Portare precipitosamente il Pd dentro al Pse è stata miope. Finalmente c'è chi se ne accorge

Gianluca Susta* e Gabriele Molinari**

Dopo l'intervista di Sandro Gozi al Foglio ci scrivono Susta e Molinari, esponenti del Partito Democratico Europeo

Caro Direttore,

con piacere abbiamo letto sul Suo giornale la riflessione di Sandro Gozi sulla necessità di “rifondare” il campo riformista europeo.

È una sorpresa: anche chi, appena pochi mesi fa, promuoveva incontri dei maggiori leader socialisti europei - compresi Corbyn e Sanchez - per definire un'agenda in grado di contrastare il crescente populismo, oggi, forse, si rende conto che la scelta di portare precipitosamente il Pd dentro al Pse è stata quanto meno miope.

 

Alcuni di noi (Francesco Rutelli su tutti), in questi anni, con il Partito Democratico Europeo al Parlamento Europeo e con l'Associazione PDE Italia sul piano nazionale, con un lavoro culturale prima ancora che politico, hanno tenuta viva l'idea Democratica quale unica vera opzione in grado di superare le inadeguatezze delle culture politiche del '900 (e delle loro forme organizzative), per rifondare l’europeismo, e contrastare l'ondata populista che investe l'Occidente e l'Europa.

 

Le elezioni francesi, nelle quali il contributo del Modem di François Bayrou, parte essenziale del PDE, è stato determinante per il successo di En Marche e di Macron, hanno sicuramente indicato un orizzonte ben più ampio di quello – già chiaro da tempo –  che ancora pochi mesi fa Sandro Gozi e lo stesso Pd indicavano come il loro campo di azione e che, politicamente, coincideva con il Pse.

 

Né si può dimenticare, guardando al campo riformista, il tentativo elettorale di +Europa che - come nessun altro - nella recente campagna elettorale ha messo al primo posto i temi del completamento del processo di integrazione europea e della società aperta: questioni che, in una visione democratica moderna, vanno tenute insieme all'esigenza di protezione delle persone più esposte ai rischi e agli impatti delle storiche opportunità che scaturiscono dalla globalizzazione e dall’economia digitale.

A mio avviso, solo mettendo apertamente in discussione presunte certezze ancora recentemente affermate - e non solo a titolo individuale o di piccoli gruppi - si può partire per guardare alle prossime elezioni europee con gli occhi rivolti al futuro.

 

È una riflessione che in Italia deve fare innanzitutto il Pd, magari recuperando la sua originaria vocazione “semplicemente” Democratica. È ben chiara la posta in gioco nelle prossime elezioni europee: molti possono contribuire, non chiudendosi nelle formule e nei recinti, ideali e organizzativi, delle proprie storie (o di parte di esse); per creare alleanze ampie in grado di operare nel mondo nuovo.

 

*Vice Presidente del Partito Democratico Europeo

**Consigliere Regionale del Piemonte