Matteo Richetti. Foto LaPresse / Roberto Monaldo

Il disastro del Pd sui vitalizi

Redazione

La pazzia di dare agibilità politica ai populisti. Appunti a futura memoria

Lo aveva già spiegato bene George Lakoff nel suo “Non pensare all’elefante”: “In politica  vince chi costringe gli avversari a giocare sul proprio terreno. Vince chi mette i propri rivali nelle condizioni di mostrarsi all’elettore come una comparsa insignificante nel frame creato da chi tiene il pallino in mano. Usare bene i frame significa dettare l’agenda politica, significa costringere l’avversario a giocare sempre con regole scritte da te e significa riuscire a far discutere i tuoi rivali degli argomenti che tu in teoria padroneggi meglio di chiunque altro”. Il Pd si è messo sulla scia del M5s con il ddl sui vitalizi, primo firmatario Matteo Richetti, approvato alla Camera a fine luglio. Il provvedimento attende il voto del Senato prima di diventare legge, ma rischia di essere procrastinato a data da destinarsi.

   

Si compirebbe così il capolavoro del Partito democratico: aver fornito un alibi a Grillo per poter gridare al solito complotto di Palazzo contro la “gggente”. Nel frattempo, oltretutto, il Pd ha fatto campagna elettorale per i temi degli avversari. Potrebbe venir fuori insomma un capolavoro di tafazzismo. I Cinque Stelle hanno capito che i vitalizi stanno creando non pochi problemi dentro il Pd, come dimostrano le sortite di Ugo Sposetti ma anche quelle di Luigi Zanda sui possibili profili di incostituzionalità. Il deputato grillino Danilo Toninelli sta già tentando di passare all’incasso: prima si aboliscono i vitalizi, dice, e poi si parla di legge elettorale (che cosa c’entra? Nulla, naturalmente; è sempre la solita vecchia storia di mischiare le pere con le mele). “Il Pd si sta confermando quello che è sempre stato, cioè un partito inaffidabile che inganna i cittadini”, hanno detto ieri i parlamentari cinque stelle, approfittando dei tentennamenti del Pd sull’approvazione definitiva del provvedimento sui vitalizi. “Prima affossa la legge elettorale con i voti dei propri traditori, dando la colpa agli altri, poi approva in prima lettura la legge sull’abolizione dei vitalizi e adesso dice che è incostituzionale e torna a parlare di legge elettorale. Ma a che gioco sta giocando?”. Alla voce del manuale della politica “Errori da non fare” c’è proprio quello che il Pd sta commettendo sui vitalizi. Ed è un errore surreale se si pensa alla fase storica in cui viviamo oggi, dove persino i populisti su alcuni temi hanno cominciato a rinnegare il populismo. La parabola sulla legge Richetti dovrebbe diventare un piccolo monito per tutti i partiti che intendono essere alternativi al populismo: dare agibilità politica ai seguaci del cialtronismo non è solo sbagliato ma è anche clamorosamente controproducente. Ricordarsene in futuro, prima che sia troppo tardi. 

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