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Tra irregolarità e rinvii sospetti il M5s vota per i probiviri

Valerio Valentini

Su Rousseau l'elezione degli organi di garanzia. Lo statuto prevede “una rosa di almeno cinque nominativi” ma i candidati sono solo tre. E non è l'unica cosa che non torna. Parla Borré

Roma. Recita lo “Statuto dell’associazione denominata MoVimento 5 Stelle” all’articolo 10, comma b: “Il collegio dei probiviri è formato da tre membri eletti mediante consultazione in rete, all’interno di una rosa di almeno cinque nominativi proposti dal Garante formata da iscritti che si siano distinti per imparzialità, saggezza e rettitudine morale (…)”. E invece succede che sul Sacro Blog s’indice una votazione per il rinnovo del collegio, e la rosa dei candidati è composta da appena tre nomi. Al che uno dice, come in effetti dicono, già, i vertici del M5s interpellati sul tema: “Eh be’, ma stavolta non si tratta di rinnovare l’intero collegio; si tratta di sostituire un solo membro”.

 

Sennonché il suddetto statuto, allo stesso comma, recita pure: “In caso venga a mancare anticipatamente un componente, si provvede alla sua sostituzione secondo la stessa modalità per la prima designazione”. Ed ecco perché anche Lorenzo Borrè, l’avvocato romano esperto degli strampalati codicilli della galassia grillina, divenuto cultore della materia e incubo ricorrente di Davide Casaleggio, conferma che “sì, carta canta: è lo stesso statuto a stabilire che anche per sostituire un solo membro del collegio bisognerebbe comunque proporre agli iscritti un minimo di cinque nomi”.

 

E invece domani, 6 settembre, quegli stessi iscritti – 100 mila, in tutto: 40 mila in meno rispetto all’anno scorso, 900 mila in meno rispetto a quelli che Casaleggio si aspettava di avere nel 2018 – saranno chiamati a scegliere solo tra tre candidati. Uno di loro sostituirà Paola Carinelli, ex deputata bresciana che ha deciso di dimettersi dal collegio dei probiviri: vi era arrivata a novembre del 2016, e la sua nomina aveva creato non pochi malumori, dal momento che la Carinelli è la compagna di Vito Crimi, attuale sottosegretario grillino con delega all’Editoria, membro a sua volta, insieme a Roberta Lombardi e Giancarlo Cancelleri, del comitato di garanzia: una sorta di organo d’appello rispetto ai probiviri. Compagna e compagno, insomma, in due organi di controllo interno tra loro contigui.

 

Ora, però, la Carinelli – divenuta nel frattempo mamma, nel maggio scorso – si dimette: ed ecco allora tre possibili sostituti. Uno è Jacopo Berti, leader dei grillini in Veneto: da sempre riferimento dei vertici nazionali sul territorio, è stato per anni capogruppo in regione, con buona pace del principio della rotazione delle cariche tanto caro al grillismo d’antan. L’altra è Antonella Laricchia, consigliera regionale pugliese, trentaduenne aspirante architetto in cerca di laurea (le manca “un esame e mezzo”, dice lei, che tuttavia vanta con orgoglio la media del 28,7 nei 32 già sostenuti). La terza, infine, è Enrica Sabatini, consigliera comunale a Pescara e sempre più ubiqua ai casi, sempre più onnipresente su gli affari del giovane Casaleggio. Anche sul suo nome si sono concentrate le critiche, rigorosamente anonime, di qualche parlamentare del M5s che indica un altro passaggio del già citato articolo 10 dello “Statuto”. Il quale sancisce: “L’incarico di proboviro dura 4 (quattro) anni, è incompatibile con l’assunzione di altri incarichi associativi e non è rinnovabile”. E la Sabatini, invece, un altro incarico associativo già ce l’ha, e pure prestigioso: è socia, infatti, di Rousseau, la scatola cinese dentro cui è rinchiuso il M5s. Sul punto, Borrè è più cauto: “Direi che l’incompatibilità va riferita a incarichi associativi dentro lo stesso Movimento. Lei invece è socia di Rousseau: il che, semmai, sta a dimostrare di come le due associazioni sono sovrapposte tra loro”.

 

E’ proprio lei la favorita, in ogni caso. Così come lo è pure l’altra donna rampante del M5s abruzzese: Sara Marcozzi. Sempre giovedì 6 settembre, infatti, si rivoterà anche per le regionarie dell’Abruzzo, sospese e poi annullate senza alcuna spiegazione – e in mezzo a forti polemiche interne tra i candidati – a inizio agosto. E si ripeterà anche quello per le regionarie sarde, “limitatamente alle Province di Sassari e Olbia-Tempio” perché, sentenzia il Sacro Blog, “nella precedente votazione alcuni candidati erano presenti nella provincia errata”. D’altronde la democrazia diretta – diretta da Casaleggio, s’intende – funziona un po’ così: vuolsi così colà dove si puote ciò che si vuole. E più non domandate.