Michele Emiliano (foto LaPresse)

Emiliano, il grande oppositore di Ilva

Redazione

In Puglia la politica è nemica dell’industria più del “popolo dei No”

Ha motivato proteste trasversali dai sindacati e dal governo l’iniziativa della regione Puglia, governata da Michele Emiliano, unita a quella del comune di Taranto, di fare ricorso al Tar contro il nuovo piano ambientale per l’Ilva. Al punto che il ministro dello Sviluppo economico, Carlo Calenda, ha detto che finché non si arriverà a sentenza sarà sospesa, a sole due settimane da un faticoso inizio, la trattativa con ArcelorMittal, il futuro gestore dell’acciaieria che è in sofferenza da cinque anni. In ballo c’è un investimento da oltre 2 miliardi di euro e l’impiego di 14 mila addetti circa. Contro l’iniziativa si è espresso anche Maurizio Landini segretario confederale Cgil, ex capo Fiom – il che è sintomatico di un eccesso di oltranzismo da parte di Emiliano – e le sigle dei metalmeccanici Fim-Cisl e la Uilm-Uil esprimendo disappunto e stupore.

  

 

Nel frattempo Calenda sta tentando di risolvere anche la crisi dell’ex Lucchini a Piombino, aggravata dai passi falsi del governatore Enrico Rossi. Il ministro ha detto che “dagli enti locali c’è una gestione schizofrenica” e “se regione e comune usano tutti i mezzi necessari per far saltare l’Ilva, l’Ilva salta”. Emiliano ha risposto che non vuole passare per “capro espiatorio”. Al netto della contesa, l’ex sindaco di Bari è un fenomeno. Ha fatto diverse giravolte: prima parteggiando per l’offerente indiano, Jsw Steel, poi osteggiando il vincitore della gara ArcelorMittal, primo gruppo europeo, e di recente rifiutando di partecipare agli incontri con governo e parti sociali. Secondo l’ultima ricerca Nimby Forum, osservatorio sull’ostilità popolare a infrastrutture e impianti, nel 50 per cento dei 359 casi rilevati è la politica a fomentare l’opposizione quando non ci pensano su blog e social media gli “influencer del No”. Emiliano ne è degno rappresentante.

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