Vincenzo Spadafora

Chi parla per Di Maio

David Allegranti

Così l’ex montezemoliano Spadafora conduce l’aspirante premier alla candidatura dei Cinque Stelle

Roma. Non ha mai nascosto le sue ambizioni politiche, neanche quando era presidente dell’Unicef Italia e, poi, Garante per l’infanzia. Lo diceva anche ai suoi collaboratori: una volta finita l’esperienza come Garante, mi candiderò. D’altronde, con la politica ci è cresciuto, Vincenzo Spadafora, attuale responsabile delle relazioni istituzionali di Luigi Di Maio, campano come lui; la politica gli ha dato visibilità, contatti, incarichi, alcuni di questi anche non strettamente attinenti con le cose di cui si occupa. Compresa, nel 2010, la guida delle Terme di Agnano, società controllata interamente dal comune di Napoli, oggi in liquidazione. Lui, ai tempi, era già presidente dell’Unicef e sindaco partenopeo era Rosa Russo Iervolino, secondo la quale per sapere chi fosse Spadafora bisognava chiedere al Pdl. Ma a dire il vero, nella spadaforiana girandola di cambi di casacca, una sorta di pr di se stesso attivo ventiquattr’ore al giorno, il centrodestra manca.

 

Classe 1974, nato ad Afragola, nel 1998 è stato segretario particolare del presidente della regione Campania Andrea Losco (Udeur, quindi Clemente Mastella), già sindaco di Cardito, dove Spadafora è cresciuto e dove i due si conobbero quando il consulente di Di Maio andava al liceo. Negli anni successivi è stato nella segreteria dei Verdi di Alfonso Pecoraro Scanio, quindi capo della segreteria di Francesco Rutelli al ministero dei Beni culturali nel 2006. L’ex sindaco di Roma e il giovane campano trapiantato nella Capitale a 18 anni si incontrarono all’inizio del Duemila. Dopo qualche mese la prima volta che si videro, ha raccontato Spadafora in un’intervista a Sette, “Rutelli chiese a me e ad altri nove ragazzi di dar vita a un movimento giovanile della Margherita. Scrivemmo un progetto ambizioso, più attento alle idee che alle tessere. Fu un flop”. Cose che capitano. Poi Spadafora si è rifatto.

   

 

Di piroetta in piroetta, si è avvicinato pure a Italia Futura, il fu think tank montezemoliano, grazie all’amicizia con l’imprenditore Carlo Pontecorvo, proprietario dell’acqua Ferrarelle, dal 2007 partner di Unicef. Se c’è una cosa che al funambolo di Afragola non manca, sono le relazioni. Dal mondo dello spettacolo (è amico di Roberto Bolle, che gli ha dato un dispiacere votando Sì al referendum del 4 dicembre) a quello dell’imprenditoria. La patente invece gli manca, tant’è che quando era Garante, scelto su indicazione dei presidenti di Camera e Senato Fini e Schifani, si faceva chiamare gli Ncc, in attesa che fosse predisposto il servizio d’autista. Solo Mercedes, però, perché l’Audi fa cafone. Come si capisce, all’ex presidente dell’Unicef piace fare le cose in grande, quindi non si accontenta di ruoli secondari. Quando Scelta civica, che lo considerava uno dei due referenti in Campania (l’altro era Carlo Calenda, già direttore generale dell’Interporto campano), gli offrì di candidarsi, lui declinò. A dieci anni dalla pubblicazione de “La casta” di Sergio Rizzo e Gian Antonio Stella, insomma, tutto si tiene: chi un tempo sosteneva Montezemolo, la cui vorticosa ascesa come leader doveva essere propiziata dall’uscita del celebre libro, oggi sostiene il miglior prodotto dell’anticasta, Di Maio. Al quale Spadafora ha consigliato di ingaggiare Laura Baldassarre, già Responsabile dell’advocacy istituzionale di Unicef, come assessora alla Persona a Roma (sì, la stessa assessora irrintracciabile durante lo sgombero di via Curtatone). “Devo diventare l’anti-Renzi”, ripeteva Spadafora nel 2013 ai suoi collaboratori.

 

Era pronta anche la strategia, tant’è che nel 2014 pubblicò un’autobiografia (con Mondadori), come si usa fra gli aspiranti candidati, scritto con la giornalista Stefania Berbenni di Panorama, che lavorò con lui all’Authority: “La terza Italia. Manifesto di un paese che non si tira indietro”. Spadafora non è sempre stato così ostile a Renzi. Nel 2011 aveva organizzato a Firenze il Meeting dei volontari di Unicef e i toni erano diversi da quelli che sarebbero stati usati dopo (“Renzi? Un bellissimo pacco dono. Ma non è chiaro che cosa ci sia dentro”, intervista a Sette). Al Meeting c’era anche Renzi e, secondo una storiella ripetuta spesso da Spadafora, l’allora sindaco non fu riconosciuto da una volontaria, che gli chiese di scattare una foto a lei e al presidente dell’Unicef. Quell’assemblea pareva più una Leopolda, con Giovanna Zucconi a condurre, Cazzullo a intervistare Veltroni e Orfeo a dialogare con Maroni. C’erano pure Neri Marcorè e Roberto Vecchioni. Insomma, che Spadafora abbia molta fiducia in se stesso, lo si evince anche dagli aneddoti che racconta. 

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  • David Allegranti, fiorentino, 1984. Al Foglio si occupa di politica. In redazione dal 2016. È diventato giornalista professionista al Corriere Fiorentino. Ha scritto per Vanity Fair e per Panorama. Ha lavorato in tv, a Gazebo (RaiTre) e La Gabbia (La7). Ha scritto cinque libri: Matteo Renzi, il rottamatore del Pd (2011, Vallecchi), The Boy (2014, Marsilio), Siena Brucia (2015, Laterza), Matteo Le Pen (2016, Fandango), Come si diventa leghisti (2019, Utet). Interista. Premio Ghinetti giovani 2012. Nel 2020 ha vinto il premio Biagio Agnes categoria Under 40. Su Twitter è @davidallegranti.