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Dove va Max? Il senso di D'Alema per la "serenità" spiegato con la sua agenda

David Allegranti

Come trascorre la sua giornata? Chi incontra? Mosse e consuetudini dell'ex premier 

Roma. Era alla Camera un paio di mercoledì fa, Massimo D’Alema, avvistato prima a colloquio con Bruno Tabacci e poi con due parlamentari alla buvette, tutto intento a non salutare nessuno. Giusto un po’ di freddezza con Lorenzo Guerini, non un cenno a Matteo Orfini, il figliol non prodigo, non un cenno neanche ad Andrea Romano, che pure fu direttore della sua ItalianiEuropei. Ognuno d’altronde ha le sue abitudini; c’è chi guarda i cantieri dei lavori con le mani dietro la schiena, chi va nei bar perché il barista sa già come prendi il caffè, e chi va nei posti dove ti possono, ancora, chiamare presidente. Tipo la Camera. Ma come passa oggi il suo tempo Massimo D’Alema, rimasto senza portavoce (Daniela Reggiani lavora al gruppo di MdP) ma non senza voce, come si capisce dalla fluviale quantità di esternazioni? Lo passa, appunto, esternando, saltando da una festa di Mdp all’altra e intervenendo a convegni internazionali.

 

Ad accompagnarlo, in questa nuova vita, ci sono vecchi e nuovi amici (e mai come in questo caso il personale è politico). Come l’ex deputato pugliese Ugo Malagnino, Michele Ventura, già vicecapogruppo del Pd alla Camera e sfidante di Matteo Renzi alle primarie fiorentine del Pd, Ernesto Abbaterusso, consigliere regionale di Mdp in Puglia, il deputato Danilo Leva, il senatore Paolo Corsini, gli europarlamentari Massimo Paolucci e Antonio Panzieri. C’è un rapporto “molto affettuoso”, segnalano i dalemiani, con Roberto Speranza, che può essere definito non solo politico, ma di amicizia. E’ costantemente in contatto con il presidente della Regione Toscana Enrico Rossi, con cui si confronta, con il capogruppo di Mdp alla Camera Francesco Laforgia e con il capogruppo al Senato Cecilia Guerra. C’è poi Mario Hübler, napoletano a dispetto del cognome. Segretario generale della Fondazione ItalianiEuropei, oggi svolge le funzioni, anche operative, un tempo ricoperte dalla Reggiani. Con il Conte Max, Hübler condivide la passione per il vino e la vela. “L’enologia mi affascina profondamente, mi strega il potenziale evolutivo del vino”, disse una volta, quando confessò anche un piccolo peccato: “Una cosa immorale, una volta ho acquistato una bottiglia di La Tache al prezzo di 1700 euro, me ne vergogno…”.

 

Ultimamente D’Alema sembra più arrabbiato del solito, ma quando lo intervista il Corriere lo stile si fa più compassato, ma non per questo meno tagliente. “Sono arrivato a una certa serenità”, dice D’Alema e pare quasi ecumenico. “Dicono che siamo nati per far perdere Renzi. Ma no, non c’è bisogno di far nulla: basta lasciarlo lavorare e Renzi ci riesce da sé, come dimostra il referendum”. D’Alema insomma, presunto ecumenismo a parte, di due cose parla copiosamente: molto bene dei suoi vini, decantati un tempo anche all’ex ambasciatore americano John Phillips in qualche incontro, e malissimo di Renzi, con chiunque. Essendo stato “dismesso” (parola sua) da presidente della fondazione dei socialisti europei, D’Alema dovrebbe avere più tempo libero, invece a leggere la sua agenda pare che non abbia un giorno libero. Mercoledì scorso era alla festa di Sinistra Italiana a Reggio Emilia per un duello-confronto con l’amico Mussi. Dal 22 al 24 settembre è volato a Toronto per il terzo incontro del New Global Progressive Construct, promosso anche dalla mitologica Feps, la fondazione che D’Alema ha appunto presieduto, per sette anni, fino al 28 giugno. Ieri era a Bruxelles per una lectio magistralis su “I giovani e l’Europa – un dialogo ancora attuale?”, in curiosa coincidenza con Matteo Richetti che sempre ieri incontrava il Pd di Bruxelles in occasione della prossima conferenza programmatica del partito. A ottobre andrà in Cina (la Fondazione ItalianiEuropei ha recentemente ricevuto in visita le delegazioni di due associazioni politico-culturali cinesi). Le feste di Mdp se le fa tutte.

 

Oggi è alla prima festa demoprogressista a Bologna, domani a Napoli. A settembre è stato a Certaldo, Perugia, Mantova, Bari, Fiano Romano, Messina, Reggio Calabria, Livorno. Non vuole solo fare il padre nobile, visto che vuole candidarsi al parlamento (ma secondo una vecchia formula aspetta che la gente glielo chieda, perché “non ci si candida; si viene candidati”) e non ci sta a passare per aspirante capo di un partito di reduci. “Abbiamo un sacco di ragazzi”, dice D’Alema, e pensa a Tommaso Sasso, classe 1996, studente di giurisprudenza che è nel comitato di redazione della rivista ItalianiEuropei e ha appena presentato il simbolo di quella che dovrebbe essere la formazione giovanile di Mdp. I giovani e i quarantenni servono a D’Alema. Solo così potrà davvero trasformare MdP in Massimo D’Alema premier o quantomeno esserne l’eminenza grigia.

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  • David Allegranti, fiorentino, 1984. Al Foglio si occupa di politica. In redazione dal 2016. È diventato giornalista professionista al Corriere Fiorentino. Ha scritto per Vanity Fair e per Panorama. Ha lavorato in tv, a Gazebo (RaiTre) e La Gabbia (La7). Ha scritto cinque libri: Matteo Renzi, il rottamatore del Pd (2011, Vallecchi), The Boy (2014, Marsilio), Siena Brucia (2015, Laterza), Matteo Le Pen (2016, Fandango), Come si diventa leghisti (2019, Utet). Interista. Premio Ghinetti giovani 2012. Nel 2020 ha vinto il premio Biagio Agnes categoria Under 40. Su Twitter è @davidallegranti.