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Cambiare la comunicazione della Pubblica amministrazione si può. Ecco come

Francesco Di Costanzo*

Così la nuova riforma della PA può diventare l'occasione per dare spazio e riconoscimento a figure e profili professionali che oggi, per vari motivi, sono nascosti

Con la nuova riforma della PA c’è la possibilità per le amministrazioni pubbliche di assumere più facilmente le professionalità specifiche di cui hanno necessità. Una notizia che riguarda migliaia di persone, con nuovi ingressi tra chi ha già vinto un concorso e chi parteciperà ai futuri. E’ il tentativo di dare spazio e riconoscimento a figure e profili professionali di cui la nostra pubblica amministrazione ha bisogno e che per vari motivi oggi sono nascoste, non inquadrate, precarie, ultima ruota del carro di altre funzioni considerate, a torto, più importanti.

 

Uno dei settori da ripensare è quello della comunicazione pubblica. Mutata negli strumenti, nei tempi, nell’organizzazione, nei profili professionali. Non per moda o rincorsa del mezzo tecnologico più attraente, ma per l’evidente superamento di schemi che appartengono al passato e che non hanno più la capacità di rispondere a quello che è il vero obiettivo di una pubblica amministrazione: il servizio al cittadino.

 

Web, social network e chat hanno rivoluzionato il nostro modo di vivere, di comunicare, di rapportarci con enti e aziende pubbliche e rappresentano la grande occasione per una buona comunicazione pubblica di tornare al centro delle politiche e di offrire un servizio completo, rapido, efficace, con nuovi linguaggi e con soddisfazione per i cittadini. Sono tanti i passaggi che servono, uno su tutti quello culturale: la PA deve stare dove sono i cittadini (su Facebook, Twitter, Instagram, YouTube, LinkedIn, in chat su WhatsApp, Telegram, Messenger); deve rappresentare un punto di riferimento affidabile e presente anche sui nuovi strumenti di comunicazione; deve promuovere un corretto utilizzo del web e delle sue piattaforme più influenti combattendo gli ormai sempre più attuali fenomeni delle fake news, delle bufale, della post verità, grazie ad un utilizzo d’utilità e di servizio della rete e dei social; deve adeguarsi al mondo che è cambiato riconoscendo e inserendo nuovi profili professionali all’interno di una organizzazione diversa che tenga conto delle straordinarie novità portate dal web e dai social.

 

Le assunzioni previste per la Pubblica amministrazione e la trattativa in arrivo con l’Aran per il nuovo profilo professionale del giornalista pubblico (esplicitamente sollecitato dalla ministra Madia e condiviso anche dalla Federazione Nazionale della Stampa e dall’Ordine dei Giornalisti) sono due grandi occasioni per rendere strutturale una rivoluzione della pubblica amministrazione che sta già avvenendo di fatto, ma ha bisogno di gambe e professionalità per essere ancora più matura e appunto strutturale, farsi sistema, normalità e non sana improvvisazione.

 

Senza entrare nei tecnicismi, oggi esistono in tutta Italia professionisti che vanno valorizzati, riconosciuti, investiti dei giusti diritti, doveri e responsabilità di chi ogni giorno informa con passione e professionalità e può a pieno titolo far parte di quel profilo più aperto e al passo coi tempi di giornalista pubblico. I social network e le chat oggi toccano la gran parte degli uffici e delle funzioni di comunicazione e informazione della PA (hanno riflessi anche su altri uffici che solo apparentemente non c’entrano con la comunicazione): rapporti con il pubblico, comunicazione e informazione, rapporti con la stampa, citizen satisfaction, partecipazione, trasparenza, accesso civico, campagne di comunicazione, organizzazione di eventi, comunicazione interna. Diventa davvero difficile (a leggi vigenti e con la speranza e l’impegno perché si arrivi ad una revisione della legge 150 sulla comunicazione pubblica) non pensare ad una nuova organizzazione che abbia il cittadino come punto di riferimento e che sia strutturata come una redazione unica, diffusa e basata sulla collaborazione tra uffici e funzioni.

 

Per questo da quando abbiamo iniziato il percorso #pasocial, ancora di più oggi con la nascita di una associazione nazionale (www.pasocial.info), abbiamo proposto un nuovo modello organizzativo e abbiamo  anche proposto un nome: Ufficio comunicazione, stampa e servizi al cittadino. Quando un ente o azienda pubblica risponde o informa su Twitter, Facebook, in chat ad esempio, sta facendo comunicazione, informazione, servizio diretto al cittadino, trasparenza e molto altro (non è un caso ed è molto positivo anche quanto scritto nella circolare seguita alla consultazione pubblica sul Foia - Freedom Of Information Act italiano - che invita le pubbliche amministrazioni ad informare i cittadini e a dare notizie di interesse pubblico attraverso i social network. O il recente dato secondo cui le richieste di accesso agli atti sono cresciute del 21%, segnale che quando la PA innova il cittadino risponde).

 

E’ arrivato il momento di una svolta che non può prescindere dall’ingresso e dal riconoscimento di nuovi profili professionali, legati alla comunicazione come il social media manager, il social media strategist, il community organizer, un social media team completo, fino ai tanti mestieri, non solo di comunicazione, legati al digitale (pensiamo alla fondamentale importanza degli open data, della programmazione, dell’analisi dei dati, del visual design solo per citarne alcuni). La nostra pubblica amministrazione ha bisogno di un ricambio generazionale e in questo cambiamento di professionalità che possano rispondere alle legittime aspettative dei cittadini e ad una qualità dei servizi offerti sempre maggiore e al passo coi tempi. Non ci mancano i servizi digitali o le piattaforme su cui fare comunicazione e informazione, serve un grande investimento sulla formazione, la divulgazione e lo scambio di buone pratiche e, appunto, sui nuovi profili professionali che saranno fondamentali per un salto di qualità della nostra pubblica amministrazione, con l’obiettivo di renderla sempre più a portata di cittadino. Non è il più il tempo delle resistenze burocratiche o della paura del rapporto diretto col cittadino, la strada è questa, è necessario percorrerla più velocemente possibile evitando di sprecare un’occasione unica.     

 

*Presidente Associazione nazionale PA Social