a ben guardare finisce con l’esaltare ancora una volta Salvini – perché sempre quelli che vengono lasciati sono i più simpatici – tanto da far chiedere a tutti, in questo tira e molla amoroso che va avanti da parecchi mesi tra gossip e paparazzi, se poi in realtà non sia tutto concordato, tutto finto. 

  

  

Di sicuro c’è la trasformazione d’una sconfitta nel suo contrario, cioè in una forza e in un valore, all’interno d’una vicenda immersa nel rapporto sempre più intenso e morboso che la politica ha con la comunicazione. La più evoluta tecnologia del far credere? Chissà. Spettacolo e rappresentazione, senza dubbio, però distillati e quintessenziali in una vita pubblica ampiamente e irreversibilmente spettacolarizzata. E d’altra parte Matteo Salvini, come Fedez e Chiara Ferragni, ma anche come Donald Trump, è sempre lì, su Instagram e su Facebook, a reclamare un consenso emotivo e semplificato, una serie di ganci ad alto impatto che sono sì spontanei ma anche studiati, un intreccio di vita vissuta che lui amministra con consumata perizia, da protagonista e regista di se stesso. Ogni spicciolo atto del suo stare in politica è rappresentazione. Tant’è vero che per primo, tra i politici d’Italia, Salvini ha assunto ormai tanti anni fa un esperto di social media che si chiama Luca Morisi, un tecnico dei dettagli e delle strategie, capace di affinare l’innata precisione con la quale questo ministro dell’Interno e vicepremier non da oggi sa ben immedesimarsi negli umori delle platee che lo seguono su internet. E c’è allora qualcosa di assolutamente inedito, eppure di antichissimo: il segreto di assecondare gli impulsi del pubblico secondo logiche che si traducono in empatia. 

 


  

La copertina di Oggi di dicembre 2014 dedicata a Matteo Salvini 


 

Salvini non ha molto interesse ad apparire autorevole, ma sembra piuttosto incline a suscitare un effetto di calore, di vicinanza, di semplicità che si traduce nel modo di vestire, ma anche nel modo di raccontarsi. Ecco dunque le fotografie del pane e del salame mangiati per pranzo, ecco quelle allo stadio, ecco gli avvisi di garanzia aperti come una busta del quizzone davanti alla telecamera del cellulare, e poi – maximum e optimum – anche il piccolo dramma familiare: farsi lasciare dalla bella fidanzata in carriera (e poi chissà un giorno anche farsi ripigliare). E tutto sempre via social network, ma stavolta con un’immagine che lo mostra, sì accessibile, eppure improvvisamente anche vulnerabile, stanco, assonnato, lontano dai suoi modelli più o meno apocrifi, quei leader rudi che in Corea dispongono missili come fossero carrarmatini del Risiko e quelli che in Ungheria giocano con il filo spinato. D’altra parte chi non ha solidarizzato con lo sconfitto e abbandonato Dustin Hoffman, quando nel film “Kramer contro Kramer” viene lasciato dall’ingrata Meryl Streep che vuole “un po’ di tempo per riflettere sulla sua vita”? Una volta c’erano Chi e Alfonso Signorini, nella costruzione narrativa del consenso, adesso c’è anche Instagram, per chi sa usarlo. Ovviamente è sempre possibile che l’universo fondato sulle immagini arrivi al collasso, che Narciso si consumi impotente dinanzi alla sua virtualizzazione. Ma questo a Matteo Salvini non è ancora successo.

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  • Salvatore Merlo
  • Milano 1982, vicedirettore del Foglio. Cresciuto a Catania, liceo classico “Galileo” a Firenze, tre lauree a Siena e una parentesi erasmiana a Nottingham. Un tirocinio in epoca universitaria al Corriere del Mezzogiorno (redazione di Bari), ho collaborato con Radiotre, Panorama e Raiuno. Lavoro al Foglio dal 2007. Ho scritto per Mondadori "Fummo giovani soltanto allora", la vita spericolata del giovane Indro Montanelli.