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Tempi duri alla Camera per la pupilla di Di Maio

Per Maria Edera Spadoni la delega al personale sarà una rogna. Difficile replicare la gloria guadagnata perseguitando ex deputati e vitalizi ora che a trattare ci sono i sindacati interni di Montecitorio 

Quando Di Maio ha traslocato al governo, dopo avere trascorso un’intera legislatura a seminare amicizie e contatti nell’establishment dalla poltrona di vicepresidente della Camera, ha portato con sé assistenti, collaboratori, funzionari affidabili e tutti i deputati grillini di peso e fiducia, da Bonafede a Toninelli a Fraccaro. Tutti quelli che contavano qualcosa tranne una, lasciata di guardia a Montecitorio: l’ultrà dimaiana Maria Edera Spadoni, che del capo ha ereditato la carica di vicepresidente.

Lei si è già abbondantemente distinta, nei turni di presidenza dell’aula, per approssimazione e settarismo. Le opposizioni (ma anche i leghisti) non perdono occasione per provocarla e indurla in confusione, lei ci cade puntualmente e cede infallibilmente all’arroganza: all’opposto di quanto accadeva con Di Maio, quando in aula presiede la Spadoni la tensione è sempre alta e l’incidente dietro l’angolo. Roberto Fico la sopporta a stento ma non può limitarla. Ora però le ha fatto un dispetto mica male. Dovendo attribuire ai vicepresidenti le deleghe di lavoro, le ha rifilato la più rognosa: quella al personale. Narrano al gruppo cinque stelle che lei abbia fatto di tutto per sottrarsi, ma alla fine abbia dovuto arrendersi. Sicché ora alla reggiana ex assistente di volo di EasyJet toccherà trattare su stipendi, pensioni, benefit e concorsi con gli undici sindacati interni di Montecitorio: i tosti difensori delle prerogative di un migliaio di persone che per gli elettori della Spadoni sono ancora a tutti gli effetti vergognosi privilegiati; ma senza o contro i quali Fico non potrebbe mai governare la Camera, né i deputati di maggioranza muovere un passo fuori dalle proprie stanzette o scrivere una frase più simile a una legge che a un post su Facebook. Gente, insomma, contro la quale la pasionaria Spadoni non potrà replicare la facile gloria guadagnata perseguitando gli ex deputati e i loro vitalizi. 

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