Così la rossa Toscana è diventata verde

David Allegranti

Alle ultime elezioni il Pd ha perso quasi 200 mila voti mentre il centrodestra a guida leghista ne ha guadagnati 225 mila voti. Bassissima per entrambi gli schieramenti l'incidenza dei candidati nei collegi

Roma. Il Pd in Toscana alle elezioni del 2018 ha perso quasi 200 mila voti rispetto a quelle del 2013 (120 mila se si considera la coalizione di centrosinistra nel suo complesso). Il centrodestra invece ne ha guadagnati 225 mila (+11,4 per cento) spostando gli equilibri all’interno della coalizione, a vantaggio della Lega, che ha attratto una percentuale consistente dei voti ottenuti dal Pdl cinque anni fa. Sono alcune delle considerazioni che emergono nell’analisi “Il voto in Toscana. Le elezioni politiche del 4 marzo 2018”, pubblicata oggi dall’Osservatorio elettorale della Regione Toscana, curata da Antonio Floridia e Antonio Folchetti. 

 

Nel centrodestra Fratelli d’Italia ha più che raddoppiato i consensi, passando in 5 anni da 40mila a 89mila voti. Il M5s ha segnato un lieve incremento in termini percentuali (+0,68 per cento) e un leggero decremento in termini assoluti (-5.686 voti). Un dato molto interessante riguarda invece la personalizzazione del voto. La nuova legge elettorale prevede la possibilità per l’elettore di votare anche solo il singolo candidato nel collegio uninominale, senza scegliere un partito. Nella tabella pubblicata nell’analisi e riprodotta qui sotto “è possibile osservare in che misura si è fatto ricorso al voto ‘personale’, che comunque – una volta ufficializzati i dati del collegio – viene poi redistribuito a tutte le liste della coalizione, proporzionalmente alle percentuali da loro conseguite. Limitiamo qui i dati alle coalizioni e alle liste ‘rilevanti’ che hanno ottenuto una rappresentanza parlamentare”.

 

  

L’analisi si riferisce ai 14 collegi toscani della Camera. “Per la coalizione del centrosinistra, l’incidenza media del candidato di collegio è del 3,66%: ciò significa che oltre 96 elettori su 100 (nel complesso, 25.609) hanno scelto di tracciare una croce solo su uno dei simboli della coalizione. Ancor meno elevato è il dato del centrodestra (2,25%): sono stati 15.336 gli elettori che hanno scelto di votare solo il candidato uninominale di coalizione. Si tratta di una tendenza che sembra trovare conferma anche nel resto del Paese, stando alle prime analisi pubblicate in questi giorni. Una relativa, maggiore incidenza del voto personale si registra, invece, nelle due restanti aree politiche, Movimento 5 Stelle e Liberi e Uguali, la cui redistribuzione delle preferenze sul candidato avviene peraltro in modo automatico, dal momento che i due partiti non correvano in coalizione. Il M5S presenta un tasso medio di voto personale del 4,21% (poco più di 22mila). La lista di Liberi e Uguali, infine, supera il 7% di voto personale (oltre 7mila in termini assoluti), con alcune prestazioni considerevoli, come quella di Cecilia Carmassi (Lucca), il cui dato – 11,6% – risulta il più alto dell’intera regione tra i candidati alla Camera”. Insomma un nominale poco nominale.

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  • David Allegranti, fiorentino, 1984. Al Foglio si occupa di politica. In redazione dal 2016. È diventato giornalista professionista al Corriere Fiorentino. Ha scritto per Vanity Fair e per Panorama. Ha lavorato in tv, a Gazebo (RaiTre) e La Gabbia (La7). Ha scritto cinque libri: Matteo Renzi, il rottamatore del Pd (2011, Vallecchi), The Boy (2014, Marsilio), Siena Brucia (2015, Laterza), Matteo Le Pen (2016, Fandango), Come si diventa leghisti (2019, Utet). Interista. Premio Ghinetti giovani 2012. Nel 2020 ha vinto il premio Biagio Agnes categoria Under 40. Su Twitter è @davidallegranti.