Luigi Di Maio si è lasciato con la fidanzata Giovanna Melodia nei giorni della formazione del governo

Caro Di Maio, l'unica politica “del cambiamento” è quella degli innamorati

Simonetta Sciandivasci

Appunti dagli amori comunisti di Luciana Castellina

Roma. L’amore “intenso” tra Giovanna Melodia e il ministro del Lavoro e dello Sviluppo Economico, Luigi Di Maio, è finito mentre iniziava il governo, i primi di giugno. Lo ha raccontato lei a Oggi, ufficializzando così la separazione, con un ritardo ben calcolato, da star. “La politica ha contribuito a farci lasciare”, ha detto. “Prima mi coinvolgeva nelle sue giornate, condivideva tutto con me”, però poi sono arrivati gli incarichi. Prima gli italiani e dopo l’amore, ammesso che resti tempo, ma tanto non ne resta: non c’è tempo e non c’è spazio, cantava Tiziano Ferro.

 

C’è, in questa faccenda da tabloid che ha movimentato un po’ la settimana, ma meno del previsto – non ci appassiona neppure il gossip, ormai, se di mezzo ci sono i ministri e non conta che siano quelli del governo del cambiamento – l’esemplificazione perfetta di una mutazione della politica e del modo in cui la intendiamo e cioè, ormai, “come un lavoro, un mestiere qualsiasi”. Lo dice al Foglio Luciana Castellina, che, invece, al modo in cui amore e politica, vita pubblica e privata si dovrebbero intrecciare e si siano, per lungo tempo, intrecciati, ha dedicato il suo ultimo libro, “Amori comunisti” (Edizioni Nottetempo).

 

“Amore mio, avevamo deciso di non parlare di noi, in quest’anno 1941. C’è il mondo e il nostro paese e la fame e la morte e la nostra separazione e la speranza e le vittorie e col mondo e col nostro paese mescolati a essi ci siamo anche noi due con la nostra separazione e il nostro amore”, scriveva Nazim Hikmet, il poeta che la figlia di Stalin, Svetlana Allilujeva, definì “espressione del comunismo romantico”, che entrava e usciva dal carcere e sempre con una donna in più nel cuore, una alla quale scrivere lettere e versi, una alla quale indirizzare un’idea precisa di mondo e la speranza di vederla realizzata, una con cui dividere l’onere di fare in modo che accadesse. E’ questo che s’è perduto: la capacità di costruire un amore intorno a un progetto che non sia il rafforzamento del proprio clan ma l’intervento sul mondo, per migliorarlo, per arricchirlo.

 

“Il senso più profondo della politica è portare al massimo il rapporto con l’altro. Io l’ho sempre detto e senza alcun sarcasmo: la politica si fa con la passione di un grande amore e viceversa, sono due cose che si alimentano e non che si autoescludono”, dice Castellina. E’ stato il benedetto crollo delle ideologie a ribaltare tutto, a farci difendere da quegli amori così assoluti e indistinguibili dall’impegno, dalla lotta, dall’intervento? “Ideologia è una parola equivocata. La si è intesa come costruzione artificiale che travisava la realtà imponendone una, oppure come visione del mondo. S’è scelto di assalire l’ideologia come visione del mondo e questo ha reso la politica un affare per mestieranti”. Il nostro è un governo di mestieranti? “E’ un governo che, più di altri, mostra la regressione del nostro tempo all’uomo a-sociale, che non si definisce a partire dalla relazione con gli altri, che bada solo ai propri consanguinei e che, quindi, non può che praticare la politica come competizione, anziché come cooperazione. E’ un processo che è cominciato negli anni Ottanta e che dall’investire le relazione pubbliche è finito con il travolgere anche quelle private”.

 

L’esclusiva che Di Maio ha smesso di garantire a Giovanna Melodia (“prima condividevamo tutto”) è una dedizione ristretta, per due, amorale: lei non vuole essere coinvolta per costruire con lui, per collaborare con lui, bensì per sentire realizzata la condivisione, per quel narcisismo che ci porta, ossessivamente, a volerci sentire inclusi. “Il totalitarismo della sfera individuale porta a vedere l’esterno come minaccia, anziché come approdo della propria unione. Vede, in nessuna delle tre storie che ho raccontato, tutte molto dolorose o difficili, c’è qualcuno che dice mai ‘di me non ti occupavi abbastanza’”. Scrisse Hikmet che “un marxista non è un uomo meccanico, un robot, ma un concreto socio-storico essere umano in carne e sangue, nervi e testa e cuore”.

 

A Di Maio, invece, la sua ex compagna rimprovera d’essersi fatto trasformare in robot dagli impegni di governo. “Torniamo sempre al solito punto: è una questione di prospettive. Se la politica la intendi e la fai come concertazione di interessi, ti inaridisce. Se, invece, la pratichi come ciò che è davvero, come amore per gli altri, un amore di coppia non può che trarne linfa e, soprattutto, restituirne”. Sta dicendo che al governo farebbero bene donne e uomini che si amano? “Certo che sì: voler bene a qualcuno fa amare di più gli altri e gli altri sono quanto di più politico ci sia”. Quindi è per l’individualismo che abbiamo smesso di credere che la nostra vita possa spendersi tra pubblico e privato senza troppe distinzioni: “Anche perché abbiamo una smania di possesso di tutto: molto più che vivere, c’interessa possedere”.

 

A sbugiardare la narrazione amorosa e amorevole del “Prima gli italiani”, del “vi voglio bene, amici” (Salvini chiude così molti dei suoi status sui social network), del “dico e parlo da padre” di molti ministri legastellati – una narrazione che di ciascuno dei politici del cambiamento ha fatto un uomo del popolo, uno di noi, un cittadino pubblico e privato – sono arrivate le fidanzate: Elisa Isoardi, quando ha detto che si sarebbe ritirata nell’ombra per lasciare spazio a Matteo Salvini, e Giovanna Melodia, stabilendo che stare al fianco di un ministro è incompatibile con l’amore.

 

Scrive Castellina nel suo libro che per chi si fa coinvolgere dalla Storia fino in fondo, la vita privata e quella pubblica sono così strettamente intrecciate che a volte si scambiano e si confondono. Il nostro, invece, è il tempo del dominio dell’una sull’altra, del preservarne una per sacrificare l’altra. Siam fatti così. Non mescoliamo. Non ci mescoliamo, come Hikmet e il suo amore, al nostro mondo e al nostro paese. “Ma poi scusi… nei giorni di formazione del governo ci siamo annoiati noi, si figuri la fidanzata di Luigi Di Maio”. Ed ha proprio ragione Luciana Castellina.