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Il Movimento 5 stelle ha un guaio con il conflitto d’interessi

Valerio Valentini

Chi è Gianpaolo Cassese, il deputato grillino produttore di uova che propone una legge con l'obiettivo di favorire i proprietari di aziende italiane che producono uova

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Roma. Il proprietario di un’azienda italiana che produce uova propone una legge che ha il dichiarato obiettivo di favorire i proprietari di aziende italiane che producono uova. E uno potrebbe dire pure “eh vabbè, che sarà mai?”, anche se l’imprenditore in questione è un deputato del M5s. Se non fosse che però è proprio il contratto di governo firmato da Lega e M5s a imporre rigore e inflessibilità nel definire il conflitto d’interesse.

 

Gianpaolo Cassese è un deputato del M5s. Lo è dal 4 marzo scorso, dopo che ha trionfato nel collegio uninominale di Martina Franca, in provincia di Taranto. Ad arruolarlo tra le “supercompetenze” era stato Luigi Di Maio in persona, che a gennaio ha convinto l’imprenditore, classe ‘74, a candidarsi col M5s. D’altronde, dalle sue parti, Cassese gode da anni di una fama notevole. E non solo per via del suo impegno di attivista ambientalista. Ma anche perché la sua masseria Del Duca – 400 ettari nelle campagne tra Grottaglie e la natia Martina Franca – è, per stessa ammissione dei proprietari, “una delle più importanti dell’Italia meridionale”. La campagna elettorale lo coinvolge a pieno: “Taranto è al primo posto nell’agenda del Movimento”, dice lui, promettendo senza tema di smentita che, quando i Cinque stelle arriveranno al governo, la chiusura dell’Ilva sarà inevitabile. “Chiuderà, chiuderà”, garantiva ancora a fine giugno. Salvo poi doversi ricredere, di lì a qualche settimana. “E’ la Maria Elena Boschi della Valle d’Itria”, dicevano malignamente di i suoi avversari, nei comizi più concitati: il riferimento è ai guai giudiziari di suo padre Aldo, imputato nel processo per il crac della Banca della Valle d’Itria e Magna Grecia, di cui era consigliera di amministrazione. “Infamità”, si è difeso Cassese, che ha in effetti avuto buon gioco a vincere il suo collegio.

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Arriva a Montecitorio e diventa membro della commissione Agricoltura. Ed è qui che il 25 ottobre scorso Cassese presenta una risoluzione che impegna il governo a legiferare per far sì che “le uova siano sempre timbrate nel luogo di produzione”. Un modo, spiega al Foglio Cassese, “per evitare il rischio di frodi”. Cosa propone, nel concreto, Cassese? “Non solo le uova destinate al commercio, vanno timbrate; ma anche quelle destinate all’industria. E anche, soprattutto, quelle straniere destinate all’industria. E’ un principio di trasparenza a tutela del consumatore, oltreché un sostegno ai produttori italiani”. Come Cassese, appunto: la cui azienda possiede un allevamento di “circa 50 mila galline”, dice il deputato. Che però, ci tiene a sottolineare, non è più amministratore unico della società “F.lli Cassese” che possiede e gestisce la Masseria Del Duca. “Ho dismesso ogni incarico in quel settore prima di entrare in Parlamento”. E tuttavia, a gestire l’azienda, sono ancora i suoi famigliari. “Certo”. E non ravvede, Cassese, un conflitto d’interessi, nell’occuparsi, da deputato, di materie che coincidono con gli affari di famiglia? “No, figuriamoci: la nostra è un’azienda piccola”, dice. In contraddizione con quanto però si legge sul sito della masseria, definita “una delle più importanti e dinamiche aziende agricole dell’Italia”. “Vendiamo uova solo nella nostra città”, precisa lui al telefono. “Insomma, non esageriamo”. E sia pure. Peccato, però, che nel “contratto di governo” grilloleghista, a pagina 15 si legga: “Deve qualificarsi come possibile conflitto di interessi l’interferenza tra un interesse pubblico e un altro interesse, pubblico o privato, che possa influenzare l'esercizio obiettivo, indipendente o imparziale, di una funzione pubblica, non solo quando questo possa portare un vantaggio economico a chi esercita la funzione pubblica e sia in condizione di un possibile conflitto di interessi, ma anche in assenza di un vantaggio immediatamente qualificabile come monetario”. Senza contare, poi, che imporre la marchiature delle uova sul luogo di produzione complica non poco la vita di tutti quei piccoli produttori che non hanno un centro imballaggi nella propria azienda. “E’ vero, sì: ma basta comprare una stampante per uova”, dice Cassese. Il quale, d’altronde, non ha particolari preoccupazioni: nella sua masseria, il centro imballaggi c’è già.

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