Alessandro Di Battista (foto LaPresse)

Fievel Dibba sbarca in America

David Allegranti

Il reporter sans frontieres ma soprattutto senza senso del ridicolo ricorda quelli che vanno in vacanza in un posto stra-conosciuto e sembra che l’abbiano scoperto loro

Scrivere l’epica quotidiana della decrescita, soprattutto applicata a se stessi, è un mestiere complicato. Non fosse altro perché ogni giorno bisogna inventarsi qualcosa. Prendete Alessandro Di Battista, che prima ha scritto un libro sull’essere babbo come se fosse il primo babbo della storia dell’umanità e poi, forte dell’epica applicata ai pannolini, si è lanciato nel viaggio sudamericano con cui da settimane ci sfracella i cosiddetti, a colpi di video in cui riesce a parlare solo di soldi e di scontrini, di scontrini e soldi.

  

Paolo Virzì in questi giorni ha dato una efficace definizione di Di Battista, neo-collega del Fatto Quotidiano, reporter sans frontieres ma soprattutto senza senso del ridicolo:

 


Il peggior scrittore del mondo. A Hollywood danno non solo gli Oscar per i film più belli ma anche i Razzie Award per quelli più brutti. Ecco, se ne esistesse uno per la scrittura lo vincerebbe Di Battista, con la sua prosa a metà fra la retorica adolescenziale e il narcisismo patologico e mitomane, senza un briciolo di controllo, senza l’ombra di ironia, di consapevolezza del tono: il vuoto totale. Il video dove con la fidanzata annuncia la restituzione della liquidazione è un capolavoro di melensaggine fasulla, fa ridere ma mette anche i brividi per il cattivo gusto.


   

Per capirlo basta leggere l’accozzaglia di sciocchezze contenute nei suoi libelli, nei quali spaccia per verità rivelate e scoperte irresistibili le sue esperienze di “vita vissuta”. Come appunto la paternità e i viaggi a San Francisco, che come noto sono due sue invenzioni. Stamani ha pubblicato su Facebook l’anticipazione di qualcosa che temo leggeremo nei prossimi giorni.

  


Sono seduto in fondo ad un autobus della Greyhound ed ho mio figlio addosso. Sono le 3 del mattino e Sahra dorme. Andrea sta molto bene è cullato dal bus e sta sempre in braccio. E’ felice, è un bambino fortunato perchè sta sempre con i suoi genitori. Sono convinto che tutto quello che stiamo facendo per lui, e penso anche ad alcune rinunce, sia come una semina. Presto raccoglieremo quel che stiamo seminando. Viaggio, leggo e parlo con le persone. Ho visitato Tesla e Facebook. Facebook è un mondo a parte. Anche se accoglie i visitatori sembra un club esclusivo. In FaceBook vengono garantiti ai dipendenti quei diritti che al 99% degli americani sono preclusi. Seduto in questo bus penso al mondo e a quanto tutto sia diverso da una parte all’altra. Se penso alla povertà in Congo penso a uomini, donne e bambini denutriti. Qui in California la povertà va a braccetto con la malnutrizione più che con la denutrizione. A San Francisco, nei quartieri alti, c’è gente “in forma”. Fanno ore di fila per mangiare nei ristoranti biologici più alla moda, leggono le etichette dei prodotti al supermercato come fossero i bugiardini dei medicinali. Hanno denaro per comprare il cibo più sano e da queste parti costa parecchio. L’esatto opposto delle persone che stanno viaggiando con noi su questo bus. Potevamo affittarci una macchina, magari un van, sarebbe stato più comodo con gli zaini e il passeggino che portiamo con noi. Ma non sarebbe stata la stessa cosa. Abbiamo scelto i mezzi pubblici perché sono uno spaccato di mondo. In questo bus, il più economico che c’è per andare da San Francisco a Los Angeles, ci sono le persone più sovrappeso che abbiamo incontrato. Molti sono obesi. Mezz’ora fa abbiamo fatto una pausa in un autogrill. Io ho comprato dell’acqua, gli altri passeggeri si sono fiondati a comprare hot-dog, caramelle di ogni tipo, patatine fritte dai sapori più impensabili, enormi quantità di bibite gassate. E’ assurdo, costano meno dell’acqua. Molti di loro sembravano, passatemi il termine, in crisi di astinenza. Da queste parti si parla spesso di “sugar addiction”: dipendenza dallo zucchero. Molti ne sono affetti. Più sei povero e più ne soffri, più sei povero e più mangi merda e ti ammali. Siamo rientrati nel bus. Ognuno avrà speso i suoi 4/5 dollari assicurandosi una buona dose di zucchero.Da queste parti i più poveri sono spesso anche i più grassi, perché mangiano male, sono spinti a mangiare male. La malnutrizione è direttamente proporzionale al basso livello di istruzione. E’ un circolo vizioso che tende ad alimentarsi. Le malattie cardio-vascolari, molte delle quali legate all’alimentazione, uccidono molti americani. In alcuni paesi si sta pensando di tassare ulteriormente le bevande gassate per proteggere i cittadini dall’abuso. In Messico questa misura sembra abbia ridotto il consumo di bevande zuccherine del 7,9%. 

Tra una settimana attraverseremo il confine. Ci stiamo avvicinando al Guatemala, la mia seconda casa e non vedo l’ora di portare Andrea e Sahra nella comunità che mi ha avvicinato alla Politica, quella con la P maiuscola.


 

Un trionfo di retorica e di luogocomunismo.

  

Dibba mi ricorda quelli che vanno in vacanza in un posto stra-conosciuto e sembra che l’abbiano scoperto loro.


   

Questo post è stato pubblicato originariamente sul blog di David Allegranti

  • David Allegranti
  • David Allegranti, fiorentino, 1984. Al Foglio si occupa di politica. In redazione dal 2016. È diventato giornalista professionista al Corriere Fiorentino. Ha scritto per Vanity Fair e per Panorama. Ha lavorato in tv, a Gazebo (RaiTre) e La Gabbia (La7). Ha scritto cinque libri: Matteo Renzi, il rottamatore del Pd (2011, Vallecchi), The Boy (2014, Marsilio), Siena Brucia (2015, Laterza), Matteo Le Pen (2016, Fandango), Come si diventa leghisti (2019, Utet). Interista. Premio Ghinetti giovani 2012. Nel 2020 ha vinto il premio Biagio Agnes categoria Under 40. Su Twitter è @davidallegranti.