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Il Rasputin e il pit-bull: che fine hanno fatto i due consiglieri di Appendino

Valerio Valentini

Paolo Giordana prova a tornare nelle grazie dei democratici, mentre Pasquaretta starebbe cercando in ogni modo di ottenere un nuovo incarico con i grillini

Roma. In principio fu Paolo Giordana, onnipotente capo di gabinetto arrivato al piano nobile di Palazzo civico dopo un lungo apprendistato negli staff del Pd regionale. Ex seminarista convertitosi alla fede ortodossa, Giordana avvicinò la giovane grillina quando era ancora una impreparata consigliera d’opposizione, per poi diventare il vero sindaco della Torino a cinque stelle per quasi due anni. Perché si dimettesse, a maggio 2016, è stata necessaria un’indagine per una multa fatta revocare a un suo amico, che non aveva pagato il biglietto del bus. Ora, isolato ma non arreso, prova a tornare nelle grazie dei democratici, e di Di Maio dice: “E’ strutturalmente limitato, una specie di scolaretto che in quinta elementare pensa di poter dare l’esame di maturità. Non è uno statista o un politico, è uno che per caso in questo mondo malato senza selezione della classe dirigente si è trovato a rivestire un ruolo ben più grande di ciò che può sopportare. E insomma, “prima va a casa è meglio è”.

 

E se Giordana era il “Rasputin”, il “Richelieu” della Appendino, Luca Pasquaretta era invece il “pit-bull”. Così, la stessa sindaca, definiva amorevolmente il suo portavoce, lucano trapiantato a Torino, ex giornalista sportivo che poi si è industriato anche come pierre per locali notturni e addetto stampa di fiere dell’erotismo. Aveva preso il posto di Giordana, ne ha fatta la stessa fine, travolto da due indagini a suo carico. La Appendino lo ha difeso fino all’inverosimile, pure dalle critiche dei suoi consiglieri e dei suoi assessori, che non ne sopportavano più i modi bruschi e vagamente dittatoriali. A inizio agosto, l’addio. A Torino, però, non al M5s. Quel che in Transatlantico si vocifera, infatti, è che Pasquaretta starebbe cercando in ogni modo di ottenere un nuovo incarico: quello di collaboratore di Laura Castelli al Mef. I due si conoscono bene, anche se la sottosegretaria grillina non ha mai nascosto di stimarlo poco. “Sta cercando di accreditarsi”, dice chi lo conosce. “Ma un pit-bull, nei corridoi di Via XX Settembre, rischierebbe di fare la figura di un elefante in una cristalleria”.

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