Barbara Saltamartini (foto LaPresse)

Barbara Saltamartini, il nome (ex moderato) sognato dalla Lega per Roma

Marianna Rizzini

Se la sindacatura Raggi dovesse “accorciarsi” (in caso di condanna) il Carroccio pensa a una sua candidata per la Capitale

Roma. Ti definiscono come politico i tuoi amici o i tuoi nemici? E’ attorno a questo interrogativo, in un certo senso, che gira la vicenda di Barbara Saltamartini, deputata alla terza legislatura, presidente leghista della commissione Attività produttive della Camera e figura di punta della Lega sul territorio romano, territorio che sembrava inavvicinabile per un leghista. E però, complice il dilagare delle critiche trasversali al sindaco a Cinque stelle Virginia Raggi, sulla quale pende una manifestazione civica (oggi, con titolo “Roma dice basta”) ma anche la prossima sentenza nel processo per falso (caso Marra), Matteo Salvini ha lanciato un’Opa neanche tanto sotterranea su una capitale dove la Lega, alle ultime Politiche, in nome della sicurezza, ha convinto interi quartieri un tempo governati dai “rossi” e dai “neri”.

  

Fatto sta che a Roma la Lega non vede più come fantascientifica l’idea di esprimere, in un futuro non lontano, un proprio candidato sindaco, tanto più se la sindacatura Raggi dovesse “accorciarsi” (in caso di condanna, Raggi dovrebbe dimettersi). E la persona su cui si sono addensate le analisi leghiste sul “chi” potrebbe espugnare Roma è proprio lei, Barbara Saltamartini, che della Lega non sempre è stata amica, da esponente della destra romana con cursus un po’ diverso da quello tipico della destra romana: a un certo punto, infatti, dopo un percorso non breve in An e poi nel Pdl, Saltamartini è passata in campo moderato col Nuovo centrodestra di Angelino Alfano, di cui però, a circa due anni dall’arrivo, è diventata, se non nemica, avversaria politica: punto di svolta, la manifestazione contro Matteo Renzi organizzata nel 2015 da Matteo Salvini, nella piazza del Popolo che aveva ospitato la Notte dell’onestà a Cinque stelle (e che in futuro raccoglierà i reduci pd).

 

Saltamartini, in quella primavera, senza scomporsi, con gli occhiali dalla montatura nera leggermente pendenti in avanti, si era trovata a dover difendere la scelta in tv: sì, ho contribuito a fondare il Nuovo Centrodestra ma ho visto un certo allontanamento dagli obiettivi iniziali, è doloroso ma ora mi sento in sintonia con le mie idee. Oppure: sono in dissenso con la scelta di Alfano rispetto a Renzi (cioè restare ancora legati a Renzi dopo l’elezione del presidente della Repubblica, ché il patto iniziale con l’allora premier, diceva la deputata, non comprendeva il Quirinale). Ma nel momento in cui Saltamartini si avvicinava alla Lega (lei che a 26 anni era stata eletta consigliere alla Provincia di Roma per Alleanza nazionale e poi, sempre in An, era stata a capo del dipartimento Pari Oppurtunità), pochi segnali potevano far presagire l’exploit futuro di Salvini (4 marzo 2018) e il successivo contratto di governo con i Cinque stelle. E diventava mediaticamente anche questione di amici (che, ex post, dicevano “è stata lungimirante”) e di nemici (che, ex post, le attribuivano machiavellico intuito).

 

Fatto sta che Saltamartini, stimata dal sottosegretario Giancarlo Giorgetti, in questi giorni è molto attiva su Twitter su linea salviniana pura (“quelle bestie che hanno drogato e ucciso Desirée avevano il permesso umanitario in tasca. Tacciano il Pd e i sinistri vari che con i loro governi hanno permesso a oltre seicentomila immigrati, di cui il 70 per cento clandestini, di arrivare in Italia”; oppure: “Una ragazza di sedici anni viene drogata, stuprata e barbaramente uccisa e le femministe si scagliano contro Salvini che vuole arrestare i colpevoli e non contro le bestie che hanno tolto la vita a Desirée”. Ma l’esprit combattivo di Saltamartini, in passato, si è espresso più che altro su temi economici (Jobs Act e decreto dignità) e su quelli pro life: Saltamartini lo è senza dubbio, almeno quanto è contro le politiche del Pd sull’immigrazione (nelle redazioni ancora resta memoria della lite televisiva sul tema con l’allora senatore pd Stefano Esposito, definito “presuntuoso e supponente”). E quando Saltamartini compare sullo schermo, traducendo in linguaggio istituzionale quello che Salvini spara in piazza, c’è chi, nella Lega, già la immagina in campagna elettorale contro l’icona della sinistra-sinistra Ilaria Cucchi (ma per ora basta l’interventismo su Twitter).

Di più su questi argomenti:
  • Marianna Rizzini
  • Marianna Rizzini è nata e cresciuta a Roma, tra il liceo Visconti e l'Università La Sapienza, assorbendo forse i tic di entrambi gli ambienti, ma più del Visconti che della Sapienza. Per fortuna l'hanno spedita per tempo a Milano, anche se poi è tornata indietro. Lavora al Foglio dai primi anni del Millennio e scrive per lo più ritratti di personaggi politici o articoli su sinistre sinistrate, Cinque Stelle e populisti del web, ma può capitare la paginata che non ti aspetti (strani individui, perfetti sconosciuti, storie improbabili, robot, film, cartoni animati). E' nata in una famiglia pazza, ma con il senno di poi neanche tanto. Vive a Trastevere, è mamma di Tea, esce volentieri, non è un asso dei fornelli.