Il presidente della Consob Giuseppe Vegas, al fianco di Pier Ferdinando Casini, durante l'audizione in commissione banche (foto LaPresse)

Boschi, Etruria, la gogna. Perché un politico che si occupa di banche non può essere uno scandalo

Claudio Cerasa

La commissione sulle banche è la più grande stupidaggine prodotta da questa legislatura. Ma il Pd non ha saputo gestire la vicenda dell'istituto toscano

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Giuseppe De Filippi

Diciamo le cose come stanno. La commissione sulle banche è la più grande stupidaggine (eufenimismo) prodotta da questa legislatura (e anche dal renzismo) e bisogna ricordare ancora una volta che aveva ragione l'attuale presidente della Commissione quando, prima di diventare presidente della Commissione, scolpì sulla pietra parole perfette: “La commissione sarà un impasto di demagogia e pressappochismo che al di là delle migliori intenzioni non produrrà nulla di buono per le istituzioni”. E' andata esattamente così ma oltre a questo va aggiunto un ulteriore elemento di riflessione in più. Il Pd non ha saputo gestire una storia (Etruria) che in un certo modo è stato il detonatore dei problemi di un partito e questo è evidente. Ma la questione Etruria è interessante anche per un'altra ragione che riguarda l'ipocrisia di chi nega un principio elementare: la legittimità per un politico di occuparsi di banche, specie se quelle banche si trovano sul proprio territorio. Per il resto, faccio mie le parole di Giuliano Ferrara: “Non so, non me ne frega niente, non mi sembra un tema sul quale sprecare righe di inchiostro se Maria Elena Boschi, ministro del giro stretto renziano, abbia mai chiesto a Federico Ghizzoni di salvare quel colosso della Banca Etruria. Mi sembra francamente un dettaglio del piffero, una di quelle scemenze buone per il blog di Gribbels”. Un politico che si occupa di banche. E che si occupa di banche a casa sua. Uno scandalo tutto da gustare, magari su quei giornali che con i poteri bancari hanno costruito rapporti mica male. Uno sballo.

  • Claudio Cerasa Direttore
  • Nasce a Palermo nel 1982, vive a Roma da parecchio tempo, lavora al Foglio dal 2005 e da gennaio 2015 è direttore. Ha scritto qualche libro (“Le catene della destra” e “Le catene della sinistra”, con Rizzoli, “Io non posso tacere”, con Einaudi, “Tra l’asino e il cane. Conversazione sull’Italia”, con Rizzoli, “La Presa di Roma”, con Rizzoli, e "Ho visto l'uomo nero", con Castelvecchi), è su Twitter. E’ interista, ma soprattutto palermitano. Va pazzo per i Green Day, gli Strokes, i Killers, i tortini al cioccolato e le ostriche ghiacciate. Due figli.