Matteo Salvini (foto LaPresse)

Che ci faceva il putiniano Gianluca Savoini con Salvini in Russia

David Allegranti

Il presidente dell'associazione Lombardia-Russia al Foglio: “Sono nella Lega dal 1991 e coordino gli incontri di Matteo con gli ambienti russi”

Roma. Il blitz russo di Matteo Salvini per gufare contro la Francia ai mondiali (non è andata bene) e per incontrare i vertici politici di Mosca è durato ventiquattro ore. Ad accompagnarlo, come si vede pure nelle foto pubblicate dal profilo Facebook del ministro dell’Interno, c’era anche Gianluca Savoini, presidente dell’associazione culturale Lombardia-Russia, ex collaboratore di Roberto Maroni ed ex portavoce dello stesso Salvini.

 

“Lombardia Russia – si legge sul sito ufficiale – è un’associazione culturale apartitica ma con idee molto precise che combaciano pienamente con la visione del mondo enunciata dal presidente della Federazione Russa nel corso del meeting di Valdai 2013 e che si possono riassumere in tre parole: Identità, Sovranità, Tradizione”. Nel suo viaggio, Salvini ha visto i rappresentanti del Consiglio per la Sicurezza nazionale della Federazione Russa, Yuri Averyanov e Aleksandr Venediktov, e il ministro dell’Interno russo, Vladimir Kolokoltsev.

 

“Tra i tanti temi discussi – ha scritto Salvini su Facebook dopo l’incontro con Kolokoltsev – collaborazione a tutto campo tra Italia e Russia nella lotta al terrorismo islamico, che usa anche l’immigrazione clandestina come veicolo di infiltrazione: condivisione di buone pratiche e banche dati, scambio di informazioni e competenze tecniche, fino all’istituzione di pattuglie miste tra Forze dell’ordine italiane e russe”. Insomma, temi importanti, come si vede. Al punto tale che Alberto Nardelli di BuzzFeed si è chiesto in un tweet che cosa ci facesse un’associazione culturale a un meeting ufficiale e a uno nel quale si è discusso di intelligence.

 

Savoini, come ha scritto una volta sul Foglio Marianna Rizzini, è “l’eminenza grigia dell’accordo di cooperazione tra la Lega e il partito Russia Unita”, siglato nel 2017. Viene tuttavia da chiedersi che cosa ci faccia Savoini a un meeting ufficiale. “Sono nella Lega dal 1991 – dice Savoini al Foglio – coordino gli incontri di Matteo Salvini con gli ambienti russi. Non è che adesso sia cambiata la situazione. Non vedo quale sia il problema, seguo Matteo da sempre. E sempre nell’ottica di costruire ponti, intercettando il grido di dolore degli imprenditori italiani colpiti dalle sanzioni, che sono un disastro per l’economia italiana. Noi facciamo gli interessi dell’Italia, pensiamo che le sanzioni vadano riviste, altri evidentemente fanno interessi di altre nazioni. Chi critica la mia presenza, legittimata dal ministero dell’Interno, è rimasto fuori dalla storia e ha evidentemente nostalgia della guerra fredda”.

 

Dal punto di vista formale, dice Savoini, “l’incontro è stato organizzato dai ministeri. Io ho contribuito con i miei contatti, come ho sempre fatto. Non con i pescivendoli dei magazzini, naturalmente, visto che da sempre ho contatti istituzionali”. Secondo Savoini dunque è normale partecipare a un incontro di alto livello sulla sicurezza. “All’interno di una delegazione è normale che ci sia chi è ritenuto utile. Peraltro a questo incontro non si parlava di codici segreti o chissà che cosa, andrebbe sottolineato”. E’ stato, dice Savoini, “un incontro tra colleghi ministri: non è che siano state dette cose top secret. Quando ci saranno altri incontri, tra servizi, non parteciperò nemmeno io”. Insomma, dice il presidente dell’associazione Lombardia-Russia, i veri nemici sono altri. “Il terrorismo internazionale, il globalismo, che impone un mondo basato solo sull’economia e non uno in cui si parla di valori, identità e sovranità”. E dunque Savoini è a tutti gli effetti l’avamposto putiniano della Lega in Italia. Nel 2016 era a fare gli onori di casa al convegno “Più liberi, più forti!” con la meglio gioventù della destra euroscettica e i diplomatici russi Alexey Komov e Alexander Avdeev ad applaudire tra il pubblico. Non due personaggi qualsiasi del partito Russia Unita del regime putiniano: il primo è incaricato all’Onu per la difesa della famiglia tradizionale, ed è noto per le sue battaglie anti-gender; il secondo è stato scelto da Putin per gestire le relazioni con il Vaticano. Qualche mese prima Savoini aveva organizzato un convegno con alcuni membri del governo russo per creare contatti fra imprese italiane e imprese made in Russia. Adesso però pare che sia salito di livello.

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  • David Allegranti
  • David Allegranti, fiorentino, 1984. Al Foglio si occupa di politica. In redazione dal 2016. È diventato giornalista professionista al Corriere Fiorentino. Ha scritto per Vanity Fair e per Panorama. Ha lavorato in tv, a Gazebo (RaiTre) e La Gabbia (La7). Ha scritto cinque libri: Matteo Renzi, il rottamatore del Pd (2011, Vallecchi), The Boy (2014, Marsilio), Siena Brucia (2015, Laterza), Matteo Le Pen (2016, Fandango), Come si diventa leghisti (2019, Utet). Interista. Premio Ghinetti giovani 2012. Nel 2020 ha vinto il premio Biagio Agnes categoria Under 40. Su Twitter è @davidallegranti.