Giuseppe Conte e Matteo Salvini presentano il decreto Sicurezza (foto LaPresse)

Non c'è sicurezza per decreto

Redazione

Salvini esulta ma la sua legge rischia di aggravare i guai sui migranti

Il decreto sicurezza by Matteo Salvini è stato presentato dal presidente del Consiglio e dal titolare del Viminale che brandivano la scritta #decretosalvini-sicurezza e immigrazione: strana confusione di ruoli. La sorte ha voluto che questo accadesse a poche ore dalla sanguinosa aggressione di Lanciano, con la vittima che ha descritto i rapinatori come italiani aggiungendo “non comprerò mai un’arma, se l’avessi avuta in casa sarei morto anch’io”. Ieri una 70enne violentata a Milano ha fornito un identikit che coincide con un maniaco seriale che ha già ucciso un’altra anziana e violentata una terza. Italiano. Né pare opera di immigrati la sparatoria con morto a Bari. Tutto questo non per dire che non esista “anche” una criminalità connessa all’immigrazione clandestina.

 

Ma promettere sicurezza introducendo una stretta sull’asilo per motivi umanitari è una pericolosa fuga dalla realtà. La dimostrazione è nelle parole di Salvini: “La chiusura di tutti i campi rom” e “una nuova legge sulla legittima difesa per detenere un’arma in casa propria” entro la legislatura. Il vicepremier con il vento in poppa avrà i suoi applausi, i 5 stelle un altro contorcimento di stomaco, il Quirinale valuterà. Però la realtà è che l’emergenza sbarchi è finita da un pezzo (da quando al Viminale c’era Marco Minniti), mentre restano i problemi: integrazione dei migranti regolari, rimpatrio degli irregolari – non la figuraccia dei 15 da riportare “immediatamente” in Tunisia, rilasciati per guasto all’aereo dopo 20 ore e 100 agenti mobilitati – e assistenza da stato di diritto a chi è in attesa. Su questo il #decretosalvini non migliora nulla, lascia ai magistrati i soliti margini discrezionali e con le restrizioni allo Sprar, il sistema di protezione degli enti locali, complica la vita ai sindaci di ogni colore.