Beppe Grillo, Alessandro Di Battista (foto LaPresse)

Destinazione Pescaracas. Dove si incontrano le strade di Lega e M5s

Luciano Capone

La cittadina abruzzese può diventare il luogo simbolico in cui far nascere una coalizione di sfascisti in salsa sudamericana

Roma. Le università spesso diventano laboratori per la trasformazione o la creazione di nuove formazioni politiche. Basti pensare al ruolo fondamentale di alcuni economisti del Politecnico di Atene nello sviluppo di Syriza in Grecia o al gruppo di politologi marxisti dell’Università Complutense di Madrid che è stato il nucleo fondante di Podemos in Spagna. In Italia, visto ciò che accade negli ultimi giorni, tanto per stare sul paragone, si può dire che la fucina di personaggi diventati elementi fondamentali nei partiti anti sistema, la Lega e il M5s, è l’Università Gabriele d’Annunzio di Pescara.

 

Ieri – proprio poco dopo il viaggio di Silvio Berlusconi a Bruxelles in cui ha incontrato il presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker e il capogruppo tedesco del Ppe Manfred Weber, rassicurandoli sul saldo ancoraggio del centro destra ai valori europeisti e sulla volontà di rispettare il Fiscal compact – Matteo Salvini presentava a Roma la candidatura nelle liste della Lega di Alberto Bagnai, economista dell’Università di Pescara. Bagnai è, insieme al responsabile economico della Lega Claudio Borghi, il principale esponente dei no-euro in Italia. Come ha detto lo stesso Salvini durante la presentazione dei candidati “Il tramonto dell’euro – ovvero il libro di Bagnai che già nel 2012 annunciava l’imminente fine della moneta unica – mi ha aperto un mondo che poi ha portato la Lega a sposare un certo tipo di battaglia economica e culturale”.

 

In realtà i due non avrebbero molto in comune, visto che Bagnai ha un’impostazione di sinistra (“rivendico di essere un progressista di matrice Keynesiana”, dice), tanto è vero che il suo primo articolo sul tema euro – come lui sempre ricorda – venne pubblicato nel 2011 sul manifesto. Ma a sinistra non c’è spazio per le sue idee, anche se ha un ottimo rapporto e convergenze di vedute con Stefano Fassina di Leu, e pertanto la sua battaglia contro l’euro e in nome dei lavoratori deve farla in un partito conservatore: “Ho contattato tantissimi politici, ma Salvini è stato l’unico che ha rispettato il mio lavoro”. Tempo fa l’economista diceva che non gli piacevano certi toni di Salvini, ad esempio quando parlava troppo di “ruspe”, ma anche sul campo linguistico non ci sono grandi differenze. Anzi, nonostante le apparenze, tra i due il moderato è Salvini.

 

Bagnai è un tipo che su Twitter attacca colleghi economisti che la pensano diversamente (“Gli facciamo un bel cappottino di abete, che l’inverno si avvicina. Una cosa pulita, asettica...”) e che paragona continuamente l’euro e l’Unione europea al Terzo Reich: “Viviamo in un regime, e in un regime nazista, impreziosito delle consuete amenità – scrive sul suo seguitissimo blog –. Come nel  ghetto di Lodz, anche nella periferia dell’eurozona l’umanità viene sacrificata alla produttività”. E se “l’ Unione Europea è un progetto fallimentare e nazista condannato dagli uomini e dalla storia”, dopo la vittoria del fronte no-euro ci sarà necessariamente una nuova Norimberga per chi ha sostenuto il “regime” eurista: “Vorrei chiarire un concetto: Eurimberga non sarà un processo alle intenzioni, ma ai risultati”. Bagnai va invece molto d’accordo con Borghi con cui, da uomo di sinistra, ha un solo punto di disaccordo: la flat tax. Ma Montecitorio val bene una tassa (piatta), anche perché non è un vero problema visto che anche lui è favorevole alla vera flat tax – che pagheranno tutti i cittadini dopo l’uscita dall’euro, e senza no tax area per i poveri – e sarà l’inflazione a doppia cifra sul modello venezuelano.

 

Sempre all’Università di Pescara lavora, come docente a contratto, l’astro nascente del M5s: Enrica Sabatini, docente in psicologia dell’apprendimento multimediale, e organizzatrice del Villaggio Rousseau, la kermesse del M5s che si è tenuta lo scorso fine settimana proprio nella città abruzzese. Sabatini non sarà candidata alle politiche, perché è ancora in corso il suo mandato da consigliera comunale a Pescara, ma è una stretta collaboratrice di Davide Casaleggio con cui lavora sulla “democrazia diretta”: “Stiamo costruendo il sogno della Camelot di Gianroberto Casaleggio”, dice la responsabile degli Open day di Rousseau. E il suo lavoro è molto apprezzato da Casaleggio jr, che l’ha voluta al suo fianco alla presentazione della piattaforma Rousseau alla stampa estera e l’ha portata con sé in Brasile per presentare il sistema operativo e il suo “metodo rivoluzionario”. In realtà il sistema Rousseau tecnologicamente non funziona granché e dal lato della trasparenza e della democrazia va ancora peggio: doveva essere la Camelot di re Artù e invece è sembra il Venezuela di Maduro, dove è chi comanda che decide in maniera arbitraria chi può presentarsi alle elezioni e chi no.

 

La cittadina abruzzese può diventare, suo malgrado, il luogo simbolico in cui far nascere una coalizione di sfascisti in salsa sudamericana. A quel punto però bisognerà cambiare il nome da Pescara a Pescaracas.

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  • Luciano Capone
  • Cresciuto in Irpinia, a Savignano. Studi a Milano, Università Cattolica. Liberista per formazione, giornalista per deformazione. Al Foglio prima come lettore, poi collaboratore, infine redattore. Mi occupo principalmente di economia, ma anche di politica, inchieste, cultura, varie ed eventuali