LaPresse / Roberto Monaldo

Sono mister Calderoli, risolvo problemi elettorali al Senato

David Allegranti

Dopo i 10.500 emendamenti all’Italicum, questa volta non ci dovrebbero essere problemi. Il senatore è un leghista fedele alla linea, e la Lega ha votato a favore del Rosatellum bis alla Camera 

Roma. Nel 2014, il senatore Roberto Calderoli si presentò a Palazzo Madama con un carrello e varie scatole-dono contenenti 10.500 emendamenti all’Italicum. Nulla in confronto a quelli che sarebbero arrivati dopo; dagli oltre cinquecentomila presentati in commissione Affari costituzionali, durante la discussione sulla riforma Boschi, agli 82 milioni di emendamenti con l’approdo del ddl in aula. La fama di Calderoli versione castigatore o rallentatore di leggi è proverbiale. Una volta spiegò pure il metodo: “Mi sono attrezzato. Ho un programmino informatico che da un testo base è capace di ricavare decine di migliaia di varianti. Si cambia una parola, un articolo, un numero, e il giochino è fatto”. Stavolta però non ci dovrebbero essere sorprese.

  

Calderoli è un leghista fedele alla linea, e la Lega ha votato a favore del Rosatellum bis alla Camera, prendendosi pure gli insulti dei Cinque stelle. “Si sono venduti per qualche poltrona in più. Chi fa una figura pessima da venduto politico è Salvini, che si è comportato come un renziano qualsiasi”, ha detto Alessandro Di Battista in piazza Montecitorio arringando la folla. Niente milioni di emendamenti, insomma. Casomai Calderoli potrebbe essere utile in senso opposto, come facilitatore, qualora toccasse a lui presiedere l’Aula. E’ legittimo ipotizzare che, essendo la legge elettorale un provvedimento così importante, sia Piero Grasso a condurre i lavori di Palazzo Madama. Ma Calderoli è pur sempre il suo vice ed è anche molto stimato, trasversalmente. “E’ la Treccani del regolamento del Senato”, dice Riccardo Mazzoni di Ala, che lo conosce bene. E’ rispettato da tutti, come vicepresidente del Senato, anche dagli avversari. Ne parla bene Luigi Zanda, capogruppo del Pd, ne parla bene anche qualche grillino, come il senatore Maurizio Buccarella, che una volta disse: “Noi li vedevamo in tv e ci parevano tutti orrendi, invece ce ne sono di intelligenti e preparati, gran faticatori. Per esempio Calderoli”. Carlo Giovanardi sentenziò: “Ha una doppia personalità”. “E’ infatti – dice Mazzoni – un perfetto estremista e un perfetto vicepresidente. Ed è la dimostrazione vivente di come dovrebbe essere un parlamentare”. Laddove si dimostra peraltro che il limite dei due mandati, che i Cinque stelle hanno nei loro regolamenti, è una scemenza: così uno interrompe la carriera politica proprio appena ha cominciato a imparare qualcosa.

 

Difficile trovare qualcuno ne parli male, come conoscitore dei meccanismi del Senato. D’altronde lo spiegò pure lui una volta a chi voleva fare il furbo: “Trappole e canguri in commissione non si fanno, sono cose da Aula. Volerli insegnare a me è come voler insegnare ai gatti a miagolare”. Poi, certo, dismesso i panni istituzionali, dice cose forti. Come quando dette di “orango” a Cécile Kyenge. Nei giorni scorsi se l’è presa con la protesta a favore dello ius soli, dicendo che “a sinistra sono oltre il ridicolo. La staffetta nello sciopero della fame? Non ha neppure un minimo significato simbolico, è davvero una presa per il culo…”. Insomma, quando Calderoli fa il leghista è tutt’altro che tenero, ma quando veste i panni del vicepresidente del Senato pare addirittura autorevole. Veloce nel condurre i lavori. Anzi adesso un po’ della sua velocità la sta prestando al comitato ristretto per riformare il regolamento del Senato (ne fanno parte anche Zanda, Annamaria Bernini di Forza Italia e Buccarella del M5s). “E’ più efficace di una riforma costituzionale, dovrebbero adottarlo anche alla Camera”, dice Mazzoni. E il Rosatellum? Nel Pd sono convinti: “Entro 15 giorni sarà legge”. Se c’è qualcosa non torna, in caso, ci pensa Calderoli. E’ mister Wolf, risolve problemi.

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  • David Allegranti
  • David Allegranti, fiorentino, 1984. Al Foglio si occupa di politica. In redazione dal 2016. È diventato giornalista professionista al Corriere Fiorentino. Ha scritto per Vanity Fair e per Panorama. Ha lavorato in tv, a Gazebo (RaiTre) e La Gabbia (La7). Ha scritto cinque libri: Matteo Renzi, il rottamatore del Pd (2011, Vallecchi), The Boy (2014, Marsilio), Siena Brucia (2015, Laterza), Matteo Le Pen (2016, Fandango), Come si diventa leghisti (2019, Utet). Interista. Premio Ghinetti giovani 2012. Nel 2020 ha vinto il premio Biagio Agnes categoria Under 40. Su Twitter è @davidallegranti.