LaPresse/Andrea Campanelli

L'identitarismo antirenziano della sinistra

Redazione

Se Renzi sta in silenzio, Mdp & soci non sanno di che cosa parlare

Per tutta l’estate, la sinistra è rimasta vittima della propria irrilevanza, sempre più divisa. Degli ultimi tre mesi si ricordano, al massimo, gli stracci volati fra Giuliano Pisapia e gli alleati – alleati non si sa per quanto – di Mdp, Possibile e Sinistra italiana. Il motivo di tanta debolezza è presto detto: da quelle parti l’unico argomento che funziona è l’antirenzismo rutilante. Se Matteo Renzi sta in silenzio e non fa niente, la sinistra non sa che dire, un po’ come Marco Travaglio da quando non c’è più Berlusconi al governo. Ma a Mdp e soci questo metodo sembra piacere. Basta vedere che cosa sta succedendo in Sicilia, che è il casus belli, come dimostra l’intensità del duello su chi sostenere alle prossime, ravvicinate elezioni regionali, e di quale coalizione far parte. Ieri il presidente della regione Toscana Enrico Rossi ha spiegato che l’importante non è vincere ma partecipare. “Noi puntiamo a essere una forza all’interno di una coalizione di centrosinistra, sempre che il Pd cambi strategia. Altrimenti – ha detto in un’intervista al Fatto – andremo per la nostra strada. L’idea che la sinistra debba governare a tutti i costi è sbagliata, è ciò che l’ha fatta assomigliare sempre di più alla destra. Stare all’opposizione non ci spaventa”. Pare di sentire il Bertinotti dei tempi di Rifondazione, quando teorizzava che il potere imbruttisce. “Ce ne andremo all’opposizione. Anche a lungo, se serve”, diceva nell’ottobre 1998, pochi giorni prima di togliere l’appoggio al governo Prodi. Questione di geni e di identità. Vent’anni dopo, a guidare la sinistra c’è un altro identitarismo. Antirenziano.

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