Le maschere di Matteo Salvini e Beppe Grillo al carnevale di Viareggio (foto LaPresse)

Tabellini ci spiega che cosa devono fare le élite per battere i populisti

L'economista e già rettore dell’Università Bocconi: "La cosa importante è spingere tutti i politici a realizzare le politiche economiche che sono nell’interesse vero del paese. Anche denunciando quando un politico dice cose prive di fondamento"

Roma. “Non mi riconosco in nessun modo nell’idea che il miglior modo per eliminare il grillismo sia vedere se i Cinque Stelle sono capaci di governare”, ci dice Guido Tabellini, professore di Economia e già rettore dell’Università Bocconi, dopo l’articolo del direttore Claudio Cerasa sul Foglio di lunedì (“Indagine breve sull’establishment che non si oppone al grillismo”). “Non è mia abitudine – dice Tabellini al Foglio – prendere posizione schierandomi a favore o contro una parte politica. Credo tuttavia di aver capito dove è nato il malinteso dell’articolo. L’unica volta in cui mi sono avvicinato a esprimere una posizione politica su questo argomento è stato in occasione di un dibattito pubblico sulla riforma costituzionale e sulla legge elettorale, in occasione del referendum, nel quale io mi ero schierato a favore del sì. Nel corso del dibattito vi era stata una obiezione alla posizione del sì: ‘Che cosa succede se rendiamo l’Italia più governabile e abbiamo il premio di maggioranza come era previsto dalla proposta di legge elettorale, e poi al ballottaggio vincono i 5 stelle?’. La mia risposta a quella domanda, di cui sono tuttora convinto, è che non è democratico disegnare la Costituzione e la legge elettorale per escludere una forza politica. Le leggi elettorali e le costituzioni vanno scelte sulla base delle conseguenze di lungo periodo, non in modo strategico per far vincere l’una o l’altra parte. Ricordo di aver anche espresso fiducia che gli italiani avrebbero saputo scegliere tenendo conto anche della capacità di governo e dei contenuti, e che se poi avessero vinto forze politiche incapaci di governare, questi sarebbero stati mandati via alle elezioni successive se avessero dimostrato di non essere all’altezza”.

  

Dunque, professore, che cosa devono fare le élite per battere i populisti? “Ognuno è libero di schierarsi a favore di un partito o di un altro, se lo ritiene opportuno. Ma io penso che la cosa più importante sia schierarsi a favore o contro i contenuti e le idee, più che a favore o contro un singolo partito o uomo politico. Oggi in Italia molti politici sono spesso portatori di idee pericolose e prive di fondamento. In riferimento in particolare al M5s, mi ha colpito l’intervista dell'onorevole Di Maio sul Sole di qualche giorno fa, in cui affermava con sicurezza che in Italia un aumento del disavanzo pubblico avrebbe fatto scendere il rapporto debito/pil, grazie allo stimolo che avrebbe portato all’economia. Questa idea, priva di fondamento, presuppone che la politica fiscale possa avere un effetto espansivo di dimensioni implausibili. L’evidenza empirica e l’esperienza recente suggeriscono il contrario. In una situazione economica come quella in cui si trova oggi l’Italia, un’espansione del disavanzo stimola sì l’economia, ma non in misura sufficiente da impedire l'aumento del rapporto debito/pil. Tuttavia, la consapevolezza della urgenza di stabilizzare il debito pubblico manca oggi a tutte le forze politiche, non solo ai Cinque stelle. E questa è una grossa preoccupazione. Stabilizzare il debito pubblico italiano dovrebbe essere una priorità assoluta per chiunque aspiri in futuro a governare l'Italia, senza imboccare scorciatoie implausibili”.

  

Quindi le élite non devono essere anti populisti in modo pregiudiziale? “Non mi è chiaro chi siano le élite. Ma la cosa importante è spingere tutti i politici a realizzare le politiche economiche che sono nell’interesse vero del paese. Anche denunciando, come ho appena fatto, quando un politico dice cose prive di fondamento. Purtroppo in Italia su posizioni miopi o populiste non è schierato soltanto un partito; spesso anche i partiti che hanno esperienza di governo, per cercare consenso, anziché dire verità scomode preferiscono mantenere l’illusione che ci siano delle scorciatoie”.

  

Si riferisce anche al Pd, professore? “A tutti. L’urgenza di completare il risanamento dei conti pubblici, di liberalizzare i mercati e aprirli alla concorrenza, di togliere i non performing loans dalle banche senza però aumentare il debito pubblico: tutto questo purtroppo non compare nelle proposte di nessun partito”. 

Di più su questi argomenti: