Il gioco di incastri nell'Emilia di Errani e Bersani può colpire il Pd

David Allegranti

Sarà una guerra collegio per collegio. La tentazione Casini e Bologna. Sandra Zampa: no al partito pigliatutto

Roma. “Alle urne sfideremo il Pd collegio per collegio”, ha detto Roberto Speranza, tra i leader di Liberi e Uguali. Una dichiarazione di guerra (o di Guerra, nel senso di Cecilia, che è di Nonantola, provincia di Modena) che in Emilia potrebbe creare non pochi problemi al partito di Matteo Renzi. Nel 2013, grazie al premio elettorale del Porcellum, il Pd portò in Parlamento 41 parlamentari, compreso qualcuno da fuori, come il palermitano Michele Anzaldi. Stavolta, su 67 collegi in totale (25 all’uninominale, 17 alla Camera e 8 al Senato; 42 al proporzionale, 28 alla Camera e 14 al Senato), i seggi conquistati potrebbero essere 33, stando ad alcune simulazioni che circolano tra gli eletti. Da 41 a 33 è considerata una previsione “buona”, nel senso non troppo catastrofica. “E comunque andrebbe meglio che in altre parti d’Italia. Ma la coperta è corta”, dice un parlamentare. E rischia di essere ancora più stretta se il Pd sbaglia le candidature. Anche perché LeU è pronto a schierare Vasco Errani a Ravenna, casa sua, e Pier Luigi Bersani a Bologna, che non è a casa sua perché è di Piacenza ma è ugualmente competitivo.

 

Il Pd a Bologna sarebbe pronto a rispondere con Pierferdinando Casini, un’ipotesi che al Nazareno considerano “possibile”, anche se “le candidature sui collegi sono da decidere con la coalizione una volta che sarà ufficializzata”. Sandra Zampa, storica portavoce di Romano Prodi e deputata, non ci crede. “Io presumo – dice al Foglio – che Casini lavori a una lista centrista che eventualmente candiderà lui a Bologna. Non penso che il Pd voglia candidarlo nella sua lista, altrimenti diventeremmo il partito pigliatutto che noi non abbiamo mai voluto fare. E’ chiaro che lo sentiamo vicino, ma Casini correrà dove ha sempre corso”. E se alla fine la lista centrista non esistesse? “Sarebbe un danno. Chi vuole contribuire, raccolga consensi. Se poi dobbiamo far eleggere alcune persone, per carità, va bene tutto ma non è così che funziona. L’Emilia Romagna, come dimostra la vittoria del Sì al referendum, è una regione di grande razionalità, ma non si può abusare degli elettori del Pd”. L’alternativa a Casini potrebbe essere il ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti, che viene dall’Udc. Candidature possibili, certo, il problema è farle digerire ai parlamentari uscenti che si giocano la rielezioni ma soprattutto all’elettorato, che si potrebbe trovare a scegliere fra Casini e Bersani. Un elettore del Pd potrebbe essere tentato da non votare Casini, preferendo l’ex segretario, e magari votare Pd al Senato. Sarebbe una sorta di voto disgiunto. Resta da capire quanti elettori tradirebbero, di fatto, il partito, pur di non votare Casini e quindi quanto la parte maggioritaria peserebbe sul proporzionale e viceversa. “Alla fine il seggio potrebbe vincerlo Forza Italia”, dice un dirigente del partito emiliano. La scelta non è facile e infatti il Pd sta vagliando varie alternative. Come candidare Gianni Cuperlo o Piero Fassino in alcuni seggi in cui LeU è molto competitivo.

 

Cuperlo ha già fatto sapere di non essere interessato a prestarsi a questa partita a scacchi. L’ipotesi Casini forse incrinerebbe pure le (precarie) certezze del sindaco bolognese Virginio Merola, che sperava nel conforto di Giuliano Pisapia e invece si ritroverebbe a dover votare per il leader centrista. In questi giorni aveva, per l’appunto, rassicurato il Pd: Bersani è un leader “divisivo”, impossibile non sostenere il partito di Renzi. Con Casini o Galletti che cosa succederebbe? In Toscana invece il presidente della Regione Enrico Rossi, tra i fondatori di Mdp e oggi in LeU, non correrà e finirà il mandato. Un avversario competitivo in meno per il Pd. Ma le divisioni restano. Talvolta sono anche interne alla stessa sinistra-sinistra. In Toscana LeU non ha ancora deciso dove posizionare i suoi candidati migliori. E’ il caso della deputata Elisa Simoni, che alle primarie del Pd del 2012 prese oltre 10 mila voti, battendo anche l’attuale sindaco Dario Nardella. Stavolta però a osteggiarla sono i suoi compagni di partito, da Mdp a Sinistra Italiana. Frizioni che potrebbero in questo caso danneggiare la lista di Pietro Grasso. Dove ti giri, insomma, in Emilia o in Toscana, vince la corrente tafazziana.

  • David Allegranti
  • David Allegranti, fiorentino, 1984. Al Foglio si occupa di politica. In redazione dal 2016. È diventato giornalista professionista al Corriere Fiorentino. Ha scritto per Vanity Fair e per Panorama. Ha lavorato in tv, a Gazebo (RaiTre) e La Gabbia (La7). Ha scritto cinque libri: Matteo Renzi, il rottamatore del Pd (2011, Vallecchi), The Boy (2014, Marsilio), Siena Brucia (2015, Laterza), Matteo Le Pen (2016, Fandango), Come si diventa leghisti (2019, Utet). Interista. Premio Ghinetti giovani 2012. Nel 2020 ha vinto il premio Biagio Agnes categoria Under 40. Su Twitter è @davidallegranti.