Il presidente Sergio Mattarella e il premier incaricato Giuseppe Conte (foto LaPresse)

Mattarella dice no a Savona. Il governo gialloverde finisce prima di cominciare

Valerio Valentini

Il premier incaricato rimette l'incarico. Salvini e Di Maio attaccano il Capo dello Stato. Che replica: “L'adesione all'euro è fondamentale”. E c'è chi evoca l'impeachment

La certezza definitiva che il tanto propagandato “governo del cambiamento” non ci sarà, arriva poco dopo le 20, quando il segretario generale del Quirinale, Ugo Zampetti, si presenta nello Studio alla Vetrata. Poche, essenziali parole: “Il presidente incaricato Giuseppe Conte ha rimesso l’incarico al presidente Mattarella”. E’ la sentenza di morte su un esecutivo mai nato: ma una sentenza che era già nell’aria da ore.

 

Matteo Salvini, del resto, aveva già parlato da Terni, dove era impegnato in un comizio elettorale, mentre il premier incaricato era ancora a colloquio col Capo dello stato; Luigi Di Maio lo farà poco dopo. Entrambi, di fatto, sanciscono l’inizio di una nuova campagna elettorale, addossando la responsabilità dell’aborto politico al presidente della Repubblica. Il quale, però, non ci sta affatto a questa narrazione. E quando, di lì a pochi minuti, si presenta davanti ai microfoni della sala stampa – dopo aver lasciato che anche Giuseppe Conte annunciasse il suo passo indietro –  mostra una determinazione per lui inconsueta. E sancisce che il governo non nascerà proprio sul nodo rimasto centrale, in questi giorni: l’insistenza di Salvini e Di Maio sul nome di Paolo Savona come ministro dell’Economia. Condizione ritenuta irricevibile, da Mattarella. Il quale dà avvio il suo discorso proprio riassumendo le cause del fallimento della trattativa: “Ho agevolato – dice Mattarella – in ogni modo le intenzioni di M5s e Lega, ho atteso i tempi da loro richiesti per raggiungere un programma, pur consapevole che questo mi avrebbe attirato osservazioni critiche. Nessuno può dunque sostenere che io abbia ostacolato la formazione del Governo definito del cambiamento, agendo sempre nel rispetto delle regole della costituzione”. Come a respingere, immediatamente, le accuse che gli stanno già piovendo addosso dai vertici del Carroccio e del M5s. Questi ultimi, non  a caso, faranno sapere – d’accordo con Giorgia Meloni, peraltro – di lì a breve che stanno valutando la richiesta di impeachment nei confronti di Mattarella, per un presunto alto tradimento alla patria.

 

L’inizio della giornata: il comunicato di Savona

E’ l’esito surreale di una giornata concitata: l’ennesima, anzi l’ottantaquattresima, dal 4 marzo. Si apre, di fatto, con le attese dichiarazioni di Savona da più parti invocate come elemento distensivo della crisi. Arrivano, quelle dichiarazioni, su uno dei siti di riferimento dei seguaci della dottrina economica euroscettica: “Scenari economici”, e già questo – lo si capirà più tardi – non viene ben accolto dal Quirinale. Ma è la sostanza – o meglio: la mancata sostanza – di quello scarno comunicato scritto dall’ex ministro dell’Industria del governo Ciampi, ad allarmare. Non c’è nulla, di fatto, che suoni come una ferma rassicurazione rispetto al mantenimento dell’Italia nell’area euro, ma solo un riferimento al “contratto di governo” siglato dal Lega e M5s e una conclusione alquanto retorica, ma assai evanescente: “Voglio un Europa diversa, più forte, ma più equa”, scrive Savona.

 

Salvini e Di Maio a colloquio da Mattarella

Troppo poco per Mattarella. Che non a caso attende più del previsto, prima di convocare Conte al Quirinale. Appuntamento fissato alle 19, mentre le strade del centro storico della Capitale sono attraversate dalla carovana rosa del Giro d’Italia coi ciclisti che protestano contro la direzione contro le buche che rendono pericolosa la loro competizione. Prima di incontrare Conte, però, Mattarella chiama a sé sia Salvini sia, subito dopo, Di Maio. Atto irrituale, senza precedenti nella storia repubblicana, che mette in luce l’estrema inconsistenza della presunta autonomia di Conte stesso. La notizia degli incontri si diffonde, e si capisce subito, quando ormai il giurista pugliese varca la soglia del Quirinale, che la situazione sta precipitando. Il resto, è solo una conferma di quel che tutti ormai hanno ben chiaro: e cioè che 84 giorni sono stati insufficienti per arrivare alla soluzione della più lunga crisi di governo dal Dopoguerra ad oggi.

 

 

I leader di Lega e M5s aprono la nuova campagna elettorale

Salvini, da Terni, parla con durezza e spavalderia. “Ce l’abbiam messa tutta”, dice il leader leghista. E insiste: “Se qualcuno si prenderà la responsabilità di non far nascere un governo, lo vada a spiegare a sessanta milioni di italiani”. Insomma, “per gli italiani decidono gli italiani: a questo punto è meglio che la parola torni a voi”. Poco dopo, Zampetti certifica il fallimento. E prima ancora che Mattarella si pronunci ufficialmente, Di Maio fa un video in diretta su Facebook, e rispolvera i toni barricaderi che pareva aver dismesso quando l’opportunità gli aveva suggerito di mostrarsi moderato e affidabile. Ma ora è il momento del ritorno ala campagna elettorale, e allora il capo politico del M5s esibisce il piglio arrogante: “Il problema non era solo Savona. Nessuno che fosse stato critico con l’euro e con l’Europa andava bene”, racconta Di Maio. “La scelta di Mattarella è incomprensibile. Per noi – prosegue – l’Italia è sovrana: se si vuole impedire un governo del cambiamento allora ce lo devono dire chiaramente. Sono molto arrabbiato”. E poi, ancora: “Diciamocelo chiaramente: è inutile che andiamo a votare, tanto in questo paese i governi li decidono le agenzie di rating, le lobby finanziarie e bancarie”.

 

 

 

I ministri del governo mai nato

Poi dà la lista del governo che non ci sarà: oltre a Conte premier, e Di Maio stesso vicepremier alla guida del dicastero del Lavoro e dello Sviluppo economico, Matteo Salvini altro vicepremier e ministro dell’Interno, Riccardo Fraccaro ai Rapporti col Parlamento, Giulia Bongiorno alla Pubblica amministrazione, Barbara Lezzi al ministero per il Sud, Enrica Stefani agli Affari regionali, Lorenzo Fontana alla Disabilità, Luca Giansanti agli Esteri, Alfonso Bonafede alla Giustizia, Elisabetta Trenta alla Difesa, Savona all’Economia, Gian Marco Centinaio all’Agricoltura, Mauro Coltorti alle Infrastrutture, Marco Bussetti al Miur, Alberto Bonisoli al Mibact, Giulia Grillo alla Salute, Giancarlo Giorgetti come sottosegretario alla presidenza del Consiglio.

 

Nello Studio alla Vetrata, intanto, Mattarella parla con estrema durezza. “Ho superato ogni perplessità – confessa – sulla circostanza che un governo politico fosse guidato da un esponente non eletto in Parlamento”: riferimento esplicito a Conte. E ancora: “Il presidente della Repubblica non può subire imposizioni, ho condiviso e accettato tutte le nomine, tranne quella del ministro dell'Economia. Ho registrato con mio rammarico l'indisponibilità a ogni altra soluzione, e il presidente del consiglio ha rimesso il suo incarico”. Il capo dello stato, poi, spiega il perché della sua contrarietà su Savona: “L’Incertezza della nostra posizione nell’Euro ha posto in allarme investitori italiani e stranieri che hanno investito in titoli e aziende. L’aumento dello spread – insiste Mattarella, che ricorda come la Costituzione gli imponga di vigilare anche sulla salvaguardia dei risparmi degli italiani – aumenta debito e riduce la possibilità di spese in campo sociale. Questo brucia risorse e risparmi delle aziende e prefigura rischi per le famiglie e cittadini italiani”. Infine, l’annuncio: “Nelle prossime ore assumerò una iniziativa”, dice Mattarella. E l’annuncio prende sostanza pochi minuti dopo, quando dal Quirinale si dà notizia che per questa mattina è convocato Carlo Cottarelli. E sarà, senza dubbio, un’altra giornata di passione. 

 

Le reazioni di Pd e Forza Italia

Nel frattempo arrivano le prese di posizione da parte del Pd, rimasto silente nel corso della giornata. Il primo a intervenire è Paolo Gentiloni: “Nervi saldi e solidarietà al Presidente Mattarella. Ora dobbiamo salvare il nostro grande Paese”, twitta il premier dimissionario. Gli fa eco Maurizio Martina: “Il Presidente della Repubblica ha difeso il Paese, la Costituzione, l’interesse nazionale. È il garante degli italiani. Per 80 giorni Lega e Cinque Stelle hanno invece portato in modo irresponsabile l’Italia sull’orlo di una crisi senza precedenti”. Attende di più, invece, Silvio Berlusconi. Che solo a tarda serata rilascia una nota ufficiale: "Prendiamo atto – si legge – con rispetto delle decisioni del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella e osserviamo con preoccupazione l'evolversi della situazione politica. Come sottolineato dal Presidente Mattarella in un momento come questo il primo dovere di tutti difendere il risparmio degli italiani, salvaguardando le famiglie e le imprese del nostro Paese. Il movimento Cinquestelle che parla di impeachment è come sempre irresponsabile. Forza Italia attende le determinazioni del Capo dello Stato, ma ove necessario sarà pronta al voto".