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Cos'è lo ius soli e perché sta dividendo il Senato

Redazione

A Palazzo Madama la decisione di anticipare la discussione sulla modifica della legge sull’acquisizione della cittadinanza italiana scatena le proteste della Lega. Nei tafferugli il ministro Fedeli è stata spintonata e trasportata in infermeria

In Senato la discussione sull’introduzione per legge del cosiddetto ius soli diventa pretesto per lo scontro tra maggioranza e opposizione, uno scontro non solo dialettico, ma anche fisico. I senatori della Lega Nord infatti nel protestare contro la decisione dell’Assemblea di invertire l'ordine del giorno dei lavori e quindi discutere dello ius soli prima del voto sulle pregiudiziali di costituzionalità del decreto vaccini, sono giunti ai banchi del governo. Tra cartelli e urla, un senatore del Carroccio ha spintonato il ministro dell’Istruzione Valeria Fedeli, che è caduta ed è stata portata in infermeria.

 

La legge in discussione dovrebbe introdurre le nuove regole sull’acquisizione della cittadinanza italiana. Il sistema attuale è basato sullo ius sanguinis: chi è figlio di italiani diventa automaticamente italiano, con il nuovo sistema si introducono invece altre due possibilità.

 

Ecco quali:

1) i figli di genitori stranieri nati in Italia possono ottenere la cittadinanza se almeno uno dei due è titolare di un permesso di soggiorno illimitato o di lungo periodo e risulta residente legalmente da almeno 5 anni

2) è italiano “il minore straniero, che sia nato in Italia o vi abbia fatto ingresso entro il compimento del dodicesimo anno di età. Egli acquista di diritto la cittadinanza, qualora abbia frequentato regolarmente (ai sensi della normativa vigente) un percorso formativo per almeno cinque anni nel territorio nazionale” (Il cosiddetto ius culturae)

   

  

In entrambi i casi l’acquisizione della cittadinanza non è automatica ma richiede una dichiarazione esplicita da parte dell’interessato entro due anni dal raggiungimento della maggiore età qualora non vi abbiano già provveduto i genitori.

 

L’Italia non ha mai concesso la cittadinanza agli stranieri nati entro i confini, a meno che non si venga adottati oppure si nasca in suolo italiano da genitori apolidi o si risieda in Italia da dieci anni e si dimostri “di avere redditi sufficienti al sostentamento, di non avere precedenti penali, di non essere in possesso di motivi ostativi per la sicurezza della Repubblica”.

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