LaPresse/Roberto Monaldo

Liberi e divisi

Redazione

Il nuovo partito a sinistra si è già spaccato. Ecco perché c'entra Luigi Di Maio 

Ha ancora pochi giorni di vita, ma Liberi e uguali (che nel Transatlantico di Montecitorio ė stata ribattezzata Libera e bella) è già divisa. Massimo D’Alema infatti ha una linea ben precisa per il dopo elezioni. E’ sicuro che il Partito democratico non solo non vincerà ma che non raggiungerà nemmeno la percentuale del Pd dell’epoca Bersani. E quindi ritiene che con un terremoto del genere, gli scissionisti possano rientrare e riprendersi il partito. Previe dimissioni di Matteo Renzi. Ovviamente.

   

Ma un atto del genere nel caso in cui il Pd scendesse sotto quota 25 per cento non lo esclude nemmeno l’ex segretario. Pier Luigi Bersani invece pensa che ormai la strada del partito della sinistra tradizionale sia morta per sempre. E perciò non ha nel suo orizzonte, come D’Alema, la riconquista del Pd perduto. Pensa semmai a trovare un accordo con i grillini. E, precisamente, con Luigi Di Maio. Il ragionamento dell’ex segretario del Partito democratico è questo: in caso di non vittoria di tutti gli schieramenti, lo stesso vicepresidente della Camera avrà interesse a non incassare la sconfitta e basta. Perché se così fosse dovrebbe farsi da parte nonostante la giovane età e cedere la leadership del Movimento cinque stelle ad Alessandro Di Battista.

   

Se invece di Maio trovasse una sponda per un governo eccezionale in Liberi e uguali sarebbe diverso. Così Di Maio potrebbe mantenere la sua leadership, secondo Bersani, magari affrancandosi anche da Beppe Grillo. E’ proprio avendo questo obiettivo in testa che l’ex segretario del Pd ha cercato in tutti i modi (e invero non è stato difficile) di conquistare Grasso alla causa. Ed è sempre per lo stesso motivo che, al contrario, D’Alema avrebbe fatto volentieri a meno dell’apporto del presidente del Senato. Gli preferiva Giuliano Pisapia perché sapeva che l’ex sindaco di Milano non avrebbe mai ceduto alla tentazione di fare un accordo con i grillini.

   

Non è un caso, perciò, che adesso D’Alema veda di buon occhio l’arrivo dentro Liberi e Uguali di Laura Boldrini. E’ sicuro che la presidente della Camera non è tipo da flirtare con il Movimento cinque stelle e pensa che quando ci sarà bisogno potrà utilizzarla in funzione anti Grasso per impedire a Liberi e uguali di prendere una deriva che lo vede fermamente contrario.

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