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Gli elettori arrestano i partiti dei pm

Redazione

In assenza di una legge ci pensano le elezioni a bocciare i magistrati in politica

Non è stata una buona tornata elettorale per i partiti dei pm. Non si tratta solo del Movimento 5 stelle, che ha preso il programma e le idee sulla giustizia in subappalto dalle fazioni più giustizialiste della magistratura, e nonostante i pronostici ultraentusiasti non ha conquistato nessuna cittadina né ha ottenuto l’accesso al ballottaggio in nessuna grande città. Parliamo proprio degli ex magistrati che si sono candidati in prima persona e hanno subìto un tracollo elettorale.

 

Nicola Trifuoggi, già procuratore distrettuale antimafia all’Aquila e capo della procura di Pescara, si è candidato a sindaco del capoluogo abruzzese dopo essere stato nominato vicesindaco dall’uscente Massimo Cialente. Trifuoggi, appoggiato da due liste civiche, ha raccolto tra i cittadini aquilani appena mille voti, circa il 2,5 per cento.

 

Nel laboratorio di Taranto, dove l’affollamento di ex magistrati era maggiore, non è andata in maniera molto diversa. Il candidato sindaco su cui c’era maggiore attenzione era Franco Sebastio, ex procuratore di Taranto, noto in città per l’inchiesta “Ambiente svenduto” sull’inquinamento dell’Ilva, che ha portato al sequestro dell’impianto siderurgico. Sebastio, secondo una dinamica che è normale solo in questo paese, si è candidato per prendere il posto di Ippazio Stefàno, il sindaco uscente da lui indagato e mandato a processo. Non è andata benissimo, visto che le quattro liste in appoggio hanno raccolto meno del 10 per cento e Sebastio è rimasto fuori dal ballottaggio. Massimo Brandimarte, ex presidente del Tribunale di sorveglianza di Taranto, che non aveva certo gli stessi favori dei pronostici di Sebastio, si è fermato al 3,5 per cento. Alla fine al primo turno l’ha spuntata Stefania Baldassarri, direttrice del carcere di Taranto. Non è andata meglio a Dema, il partito di Luigi de Magistris, che a Taranto si è fermato all’1 per cento, ma ha preso batoste anche nel resto d’Italia. A Genova ha appoggiato Putti (sotto il 5 per cento), a Carrara si è fermato sotto il 2 per cento, e nella sua provincia di Napoli solo due candidati su otto appoggiati da De Magistris sono arrivati al ballottaggio.

 

E’ un periodaccio per le toghe ex o in aspettativa. Senza ripescare la triste parabola di Antonio Ingroia, basta ricordare che solo poche settimane fa Michele Emiliano è arrivato ultimo alle primarie del Pd raccogliendo appena il 10 per cento. C’è ormai un trend consolidato che mostra che gli elettori non votano i magistrati. E in assenza di una legge che regoli fino in fondo la partecipazione in politica dei pm ci pensano le elezioni a bocciare i magistrati in politica. Forse è per questo che all’orizzonte si notano alcune mosse che lasciano presagire un cambio di strategia: mezze discese in campo e inviti in posti di governo o sottogoverno, ma senza passare per le urne.

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