Sergio Rizzo (foto LaPresse)

L'ignoranza del complottismo

Redazione

Cosa ci dice il “metodo Rizzo” sulla deriva della casta dell’incompetenza

Gli italiani sono vittime di un complotto: il complotto del Bar Sport. Prendiamo l’intervento di Sergio Rizzo, ieri su Repubblica. Oggetto: i recenti rincari dei prezzi dell’energia elettrica, del gas e delle autostrade. Svolgimento: se va bene l’Autorità per l’Energia e quella dei Trasporti non sanno fare il loro mestiere, se va male sono colluse coi Poteri forti. Conclusione: non pervenuta. Perché, dopo aver tuonato contro i regolatori, averne denunciato insipienza e connivenze, non si capisce dove il vicedirettore di Rep. voglia arrivare: non chiede dimissioni, non invoca riforme, non suggerisce provvedimenti più incisivi. E’ la politica come verrebbe discussa in un contesto da bar: prima inveire, poi puntare il dito contro il presunto colpevole, lasciare intendere che se solo al posto suo ci fosse stato chi-dico-io, infine estrarre l’euro, pagare il caffè e tornare alle proprie occupazioni.

  

Indulgendo nel genere letterario della “casta”, i giornaloni alimentano letture semplicistiche di problemi complessi, e contribuiscono al brodo di coltura di quella “incompetenza del votato” di cui parlava Angelo Panebianco sul Corriere della Sera due giorni fa. Se di fronte a qualunque questione scatta il riflesso pavloviano della ricerca di un colpevole – unico e totalitario – da esporre alla gogna, viene meno sia l’esigenza di comprendere i fenomeni, sia quella di attribuire, se necessario, responsabilità precise e concrete, ed eventualmente suggerire contromisure. Tutto affoga in una condanna indistinta e tutto, passata la tempesta, resta come prima. L’invettiva disarticolata è la risposta più facile e anche la più pericolosa: rischia di travolgere tutto, inclusa quella casta di editorialisti impegnati che, come Rizzo, ha contribuito a portare il paese verso la deriva dell’incompetenza.

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