Un gruppo di migranti a bordo della nave dell'ong Moas (foto LaPresse)

Ecco la bozza Minniti contro l'estremismo umanitario

Redazione

Un piano in 11 punti per regolare le operazioni di salvataggio delle ong e arginare gli sbarchi in Italia. L'Ue resta ferma e il ministro dell'Interno italiano vola a Tripoli

Roma. Mentre dall'Europa arrivano solo promesse vaghe sugli aiuti al nostro paese per la gestione della crisi migratoria, l'Italia ha preparato una bozza del codice di comportamento per le ong impegnate in operazioni di salvataggio dei migranti nel Mediterraneo. Nei prossimi giorni il piano sarà sottoposto alle organizzazioni non governative che dovranno sottoscriverlo se vorranno continuare a compiere operazioni di search and rescue (SAR).

 

I tentativi falliti del governo italiano per ottenere "una condivisione a livello europeo" degli sbarchi (l'ha ripetuto anche ieri il premier Paolo Gentiloni all'incontro trilaterale di Trieste con Angela Merkel ed Emmanuel Macron) lasciano Roma da sola a tentare di limitare gli sbarchi sulle sue coste. L'obiettivo del codice di condotta per le navi delle ong, voluto dal ministro dell'Interno Marco Minniti, segue la logica che il nostro paese, senza l'aiuto degli altri 26 stati membri, non può continuare ad accogliere tutti. Per questo sarà fondamentale la collaborazione con le autorità libiche. Nelle ultime ore, il primo ministro riconosciuto dall'Onu, Fayez al Sarraj (che oggi attente Minniti in visita a Tripoli), ha detto che chiederà l'intervento dell'esercito e dell'aviazione militare per combattere l'immigrazione illegale. 

 

  

Il piano è stato visionato dall'Ansa e si compone di 11 punti. Le norme prevedono il divieto assoluto per le imbarcazioni delle ong di entrare nelle acque territoriali libiche, laddove oggi si concentrano le operazioni di salvataggio. I piani operativi delle missioni europee, Sophia e Triton, hanno avuto l'effetto collaterale di spostare le attività SAR a ridosso delle 12 miglia libiche, aumentando i recuperi in mare e, di conseguenza, gli sbarchi sulle coste italiane. Ora le attività di salvataggio di fronte alla Libia spetteranno esclusivamente alla Guardia costiera di Tripoli. Si tratta di uno dei punti più criticati dalle ong, secondo cui le imbarcazioni di Tripoli sono troppo male equipaggiate per compiere operazioni SAR. Lasciare questa zona alla loro sorveglianza esclusiva, dicono, aumenterà anche il numero di migranti costretti a tornare sulle coste libiche dove sono sottoposti a maltrattamenti.

 

Le altre regole prevedono che a bordo delle navi potranno salire poliziotti italiani per vigilare e investigare sulle reti di traffico dei migranti, con la piena collaborazione dell'equipaggio delle ong. Tranne i casi di emergenza, le navi non potranno trasbordare le persone recuperate in mare su altre imbarcazioni ma dovranno trasportarle nel primo porto sicuro. Infine, le ong dovranno presentare alle autorità italiane dei documenti che dimostrino la piena funzionalità delle imbarcazioni usate per lo svolgimento delle operazioni di salvataggio.

 

Le ong protestano e dicono che il codice di condotta è solo l'ultima di una lunga serie di scelte sbagliate da parte di Italia e Ue nella gestione degli sbarchi. "Medici senza frontiere (Msf, ndr) e le altre ong sono lì in mare per via dei fallimenti dell'Europa", ha detto Marco Bertotto di Msf, sentito in audizione al Parlamento europeo. Nel frattempo l'Ue cerca di trovare un compromesso difficile tra le esigenze dell'Italia e la reticenza degli altri stati membri, che hanno rifiutato di aprire i propri porti alle navi delle ong. Il direttore di Frontex, Fabrice Leggeri, è impegnato in questi giorni in un'opera di mediazione tra i 27 per aumentare il loro impegno nella missione Triton. Ma a parte qualche generica promessa, l'impressione è che non sarà qualche drone in più sul Mediterraneo a risolvere il problema degli sbarchi. Negli ultimi tre giorni sono stati 6.500 i migranti sbarcati in Italia, oltre 700 su un solo barcone.

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