LaPresse/Fabio Cimaglia

Il capolavoro del Pd sui vitalizi

Redazione

La folle corsa a copiare i toni anticasta è un grande regalo ai grillini

Il sonno della ragione genera il Pd che insegue i Cinque stelle. Dopo avere fatto campagna elettorale sulle “poltrone da tagliare” in occasione del referendum costituzionale, dopo avere lanciato il progetto Bob che scimmiotta la piattaforma Rousseau e dopo essersi esibiti in una comunicazione online sufficientemente grossolana, il partito di Matteo Renzi adesso rischia di sfiorare il capolavoro con il ddl Richetti. La Camera mercoledì scorso ha votato la legge che abolisce il vitalizio per gli ex parlamentari e procede al ricalcolo con il sistema contributivo, cedendo nuovamente allo spirito dei tempi antiparlamentare. Il ddl però non è ancora legge e potrebbe essere fermato al Senato, dove i numeri sono più risicati. Le perplessità nei democratici non mancano. Lo stesso Luigi Zanda, presidente dei senatori del Pd, ha molte riserve sulla costituzionalità del ddl presentato dal responsabile comunicazione del suo partito. Insomma, il rischio che la legge venga impallinata è molto forte. Se così fosse, Beppe Grillo avrebbe gioco facilissimo nel dire che la solita casta puzzona ha fatto finta di sostenere il taglio ai vitalizi per poi fare naufragare tutto a Palazzo Madama. A quel punto, il Pd si sarebbe reso ridicolo agli occhi degli elettori che non apprezzano la virata grillina ma anche di fronte a chi, invece, apprezza i toni anticasta. Laddove si dimostra che scendere sul terreno di gioco altrui è solo un vantaggio per l’avversario. E alla fine, fra la brutta copia e l’originale, è meglio l’originale.

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