Il post anti-Grillo incriminato (foto Facebook)

Il Pd va in cortocircuito sulle fake news

David Allegranti

Una militante posta su Facebook un attacco a Grillo ricordando la sua condanna per omicidio colposo. Il partito si dissocia: “Ecco perché serve un patto contro le notizie false”. Ma il fatto è vero, semmai si tratta di pessima propaganda 

Roma. Le “fake news” mandano in corto circuito il Pd. La ormai famigerata foto di Maria Elena Boschi e Laura Boldrini al funerale di Totò Riina (famigerata paradossalmente anche perché diffusa dagli stessi dirigenti del Pd per stigmatizzarla) è un falso. Poi però ci sono immagini che contengono informazioni vere, magari politicamente squallide, ma vere, giudicate “fake news”, come quella diffusa dal profilo “Per Matteo Renzi insieme”, pagina gestita da alcuni militanti del Pd (foto sotto). Laddove si dimostra che neanche la politica, che pure vorrebbe legiferare, riesce più a distinguere che cos’è vero e che cos’è falso.

 

 

La confusione è evidente se si legge cosa scrive la pagina Facebook del Partito democratico, allegando l’immagine su Beppe Grillo che ha suscitato molte polemiche: “Paradossalmente questo post di cui si discute online nelle ultime ore è una ulteriore occasione per fare chiarezza e dimostrare cosa intendiamo quando proponiamo un patto contro le fake news a tutte le forze politiche. In questi giorni, di fronte a nostre segnalazioni di post falsi e offensivi i nostri avversari hanno tergiversato e affermato il principio che ognuno è libero di dire quello che pensa. Noi invece vorremmo intraprendere una strada più esigente con noi stessi. Non possiamo controllare le azioni di ogni singolo o gruppo di persone, ma vogliamo spiegare bene che questo post, questa pagina, questa presenza sulla Rete non ci appartiene, non ha nulla a che vedere con Matteo Renzi, con il PD e con i suoi militanti”.  

 

Ora, se l’immagine dei funerali di Riina era stata diffusa su Facebook da tal “Mario De Luise”, che si presentava online come militante del M5s, e subito il Pd aveva lanciato l’assalto chiedendone conto al partito di Grillo, perché allo stesso modo non si dovrebbe chiedere conto al Pd di che cosa fanno i suoi militanti? E perché il Pd può dire “non possiamo controllare le azioni di ogni singolo o gruppo di persone” e il M5s no? Oltretutto, un conto è fabbricare un’immagine e fornire volutamente informazioni sbagliate, un altro conto usare toni feroci o insulti. Sono due cose nettamente diverse. 

  

   

L’immagine del gruppo Facebook pro-Renzi non è un falso, contiene informazioni vere, magari presentate in maniera faziosa e berciata. Ed è una fake news sostenere che i gestori della pagina non siano militanti del Pd. Tania Giordano, admin del gruppo “Per Matteo Renzi Insieme”, collegato alla pagina con lo stesso nome, spiega di essere “da sempre iscritta al Pd”, anche se adesso annuncia che non farà più politica attiva, tanta è la delusione. “Abbiamo pubblicato una immagine - scrive sul suo profilo Facebook - che ha fatto discutere su Beppe Grillo, una immagine che altro non diceva che la pura e semplice verità ovvero che il treno che ha investito una signora non era di Renzi e che invece la macchina che aveva sterminato una famiglia era di Beppe Grillo e la guidava lui e per quello era stato condannato, non assolto. Il mio partito, il Partito Democratico, a cui ho dedicato la mia vita e la mia attività su Facebook, difendendolo continuamente, insieme al suo, al mio, al vostro segretario Matteo Renzi, ha ritenuto di attaccare quella immagine con motivazioni false e denigratorie nei miei confronti e delle persone che collaborano alla pagina, siamo tutti volontari e non percepiamo nemmeno un euro, anzi ce ne rimettiamo di nostri”.  Sulla pagina “Per Matteo Renzi Insieme” è poi comparso un altro messaggio per attaccare il Pd, che “sulla sua pagina ufficiale in quanto certificata dal bollino blu, non trova altro da fare che indignarsi per una immagine che invece dice soltanto la verità e lo fa su sollecitazione di decine e decine di falsi account e di nostri avversari che si sono mobilitati perché la verità fa sempre male”. “Siamo consapevoli che l’immagine che abbiamo prodotto sia forte e provocatoria, motivo per il quale ha suscitato l’ira dei militanti del M5S, ma di tutt’altro genere da una falsa immagine della Boschi o ai titoli che vogliono addebitare artificiosamente a Matteo Renzi la morte della signora a cui va tutto il nostro rispetto. Noi, al contrario dei nostri avversari abbiamo detto la verità in quella immagine e vi sfidiamo a dimostrare il contrario”. In questo cortocircuito interno al Pd come interverrebbe la legge del Pd sulle fake news?

 

 

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  • David Allegranti
  • David Allegranti, fiorentino, 1984. Al Foglio si occupa di politica. In redazione dal 2016. È diventato giornalista professionista al Corriere Fiorentino. Ha scritto per Vanity Fair e per Panorama. Ha lavorato in tv, a Gazebo (RaiTre) e La Gabbia (La7). Ha scritto cinque libri: Matteo Renzi, il rottamatore del Pd (2011, Vallecchi), The Boy (2014, Marsilio), Siena Brucia (2015, Laterza), Matteo Le Pen (2016, Fandango), Come si diventa leghisti (2019, Utet). Interista. Premio Ghinetti giovani 2012. Nel 2020 ha vinto il premio Biagio Agnes categoria Under 40. Su Twitter è @davidallegranti.