Un Vincino sgarbiano dice “sì” al governo del “vice dei suoi vice”

Marianna Rizzini

“Godiamoci questo momento di cambiamento”, diceva a Radio Radicale entusiasta per l’effetto 'anti-incrostazione': "L’alternanza è sempre positiva”

Roma. “Vincino, dimmi che effetto ti fa questo governo”. E’ iniziata più o meno così, ieri, la conversazione-rubrica radiofonica “Vincino L’impresentabile” del vignettista storico (nonché nostro vignettista) Vincenzo Gallo con Alessio Falconio su Radio Radicale. E la risposta è stata a dir poco “sgarbiana”, per dirla con il Vittorio Sgarbi che in Aula ha annunciato la fiducia al governo Conte, nonostante il “no” di Forza Italia, in nome di un “disordine” in cui “prosperare”, fino a eventuale “rovina” dei gialloverdi, ferma restando l’avversione del critico e deputato di FI per Luigi Di Maio. “Godiamoci questo momento di cambiamento”, diceva a Radio Radicale un Vincino entusiasta per l’effetto “anti-incrostazione”: L’alternanza è sempre positiva”. E lo ridice, interpellato direttamente: “Sì, beh, ci sono state quelle scene un po’ confuse dell’inizio, con quel poveretto, il nuovo premier Conte, sommerso dai foglietti. E con Matteo Salvini che magari, chissà, li metteva apposta in disordine per farli riordinare a Luigi Di Maio. Sembravano due carabinieri con l’arrestato, e si capisce che la vera partita è tra loro due, e però da un lato io dico che meraviglia: è come con le pulizie di primavera, si respira aria diversa, in mezzo all’entusiasmo dei nuovi arrivati. E certo un disegnatore satirico deve sempre ripetersi ‘mai stare al governo’, ma neanche partire con tutti i preconcetti. Mi piace l’effetto di resettaggio complessivo, in un mondo cambiato, che cambia e cambierà velocemente”.

  

Anche se dietro l’angolo c’è il rischio “riciclo”: “C’è sempre qualche disperato che tenta di mascherarsi per sopravvivere, ma è anche vero che a questo punto c’è un altro effetto positivo: guardando l’entusiasmo dei nuovi ci si rende conto perché gli altri hanno perso così rovinosamente. Quella stanchezza, quella mollacciosità, hanno dato l’idea di forze politiche arrivate. Ripartire da qui, è il concetto”. Guardare con spirito critico, dice Vincino a se stesso, ma pure con curiosità: “Anche perché i nuovi è molto facile che si facciano male da soli”. Poi ci sono le facce. “Per esempio la faccia del leghista ignoto che ha fatto tutta la gavetta nelle valli, e che magari ora, come niente, si ritrova un sottosegretariato totalmente immeritato. Per non dire del parlamentare ignoto a Cinque stelle, che ha vinto le primarie online con trentacinque voti, e si sa che può capitare anche che vincano i più scemi. Ma come Sgarbi dico: nel caos io ci sguazzo”.

 

Il premier Conte, poi, non deve stupire, dice Vincino: “Non stupisca che un perfetto sconosciuto abbia accettato di fare il premier. Ricordiamoci che fa parte della categoria dei professori universitari, una delle più feroci e ambiziose”. La faccia di Conte, secondo Vincino, dice ancora “uso obbedir tacendo: nel momento in cui si è trovato al cospetto del presidente Sergio Mattarella e con il veto su Paolo Savona, aveva una possibilità per smarcarsi dai due futuri vice, che ora hanno fatto di lui il vice dei due vice: toglieva Savona e ci metteva un altro, e usciva dallo studio del presidente con il fatto compiuto. Voglio vedere poi che cosa facevano gli altri due. E invece niente. Quindi per ora non decide, anche se Di Maio è riemerso dalla lunga partita governativa come un materassino sfatto e anche se Salvini adesso deve quagliare. Pure Di Maio deve quagliare, specie sugli uffici di collocamento – e pensare che da giovane una volta ne ho occupato uno a Gela – altri tempi. E poi per Di Maio e Salvini è il momento di scegliere di chi circondarsi: si sa che se ti circondi di gente fedele, invece che di gente brava, finisci alla rovina”. La faccia di Di Maio, intanto, a Vincino pare la faccia di “uno che ride, sorride, ostenta sicurezza, ma sotto sotto ha già capito che potrebbe essere un disastro”. E l’opposizione? “E’ come quando per anni guardi lo stesso panorama e non lo vedi più, non distingui i contorni e i dettagli: inutile che dicano ‘l’elettorato non ci ha capiti’. L’elettorato ha capito che eravate diventati inutili, ma adesso c’è modo di guardarsi con occhi diversi e costruire – si spera – qualcosa”.

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  • Marianna Rizzini
  • Marianna Rizzini è nata e cresciuta a Roma, tra il liceo Visconti e l'Università La Sapienza, assorbendo forse i tic di entrambi gli ambienti, ma più del Visconti che della Sapienza. Per fortuna l'hanno spedita per tempo a Milano, anche se poi è tornata indietro. Lavora al Foglio dai primi anni del Millennio e scrive per lo più ritratti di personaggi politici o articoli su sinistre sinistrate, Cinque Stelle e populisti del web, ma può capitare la paginata che non ti aspetti (strani individui, perfetti sconosciuti, storie improbabili, robot, film, cartoni animati). E' nata in una famiglia pazza, ma con il senno di poi neanche tanto. Vive a Trastevere, è mamma di Tea, esce volentieri, non è un asso dei fornelli.