Chiara Appendino a Italia 5 Stelle (foto Twitter)

Selfie e schiaffi nell'Italia 5 stelle

Salvatore Merlo

Dibba manda un messaggio da casa come il presidente degli Stati Uniti. I selfisti scatenati vogliono Virginia Raggi e fanno a spintoni con la telecamere. Volano grida e insulti, ma qualcuno invita alla calma: "Noi ce l'abbiamo con i giornalisti" 

Rimini. Il maxischermo s’illumina d’immenso, ed è con voce carica che Gianluigi Paragone, l’ex direttore della Padania, che qui è di casa un po’ come Pippo Baudo a Sanremo (“Pensa come ci siamo ridotti. Adesso facciamo parlare pure Paragone”, diceva ieri notte Rocco Casalino, scherzando), annuncia “una sorpresa”, “venite tutti sotto il palco”, grida. “Vi siete divertiti ieri? Guardate che oggi… oggi vi divertite di più”. E allora, mentre la folla rifluisce con un moto ordinato e curioso, ecco che sul maxischermo compare la facciona sorridente di Dibba, Alessandro Di Battista, il grande assente, uno che davvero sembra poter dire qualsiasi turpitudine e comunque risultare simpatico. “Ammazza quanto sei bello!”, gli urlano.

 

 

Dibba ha mandato un videomessaggio da casa, come il presidente degli Stati Uniti: “Dobbiamo essere intransigenti”, dice. “L’intransigenza è un valore”, precisa. “E’ l’unico modo di governare il paese”, aggiunge. E bisogna ammettere che lo dice proprio bene, ha infatti il tono che doveva avere il Duca d’Enghien quando arringava l’esercito francese prima della battaglia di Rocroi. Solo che l’audio è fuori sincrono con le immagini. E così Dibba, in realtà, alla fine, sembra più Enrico Ghezzi a Blob che Napoleone ad Austerlitz. Ma è un attimo: “Uè ma c’è la Raggi!”. La folla è mobile. L’attenzione del popolo del selfie – “ma tu te la sei fatta la foto con la Appendino?” “Eccerto”– segue regole misteriose, si muove in cerchi, onde un po’ fatue e un po’ fameliche.

 

 

 

Così Dibba è presto dimenticato. Ed è la Raggi a essere circondata da decine di selfisti scatenati che fanno a spintoni con le telecamere della tv e con il poderoso servizio d’ordine in pettorina gialla “staff”. Volano schiaffi, grida, una telecamera viene buttata a terra, si scagliano minacce in romanesco ben poco bonario, i militanti urlano ai cineoperatori “vergogna vergogna” “venduti venduti”, “Virginia Virginia”, “non mollare non mollare”, finché una voce fuori campo non trova gli accenti della diplomazia, invita i grillini alla calma: “Ragazzi, amici, lasciate stare gli operatori. Loro non hanno colpa. Noi ce l’abbiamo solo con i giornalisti!”. Ecco. Intanto Raggi sparisce, inghiottita dentro una punto nera dei carabinieri, viene portata via (in salvo). Poco dopo la sindaca appare sul palco, sempre tra le urla. “Questo è quello che stiamo facendo”, dice Raggi, non si sa bene riferendosi esattamente a cosa, ma con un certo gusto di cantarsi e anche di compiangersi: “Io non mollo. Non mollate neanche voi. I cittadini per strada mi dicono di non mollare”. Selfie e schiaffi.

  • Salvatore Merlo
  • Milano 1982, vicedirettore del Foglio. Cresciuto a Catania, liceo classico “Galileo” a Firenze, tre lauree a Siena e una parentesi universitaria in Inghilterra. Ho vinto alcuni dei principali premi giornalistici italiani, tra cui il Premiolino (2023) e il premio Biagio Agnes (2024) per la carta stampata. Giornalista parlamentare, responsabile del servizio politico e del sito web, lavoro al Foglio dal 2007. Ho scritto per Mondadori "Fummo giovani soltanto allora", la vita spericolata del giovane Indro Montanelli.