Matteo Renzi con i membri della segreteria del Pd

La mappa della sconfitta somiglia a quella della segreteria Pd

Luciano Capone

Renzi a Rignano, Nicolini a Lampedusa, Guerini a Lodi e Serracchiani in Friuli. I dem perdono prevalentemente in casa

Roma. Dopo il primo turno, quando già si notava l’avanzata del centrodestra ma non ancora si vedeva la dimensione della disfatta del centrosinistra, l’attenzione si era concentrata in particolare su due sconfitte. Due comuni piccoli, ma dal grande valore simbolico per il Pd: Rignano sull’Arno e Lampedusa. La città del segretario Matteo Renzi e l’isola di Giusi Nicolini, il sindaco dell’accoglienza dei migranti, che ha ricevuto il premio per la pace dell’Unesco, che accolse Papa Francesco alla messa dei barconi e che gioiva per la nomination di Fuocammare. Sembravano due sconfitte simboliche, ma dal valore marginale e dovute a circostanze eccezionali.

 

A Rignano pesava l’inchiesta Consip, che ha logorato il rapporto personale, fino a portarlo alla rottura, tra Tiziano Renzi (segretario cittadino del Pd e padre del segretario nazionale) e il sindaco Daniele Lorenzini (sindaco di Rignano e medico di famiglia Renzi). Lorenzini si è ripresentato con una civica ed è stato confermato con ampio margine sulla candidata del suo ex partito. A Lampedusa invece pesava la questione migranti: la stanchezza della popolazione per il continuo arrivo di barconi ha avuto un rilievo maggiore della visibilità delle nomination e dei viaggi alla Casa Bianca della sindaca. Così le elezioni le ha vinte l’ex primo cittadino Totò Martello e la Nicolini è arrivata addirittura terza.

 

Ma dopo i ballottaggi emerge che Rignano e Lampedusa più che casi eccezionali erano segnali di una tendenza più ampia. Se si sovrappone la mappa delle sconfitte elettorali del Pd con quella della sua segreteria nazionale, si nota che coincidono quasi perfettamente. A Lodi, la città di Lorenzo Guerini, ex vicesegretario del Pd e attuale coordinatore della segreteria, ha vinto Sara Casanova del centrodestra con il 57 per cento. E Guerini è stato a lungo presidente della provincia e sindaco di Lodi. Non è andata benissimo in generale in Lombardia, regione di Guerini e del vicesegretario del Pd Maurizio Martina, visto che il centrodestra ha strappato al centrosinistra anche Monza, Como e la rossa Sesto San Giovanni.

 

Anche in Friuli Venezia Giulia, la regione governata da un altro membro della segreteria del Pd come Debora Serracchiani (e del capogruppo alla Camera Ettore Rosato), le cose non sono andate bene. Il centrodestra ha vinto a Gorizia, dopo che nelle precedenti elezioni aveva trionfato a Pordenone e aveva sottratto al centrosinistra Trieste e Monfalcone (alla Lega dopo 70 anni di dominio della sinistra).

 

In un’altra regione rossa come l’Emilia Romagna, rappresentata in segreteria da Matteo Richetti (portavoce ed ex presidente del Consiglio regionale) e da Andrea Rossi (responsabile dell’organizzazione del Pd e braccio destro del presidente della regione Stefano Bonaccini), il Pd ha perso in tutti e cinque i ballottaggi. Sia nei tre capoluoghi (Parma, Piacenza e Riccione), che negli altri due ballottaggi (Vignola e Budrio, che per la prima volta dal Dopoguerra verrà governata dal centrodestra).

 

Nelle Marche, una regione che storicamente vota a sinistra, rappresentata in segreteria dal sindaco di Pesaro Matteo Ricci (responsabile degli Enti locali), il Pd ha perso i ballottaggi in due comuni che governava: Civitanova, che passa al centrodestra), e Fabriano, dove vince il Movimento cinque stelle. Anche in Toscana, la regione di Renzi, il Pd ha perso a Pistoia (centrodestra) e Carrara Movimento 5 stelle), riuscendo a mantenere per un soffio Lucca. Ma già nelle tornate precedenti aveva perso Livorno, Grosseto e Arezzo (la città di Maria Elena Boschi). L’unica regione rappresentata in segreteria, dal viceministro allo Sviluppo economico Teresa Bellanova, in cui il Pd ottiene risultati positivi è la Puglia (Lecce e Taranto). Ma in questo caso pare quasi una coincidenza, visto che la Puglia è un fortino di Michele Emiliano, che non è proprio in rapporti idilliaci con i vertici del partito. Non è andata meglio a La Spezia, la città dell’altro sfidante di Renzi alle primarie, il ministro della Giustizia Andrea Orlando, dove il centrodestra ha vinto con il 60 per cento dopo 40 anni di governo della sinistra.

 

La conferma che il successo in Puglia possa essere determinato più dal carisma del governatore è il caso della Campania di Vincenzo De Luca, che non è rappresentato nella segreteria del Pd, e in cui il centrosinistra è andato bene.

Pare insomma che l’attuale vertice del partito sia abbastanza sconnesso dal sentire e dalle dinamiche politiche locali. Se il radicamento territoriale è il fattore su cui il Pd punta per sconfiggere i “partiti liquidi”, c’è ancora molto lavoro da fare.

  • Luciano Capone
  • Cresciuto in Irpinia, a Savignano. Studi a Milano, Università Cattolica. Liberista per formazione, giornalista per deformazione. Al Foglio prima come lettore, poi collaboratore, infine redattore. Mi occupo principalmente di economia, ma anche di politica, inchieste, cultura, varie ed eventuali