Matteo Salvini, Silvio Berlusconi e Giorgia Meloni (foto LaPresse)

La destra di lotta e di governo è in forma in tutta Europa

Maurizio Stefanini

I partiti conservatori hanno retto l'ondata populista marginalizzando gli antisistema o includendoli nelle coalizioni. E oggi governano un po' dappertutto 

Roma. Un famoso studio di René Remond divideva la destra francese in tre distinte famiglie che, a partire della differente fede dinastica legittimista, bonapartista o orleanista prefiguravano rispettivamente una destra radicale, un centrodestra conservatore-popolare e un centrodestra liberale. Il variopinto panorama del centrodestra europeo può essere anch’esso ricondotto a tre componenti del genere. Dopo il 1945, egemone era stato il filone del conservatorismo popolare variamente denominato democristiano o popolare o conservatore o gollista, riconducibile all’attuale Partito popolare europeo. Il filone di partiti liberali, radicali o centristi riconducibili all’Alde rappresentava una terza forza più alleata che concorrente, mentre la destra radicale era assente o marginalizzata. Negli ultimi anni, però, alcuni partiti liberali si sono rivitalizzati – e in alcuni casi sono sorti partiti liberali nuovi. In aggiunta abbiamo assistito a una potente ascesa di partiti di destra. Questo duplice attacco dalla destra e dal centro ha, in alcuni paesi, drasticamente ridimensionato i partiti “popolari” tradizionali. Anche dove questi hanno retto meglio, hanno comunque reso più problematica la formazione di maggioranze, da cui la sempre più diffusa necessità di Grandi coalizioni.

 

Non abbiamo considerato in questo schema alcuni paesi ex comunisti a causa dei loro sistemi partitici meno strutturati che meriterebbero una trattazione a parte. Sono rimasti fuori anche paesi poco popolati come Malta, Lussemburgo o l’Islanda. L’Irlanda è un caso a parte perché i suoi due principali partiti non corrispondono alle famiglie ideologiche europee, ma alla divisione tra chi accettò e chi rifiutò l’indipendenza di compromesso del 1921. Quanto al Portogallo, i suoi due partiti di centro-destra quasi sempre presentano liste comuni.

Germania

In Germania la Grande coalizione è quasi la regola. Angela Merkel, leader della Cdu, ha governato dal 2005 al 2009 e dal 2013 al 2017 con i socialdemocratici. I liberali dello Fdp, storici alleati dei cristiano-democratici, hanno pagato l’esperienza di governo con la Merkel dal 2009 al 2013, facendo registrare quell’anno il minimo storico. Alternative für Deutschland (AfD) è invece il movimento populista ed euroscettico che quest’anno ha per la prima volta conquistato seggi al Bundestag.

 

Regno Unito

Nel 2010 il boom dei Liberal-democratici costrinse David Cameron al primo governo di coalizione dopo la fine della Seconda guerra mondiale. Nel 2015 i I LibDem sono però stati danneggiati dall’esperienza di governo, precipitando al minimo, mentre i nazionalisti dell’Ukip hanno registrato il miglior risultato storico alle elezioni. Nel 2017 Il movimento di Farage è imploso dopo aver ottenuto la Brexit, ma anche il voto dell’8 giugno ha costretto Theresa May a trattare con gli unionisti nordirlandesi.

 

Paesi Bassi

La destra olandese è frammentata ma stabilmente al governo. Le ultime elezioni sono state una sfida tra i liberali di destra (Vvd) del primo ministro Mark Rutte e i populisti (Pvv) di Geert Wilders. Il Cda, i democristiani in passato asse di tutte le maggioranze, dopo un periodo di grande difficoltà affrontato dal 2012 al 2017 è tornato ora al governo. Oggi in Olanda è al potere una coalizione di quattro partiti: il Vvd, il D66 (centrosinistra), il Cda e un partito protestante.

 

Austria

In Austria, i populisti del Fpö guidati Norbert Hofer sono stati di poco sconfitti alle presidenziali del 2016. Alle stesse presidenziali il disastro del candidato del partito popolare ÖVP ha segnato per la forza tradizionalmente egemone del centrodestra austriaco una crisi che sembrava irreversibile. Ma il giovane ministro degli Esteri Sebastian Kurz è riuscito a rivitalizzarlo e a vincere le ultime elezioni, al prezzo di far proprio gran parte del programma del Fpö

 

Belgio

In Belgio non sono soltanto le istituzioni a essere sdoppiate tra Fiandre e Vallonia, ma anche i partiti. Nelle Fiandre è stabile un tripolarismo tra indipendentisti moderati del N-Va , i conservatori del CD&V e i liberali di Open Vld. In Valloniai in assenza di partiti regionalisti c’è per ora un bipolarismo tra i liberali del Mr e i socialisti. Primo ministro è il liberale Louis Michel alla testa di una coalizione con Open Vld, Cd&V e N-Va

 

Norvegia

La Destra (H), nome dei conservatori locali, resta un partito solido malgrado l’ascesa dei populisti del Partito del progresso (FrP). In Norvegia le tre destre governano assieme: la conservatrice Erna Solberg è primo ministro di un governo di coalizione con i populisti progressisti che si regge grazie all’appoggio esterno di cristiano-popolari e liberali. Nell’area centrista emergono ogni tanto cristiano-popolari (KrF) e centristi (Sp)

 

Svizzera

Lo Svp-Pps-Udc era un partito conservatore storico, con basi localiste, tradizionale quarta forza del paese. Negli anni Novanta, con la leadership di Christoph Blocher, è diventato più populista sul modello del Fpö austriaca ma è stabilmente primo partito, mentre il partito liberale (Fdp) e i democristiani sono stati sospinti in terza e quarta posizione. Il sistema direttoriale svizzero, che prevede membri eletti ogni quattro anni e non più sfiduciabili, vede da sempre al governo i primi quattro partiti

 

Italia

Rispetto al partito berlusconiano, l’unica altra realtà stabile di lungo periodo nel centrodestra è rappresentata dalla Lega nord. Piuttosto che da sfide centriste e populiste di destra il recente ridimensionamento del partito berlusconiano è dovuto da un lato alla sfida trasversale dei Cinque stelle, dall’altro al modo in cui il Pd di Matteo Renzi è riuscito a occupare anche uno spazio di centro. Ma la situazione potrebbe cambiare di nuovo

 

Danimarca

La Danimarca è un paese dove i liberali di destra del Venstre sono riusciti a marginalizzare il Partito popolare conservatore (Dkf), che fino all’inizio degli anni Novanta era il più importante del centrodestra. A sua volta però il Venstre soffre per l’ascesa del Partito popolare danese (Dpp), populista di destra. Le tre anime della destra governano insieme: il primo ministro liberale Lars Løkke Rasmussen guida una coalizione con i conservatori e i popolari

 

Polonia

Dopo l’estinzione della sinistra, in Polonia i due partiti di centrodestra fondati nel 2001 sono diventati i poli principali del sistema. Da una parte c’è la Piattaforma civica (Po) del presidente del Consiglio europeo Donald Tusk, su tipiche posizioni Ppe. Dall’altra Legge e giustizia (PiS), fondata dai gemelli Lech e Jaroslaw Kaczynski ora al potere, che esprime posizioni euroscettiche

 

Spagna

Il Partito popolare spagnolo mantiene il rango di primo partito e guida un governo di minoranza dal 2016, dopo aver ottenuto la fiducia grazie all’astensione di alcuni deputati socialisti. In Spagna la memoria ancora fresca del franchismo ha fatto da antidoto alla comparsa di una formazione di destra populista, ma ha visto la formazione di un neo-centrismo con accenti protestatari rappresentato da Ciudadanos

 

Francia

“Bonapartista” nello schema di Rémond, il partito Les Républicains guidato dal gollista François Fillon è arrivato soltanto terzo alle ultime presidenziali. Al ballottaggio il neocentrista Macron – “orleanista” – si è imposto su Marine Le Pen – “legittimista”. Dal punto di vista del centrodestra, un bicchiere mezzo pieno: al voto del 23 aprile le posizioni di destra liberale, populista e popolare si sono classificate ai primi tre posti

 

Finlandia

Anche in Finlandia governano le tre destre. Il Partito di centro (Kesk), liberale, esprime il primo ministro e ha sempre corso alla pari con i conservatori della Coalizione nazionale (Kok-Saml). Il partito populista dei Veri finlandesi è invece esploso negli ultimi dieci anni, anche se a giugno si è spaccato in due: il ministro degli Esteri, Timo Soini, era il leader storico dei Veri Finlandesi ma per rivalità personalistiche ha fondato una nuova formazione nazionalista

 

Grecia

Nuova democrazia ha retto alla crisi meglio del Pasok, riuscendo a rimanere uno dei due maggiori partiti. L’area del centrodestra si è però affollata con l’emergere da un lato di To Potami, formazione centrista che ricorda gli spagnoli di Ciudadanos (anche se al Parlamento europeo sta con i socialisti e non con l’Alde); dall’altro di vari partiti di estrema destra come i neonazisti di Alba dorata

 

Ungheria

La Federazione dei giovani democratici (Fidesz) si è evoluto da partito liberale di sinistra a partito conservatore (è nel Ppe), fino a diventare un capofila del populismo euroscettico dell’Europa orientale. Jobbik, il partito di estrema destra, ha posizioni talmente estreme che insieme con Alba dorata è stato escluso dal gruppo euroscettico di Marine Le Pen. In questo momento, però, sta provando anch’esso a darsi un’immagine più moderata

 

Svezia

In Svezia i conservatori del Partito di unità moderata (M) restano la prima forza del centrodestra, anche se con varie oscillazioni. Ma oscillano ancora di più i due partiti partner, i liberali (Fp e dal 2015 L) e i centristi (C). Anche qui negli ultimi anni è decollato fino al terzo posto un partito con posizioni molto dure nei confronti degli immigrati che si chiama Democratici svedesi (Sd), e che al Parlamento europeo siede con Grillo e Farage