Paola Taverna (Foto LaPresse)

I tavernicoli vogliono i morbillo party: è una puntata di Black Mirror scritta da Nanni Moretti

David Allegranti

Paola Taverna critica i centri vaccinali e Davide Barillari dice che la politica deve prendere il posto della scienza

Roma. “L’epoca delle masse è l’epoca del colossale”, scriveva il filosofo Ortega Y Gasset nel 1929. “La moltitudine, improvvisamente, si è fatta visibile, si è installata nei luoghi migliori della società. Prima, se esisteva, passava inavvertita, occupava il fondo dello scenario sociale; ora è avanzata nelle prime linee, è essa stessa il personaggio principale. Ormai non ci sono più protagonisti: c’è soltanto un coro”.

 

Il coro dei tavernicoli Paola Taverna e Davide Barillari si fa sentire, grazie alla famigerata moltitudine, nelle aule parlamentari e nei consigli regionali. Taverna, vicepresidente del Senato, dice autorevolmente (e letteralmente) che “i centri vaccinali sono similabili a quelli che vengono paragonati i marchi per le bestie” e propone i morbillo party: “Io quand’ero piccola, che c’avevo poco a poco un cugino che c’aveva una malattia esantematica facevamo la processione a casa di mio cugino, perché così la zia se sgrugnava tutti e sette i nipoti, così tutti e sette i nipoti c’avevano la patologia e se l’erano levata dalle palle. Funzionava così la vita mia. Dopo cinquant’anni mo’ abbiamo scoperto che se deve esse immuni da tutto e vabbè. Ma posso almeno decidere io come lo posso immunizza’?”.

 

Barillari, che siede nel consiglio regionale del Lazio, pubblica assurdità oniriche su Facebook e chiede che la “scienza mainstream” (presto in arrivo quella hipster, poi quella indie e infine la scienza trap) debba sottostare alla politica: “Scienziati intelligenti contro politici ignoranti? Quando si è deciso che la scienza fosse più importante della politica? Chi l’ha deciso e perché ? A questo siamo arrivati. Visto che i politici sono tutti ignoranti, allora mettiamo medici e scienziati a scrivere le leggi, piuttosto che fargli perdere tempo a fare ricerche, ad analizzare dati e numeri, e ad occuparsi di curare i loro malati. Cosi finalmente avremo leggi che obbligheranno davvero ‘il gregge’ a trattamenti sanitari decisi dai medici. Perché gli scienziati dello stampo di Burioni, cioè legati a doppio filo sia alle multinazionali del farmaco che ai partiti del passato bocciati alle urne dagli italiani, sono davvero convinti di detenere l’unica verità possibile, eterna ed inconfutabile… E sono davvero convinti che la politica si debba inchinare supinamente a loro”.

 

Eh, per citare Barillari, a questo siamo arrivati: al nonsense diffuso, anche nelle istituzioni, sul quale peraltro aveva già detto tutto Nanni Moretti in “Sogni d’oro”: ‪“Tutti vi sentite in diritto, in dovere, di parlare di cinema. Tutti parlate di cinema. Parlo mai di astrofisica io? Parlo mai di biologia io? Parlo mai di neuropsichiatria? Di botanica? Di algebra? Io non parlo di cose che non conosco. Parlo mai di epigrafia greca? Parlo mai di elettronica? Parlo mai delle dighe, dei ponti, delle strade? Io non parlo di cardiologia, io non parlo di radiologia. Io non parlo delle cose che non conoscoooooooooo”. Macché; i gentisti del M5s – gli stessi peraltro che dicevano che la politica e i politici non servono e che la democrazia doveva funzionare grazie al contributo degli esperti e quindi dei tecnici – affermano che la competenza non è importante, se sei un politico puoi discettare di medicina: a che servono una laurea e una specializzazione in immunologia? A nulla, d’altronde basta sentire Giuseppe Povia, alfiere dei no-vax, quando parla di vaccini: “Se fossi un medico, un immunologo, andrei alla ricerca della verità… Non entrando nel merito della medicina e della scienza, è dal 2011, quando il governo Berlusconi venne fatto cadere con un colpo di Stato ormai chiaro a tutti, che i governi che si sono succeduti stanno portando avanti un avanzamento di leggi, di vario genere, senza il consenso del popolo”.

 

La pretesa da parte di chiunque di potersi sostituire agli scienziati, agli esperti, non nasce con la democrazia diretta di Beppe Grillo, già Norberto Bobbio nel suo ‘Il futuro della democrazia’ avvertiva che “il cittadino totale non è, a ben guardare, che l’altra faccia non meno minacciosa dello stato totale”. A questo dunque siamo arrivati, per dirla di nuovo con Barillari: i tavernicoli totali vogliano sottoporre la scienza e la salute alla volontà della politica. E’ tutto bellissimo, siamo in una puntata di Black Mirror, scritta però da Nanni Moretti.

  • David Allegranti
  • David Allegranti, fiorentino, 1984. Al Foglio si occupa di politica. In redazione dal 2016. È diventato giornalista professionista al Corriere Fiorentino. Ha scritto per Vanity Fair e per Panorama. Ha lavorato in tv, a Gazebo (RaiTre) e La Gabbia (La7). Ha scritto cinque libri: Matteo Renzi, il rottamatore del Pd (2011, Vallecchi), The Boy (2014, Marsilio), Siena Brucia (2015, Laterza), Matteo Le Pen (2016, Fandango), Come si diventa leghisti (2019, Utet). Interista. Premio Ghinetti giovani 2012. Nel 2020 ha vinto il premio Biagio Agnes categoria Under 40. Su Twitter è @davidallegranti.