Una buona e una cattiva notizia dal valzer delle consultazioni

Giovanni Maddalena

Le ideologie non sono morte, ma neanche le idee. Dentro la vicenda un po’ assurda e spesso violenta dei veti incrociati c'è anche il riconoscimento dei “valori” che fondano i rispettivi popoli di elettori

Da questi giri di consultazioni qualcosa abbiamo imparato anche dal punto di vista concettuale. Come in un celebre filone di barzellette, potremmo dire che ci sono due notizie di cui una cattiva e una buona. Quella cattiva è che non è vero che le ideologie sono morte come ha sostenuto una propaganda culturale che si è presentata spesso dopo il crollo del muro di Berlino nel 1989. La storia non è finita, come invece aveva pensato lo storico Fukuyama, come non è terminata la dialettica di idee che si trasformano in sistemi esclusivi e alle volte violenti. I veti incrociati sono normalmente ideologici: quello reciproco e storico di Lega e Pd, quello nuovo ma non meno forte del M5s su Forza Italia – diventato peraltro subito reciproco – quello dei renziani sconfitti sul M5s. Il problema è che per ciascuno il veto, che è per definizione un dire “no” senza lati costruttivi, qualsiasi cosa se ne dica, è questione di vita o di morte, anche a discapito della realtà, delle opportunità dei numeri, delle convergenze di concezioni. L’ideologia è un’intelligente destituzione della realtà, diceva Hannah Arendt, un sistema deduttivo che prescinde da dati di fatto e situazioni.

 

La buona notizia di questa ideologizzazione è che insieme alle ideologie non sono morte neanche le idee e, speriamo, gli ideali. Dentro la vicenda un po’ assurda e spesso violenta dei veti c’è anche il riconoscimento che ci sono intuizioni di fondo, “valori” ha detto Di Maio, che costituiscono un patrimonio fondante e un fine, sebbene vago, dei rispettivi popoli di elettori. La differenza tra ideali e ideologie non è mai stata abbastanza sottolineata, ma l’ideale è un fine che ha caratteristiche generali che permettono pluralismo di iniziative e varietà di occorrenze, rispetto della realtà in tutti i suoi fattori, senso e gusto dell’approssimazione. L’ideologia invece deve costringere la realtà in schemi che si devono realizzare a tutti i costi, anche a quello di eliminare, sostituire, cancellare pezzi viventi di quella realtà. I due atteggiamenti confinano, come spesso confinano i migliori pregi e i peggiori difetti, in questo caso del popolo italiano.

 

Tuttavia che si discuta molto delle possibili alleanze sui social, in radio e in televisione non è una cattiva notizia, mostra un senso di attaccamento, alle volte ideologico e alle volte ideale alla vita sociale. Mostra che c’è bisogno di chiarezza ideale e che i vari partiti, soprattutto il Ps e i 5 Stelle, stanno faticosamente intraprendendo la strada di una revisione e di una riconsiderazione di ciò che effettivamente vogliono. Mentre, infatti, il centrodestra copre più facilmente la propria marca concettuale e comunicativa legata a libertà della persona e sicurezza, sia i 5 Stelle sia il Pd devono riesaminare che cosa intendano per giustizia sociale, ideale che sta al fondo delle intuizioni della sinistra europea dell’ultimo secolo.

 

Curiosamente per i seguaci del cambiamento epocale e per gli amanti della fine della storia, in questa revisione ideale sono ricomparse anche le forme partitiche, tanto è vero che il mezzo e il contenuto non sono sganciabili l’uno dall’altro. Persino il M5s che ha proclamato di non essere un partito ma un movimento e di non avere ideologie né ideali, ma solo buon senso, non può che rifarsi a forme espressive novecentesche. E per quanto si sforzi di uscire dagli schemi antichi e di usare nomi nuovi per strumenti antichi è tornato al sistema partitico del leader e dei compromessi, dei valori di fondo e delle correnti di superficie.

 

Insomma la buona notizia è che da questo girotondo di consultazioni forse esce rafforzata l’idea che la politica non è il maggiore dei mali ma una delle dimensioni essenziali della vita umana, almeno fino a quando si è in democrazia. Se poi anche si capisse che questa dimensione va educata e che occorrono un po’ di scuole di politica, di ogni colore e di ogni ideale, ringrazieremmo questi lunghi mesi di non governo come un’occasione di rinascita del nostro povero bel Paese.