Davide Casaleggio (foto LaPresse)

Il bug di Casaleggio

David Allegranti

Due ex collaboratori del Sacro blog spiegano perché le vulnerabilità di Rousseau svelano il bluff del M5s

Roma. Nicola Biondo e Marco Canestrari sono due ex collaboratori del M5s e della Casaleggio Associati. L’8 settembre uscirà il loro libro, “Supernova”, sul bluff a Cinque stelle. Materia che i due conoscono bene. Il primo, già perito giudiziario ausiliario per alcune procure, ha diretto l’ufficio comunicazione della Camera dei deputati dall’aprile 2013 al luglio 2014; il secondo, sviluppatore informatico, ha lavorato dal 2007 al 2010 alla Casaleggio. “Volevano la democrazia partecipata – dicono – e adesso sono un’élite. Volevano fare politica senza soldi. E adesso si scannano per i soldi. Volevano lottare contro il sistema dei media. E adesso sono dipendenti dai media. Volevano eliminare la casta. E adesso sono la casta”. Volevano pure la democrazia diretta, ma su internet non sono in grado neanche di proteggere i dati personali degli utenti-militanti che si sono iscritti a Rousseau, il “sistema operativo del M5s”.

 

Nei primi giorni di agosto il sito dell’associazione è stato ripetutamente violato, il contenuto – password, dati personali, informazioni riservate – è stato reso pubblico e il M5s ha gridato allo sciacallaggio. Biondo e Canestrari hanno scritto sul loro blog alcune considerazioni sulle conseguenze delle “manchevolezze” dei gestori della piattaforma, “gravi ed estese”. “Solitamente, i produttori di software che gestiscono dati e servizi particolarmente sensibili danno la possibilità di segnalare errori e vulnerabilità, premiando chi lo fa. E’ un modo per incentivare le violazioni ‘buone’, che hanno lo scopo di migliorare la sicurezza del servizio, a tutela degli utenti. E’ una delle pratiche più efficaci per migliorare la sicurezza informatica”. In questo caso, però, non ci sono stati dei ringraziamenti, anzi. “La prima violazione subita era proprio di un tecnico che, trovato l’errore, l’ha segnalato ai gestori e, una volta corretto, ha raccontato come l’ha scoperto e segnalato. La risposta sul Blog di Grillo è stata una minaccia di denuncia insieme a molte bugie sui motivi che avevano portato il tecnico a sparire per alcuni giorni”. 

 

Adesso, però, nessuno si fiderà più della Casaleggio. La conseguenza diretta infatti “è che chiunque volesse segnalare, in maniera costruttiva, i problemi di Rousseau sarà denunciato. Chi lo farà più? Nessuno”. Biondo e Canestrari poi approfondiscono il rapporto che c’è tra Rousseau, Casaleggio Associati e M5s, ricordando che recentemente Davide Casaleggio ha ribadito di aver separato le attività della sua azienda da quelle del Movimento. “I database pubblicati, però, sembrano dimostrare che gli amministratori e i programmatori che lavorano su Rousseau sono soci e dipendenti di Casaleggio Associati. C’è sovrapposizione tra le due entità, che condividono gli stessi uffici e sembrano condividere lo stesso personale […]. Ci sono contratti che regolano i rapporti tra Casaleggio Associati e l’Associazione Rousseau, oppure vengono impiegate risorse aziendali per un progetto esterno in capo al socio di maggioranza dell’azienda?”. In più, osservano, la piattaforma Rousseau non appartiene al Movimento. Un dettaglio? No, secondo gli ex collaboratori del M5s. “Davide Casaleggio ha dichiarato che la piattaforma inizialmente sviluppata da Casaleggio Associati è stata donata al Movimento. Questo è falso. E’ stata donata all’Associazione: Davide ha di fatto donato un prodotto della sua azienda alla sua Associazione, che ne permette l’uso al Movimento fondato da suo padre”. Insomma, ogni volta che i parlamentari promuovono Rousseau stanno promuovendo un “prodotto privato che un’azienda privata ha donato all’associazione privata del suo proprietario. Questa sponsorship ad opera di parlamentari della Repubblica a cosa è dovuta? Ci sono contratti che la regolano?”.

 

C’è poi un problema politico. Le vulnerabilità dimostrate dagli attacchi informatici mettono a rischio la legittimità delle elezioni online svolte negli ultimi anni. Secondo i due autori di Supernova, “nessuno può garantire che i voti passati non siano stati alterati: nessun parlamentare può dirsi legittimato dal voto degli iscritti [...] perché nessuno può dimostrare l’attendibilità di tale voto”. Molto duro, poi, è il giudizio su Casaleggio junior. Gianroberto “era ideologo e fondatore del Movimento, ed era stimato sia dai suoi soci e dipendenti che all’interno del Movimento. Davide non ha altri titoli che essere il figlio di Gianroberto, senza peraltro averne l’acume e la passione politica. Senza regole precise che definiscano il suo ruolo, la sua posizione era giustificata solo dalla sua autorevolezza riflessa, ormai perduta agli occhi dei parlamentari. In azienda, già non godeva di ottima fama…”. Il manager potrebbe aver compromesso l’appetibilità del M5s agli occhi di futuri “investitori”, politici, imprenditoriali e finanziari. 

  • David Allegranti
  • David Allegranti, fiorentino, 1984. Al Foglio si occupa di politica. In redazione dal 2016. È diventato giornalista professionista al Corriere Fiorentino. Ha scritto per Vanity Fair e per Panorama. Ha lavorato in tv, a Gazebo (RaiTre) e La Gabbia (La7). Ha scritto cinque libri: Matteo Renzi, il rottamatore del Pd (2011, Vallecchi), The Boy (2014, Marsilio), Siena Brucia (2015, Laterza), Matteo Le Pen (2016, Fandango), Come si diventa leghisti (2019, Utet). Interista. Premio Ghinetti giovani 2012. Nel 2020 ha vinto il premio Biagio Agnes categoria Under 40. Su Twitter è @davidallegranti.