Una scena del "Libro della Giungla" Disney

Svegliarsi dalla “trance ipnotica dei fessi” del dopo 4 marzo che ha colpito molti

Guido Vitiello

“L’elettore ha sempre ragione” e altre stupidaggini da evitare

Avete mai fatto caso all’aspetto di un uomo ipnotizzato da una solenne fesseria? E’ molto diverso dall’ipnotizzato comune, che si fa riconoscere all’impronta per le pupille dilatate, la mimica inerte, la mandibola cascante, la loquela rallentata e quasi impedita. Al contrario, l’uomo imbambolato dal pendolo ipnotico di una fesseria di solito parla moltissimo, saetta gli occhi, smania, si fa rubizzo, e ripete quella sua grandiosa balordaggine con il fervore di chi abbia trovato un mantra prezioso. Più si accalora, più possiamo star certi che è caduto nella trance ipnotica del fesso. Nessuno può dirsi al sicuro, specie dopo il 4 marzo, quando hanno preso a circolare cretinaggini dal potente incanto mesmerico. Ogni giorno vedo amici intelligentissimi capitolare davanti a due solenni scemenze, figlie di una premessa maggiore anch’essa scema. Ecco il mio schiocco di dita per risvegliarli.  

   

La premessa demenziale è che i non politici debbano ragionare e argomentare usando le stesse cautele diplomatiche dei politici. Ne discendono le due fesserie gemelle, fatte roteare devotamente dalla mattina alla sera come mulini di preghiera tibetani. La prima dice così: “Non si può dar la colpa ai votanti, l’elettore ha sempre ragione”. Che un politico abbracci questo precetto da scuola alberghiera si può capire: ha ogni interesse a blandire e lusingare l’elettore-cliente perché torni a cenare nel suo ristorante anziché nella trattoria del dirimpettaio. Ma anche il cameriere più cerimonioso sa in cuor suo che è vero il contrario: il cliente ha quasi sempre torto, è solitamente un piantagrane, avanza pretese sconsiderate e petulanti, a volte non sa neppure leggere il menu o immagina che nelle cucine facciano porcherie per intossicarlo. Il cameriere ben addestrato non lo dirà mai, se è impeccabile non farà neppure trasparire che lo pensa; anzi, come in quello sketch dei Monty Python, potrà arrivare a suicidarsi ritualmente con una forchetta sotto gli occhi dei clienti per esprimere la sua mortificazione. Ma per quale ragione al mondo chi non ha un ristorante o non aspira a esser votato dovrebbe trattenersi dal dire una verità così palese, ossia che gli elettori a volte fanno scelte balorde? Sveglia, amico ipnotizzato: puoi dirlo!

  

La seconda sciocchezza, più sottile e insidiosa, suona all’incirca così: “E’ sbagliato demonizzare gli avversari, o vinceranno per i prossimi vent’anni”. Argomento debole – le ultime elezioni le hanno vinte dei demonizzatori incalliti – ma non del tutto falso, perché a volte la demonizzazione non funziona neppure contro Satana in persona, e non fa che renderlo più fascinoso. Fossi un cortigiano machiavellico, un consigliere del principe, non gli raccomanderei mai di demonizzare il rivale. E però, guai a confondere la scelta di una strategia retorica con l’osservazione della realtà politica; nella quale i diavoli esistono, o più laicamente esistono i nemici della democrazia. La ruota devozionale delle sciocchezze incantatorie gira, e vorticando ci ripete che quell’errore fu già fatto con Berlusconi, che a furia di chiamarlo populista, peronista, fascista e via maledicendo tutto quel che ottennero fu di accrescere la sua popolarità e di sfiancare gli animi, assuefatti all’iperbole quotidiana, al procurato allarme, all’attenti al lupo senza lupi in vista. Ma il nuovo errore sta nel postulare per partito preso – diciamo pure nell’allucinare – un’equivalenza tra la minaccia berlusconiana che fu e la minaccia del clan dei casaleggesi che incombe. Ora il lupo c’è, si aggira per le strade cercando chi divorare, si è già mangiato un terzo dell’elettorato. Siamo in clear and present danger: quand’altro dovremmo scampanare ad allarme? E’ già tardi. Certo, è bene ingegnarsi a farlo in modi che non suonino lamentosi come le nenie antiberlusconiane; ma non c’è motivo per cui, per riscattare la colpa di aver gridato per un quarto di secolo a lupi immaginari, la volta che ci troviamo davanti il lupo vero dobbiamo vezzeggiarlo come un barboncino. Sveglia, amico ipnotizzato! Ora conterò fino a tre, e quando schioccherò le dita tornerai alla ragione.

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