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Il silenzio dei non innocenti

Redazione

Le cattive ragioni di chi non dice nulla sulle “riforme costituzionali” à la Grillo

Dove sono finiti tutti i costituzionalisti, gli scienziati politici e persino i “civili” che dissero un chiassoso No al referendum del 2016, in difesa retorica della Costituzione più bella del mondo e – in buona sostanza – per mandare a casa Matteo Renzi? “Nessuno di costoro, evidentemente, si è accorto che un partito che ebbero al loro fianco in quella battaglia ‘in difesa della Costituzione’ – e che, incidentalmente, è anche il più forte partito italiano – ha nel frattempo cambiato idea (contrordine compagni) e ora della suddetta Costituzione vorrebbe fare carta straccia”.

 

L’editoriale del Corriere con cui ieri Angelo Panebianco ha stigmatizzato il silenzio dei tanti oppositori di allora alla riforma costituzionale – senza neppure lo “stile e decoro” che persino la politica richiederebbe – ha un velo di sarcasmo, ma non è rivolto all’indietro. Non serve a regolare i conti col passato. Il punto è molto attuale. I proclami dei Grillo e dei Casaleggio che vorrebbero mandare in soffitta il Parlamento e la democrazia rappresentativa non sono (ancora) un progetto di riforma costituzionale organico e formulato, ma sono una realtà politica che andrebbe presa sul serio e contrastata: nelle piazze (quante manifestazioni, allora) o almeno sui giornali e nelle sedi politiche.

 

Invece non si è alzata una voce, non una protesta. Panebianco cita il vecchio proverbio, secondo cui “sono sempre due le ragioni per le quali un uomo fa qualcosa: una buona ragione e la ragione vera”, fuori di metafora vuol dire che la vera ragione era tutta politica, e non istituzionale. Ma poi c’è anche la terza cattiva ragione, o la ragione addormentata, di chi ancora non vuole rendersi conto di quale sia la posta in gioco a livello della concezione stessa della nostra democrazia. Sarebbe ora di svegliarsi.

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