Silvio Berlusconi e sullo sfondo Matteo Renzi (foto LaPresse)

Un manifesto possibile per il nuovo Partito della nazione

Claudio Cerasa

L’accordo tra Renzi e il Cav. c’è, il voto è vicino, ma per battere i populisti serve un impegno. Abbiamo una proposta

Le stelle si sono allineate, il percorso è diventato chiaro e improvvisamente, ora, sono tutti d’accordo. D’accordo sulla modalità, sulla tempistica, sui numeri, sulle ragioni e sulla data del voto. Salvo sorprese che non ci dovrebbero essere la diciassettesima legislatura finirà entro l’ultima settimana di luglio e se tutto andrà nella modalità concordata da Matteo Renzi e Silvio Berlusconi la direzione è segnata. Ieri pomeriggio Forza Italia ha presentato i quattro emendamenti che trasformeranno la legge elettorale attualmente in discussione alla Camera in commissione Affari costituzionali in una legge sul modello tedesco (soglia di sbarramento al cinque per cento sia alla camera sia al Senato). Martedì, in direzione, il segretario del Pd spiegherà perché il sistema tedesco è l’unico che può essere approvato in tempi rapidi e con numeri sicuri sia alla Camera sia al Senato. Nelle ore successive i due leader delle opposizioni (Matteo Salvini e Pier Luigi Bersani) daranno il proprio ok alla proposta. La legge dovrebbe essere votata alla Camera entro il 10 giugno. Berlusconi, intanto, ha dato al Pd la sua disponibilità a votare il testo entro il 30 giugno anche al Senato.

 

Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha comunicato una sua non preclusione allo scioglimento anticipato delle Camere per arrivare al voto già il prossimo 24 settembre. Le massime istituzioni europee, compreso il vertice della Bce, non hanno mostrato particolare preoccupazione di fronte all’idea di allineare il voto italiano a quello tedesco mettendo la prossima legge finanziaria nelle mani di un futuro governo che anche grazie alle legge elettorale tedesca non ha speranze di essere guidato da una maggioranza grillina. Molti ministri del governo (compreso Calenda) sono stati informati da Renzi in persona della possibilità concreta di fine anticipata della legislatura. Il presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni, è pronto a seguire l’indicazione del segretario del Pd e a dimettersi da capo del governo una volta approvata la legge elettorale (il pretesto per interrompere la legislatura potrebbe essere offerto dalla legge sui voucher che, se non verrà votata dagli scissionisti del Pd né alla Camera né al Senato, permetterà al Pd di certificare la morte della maggioranza). E anche molti investitori stranieri si stanno convincendo che il voto anticipato, come hanno riconosciuto ieri in un paper gli analisti di Citigroup, sia per l’Italia la soluzione migliore per evitare che sia un governo debole ad affrontare nei prossimi mesi, attraverso una Finanziaria preelettorale, i dossier delicati con cui dovrà fare i conti il nostro paese.

 

Le stelle sono dunque ormai allineate e il percorso sembra essere finalmente chiaro, ma al contrario di quello che tenteranno di dimostrare Renzi e Berlusconi in campagna elettorale il loro ritorno al dialogo è destinato a essere qualcosa in più di una semplice condivisione sulla soglia di sbarramento o sul numero di collegi. È destinato a essere l’embrione di un patto di sistema che solo la vittoria del Sì al referendum costituzionale avrebbe potuto evitare. E il paradosso è che tutti coloro che soprattutto a sinistra hanno votato No al referendum per evitare la nascita di un Partito della nazione ora dovranno rassegnarsi all’idea che il Partito della nazione sta nascendo davvero e sta nascendo grazie alla vittoria del No del 4 dicembre.

 

Con una legge elettorale sul modello tedesco – grazie alla quale Renzi e il Cav. avranno la possibilità di replicare in piccolo il modello della rottura macroniana presentandosi di fronte agli elettori senza essere ammanettati né con una melanconica sinistra a sinistra del Pd e né con una Lega che grazie a Salvini è più vicina al modello Cinque stelle che al modello Ppe – i neo nazareni hanno già calcolato che avranno i numeri per dar vita a un governo della nazione. E basterà che Pd e Forza Italia arrivino al 42 per cento dei voti (i sondaggi di Berlusconi dicono che la somma dei due partiti oggi è intorno al 45 per cento ed è destinata a crescere ancora) per mettere insieme una grande coalizione sul modello tedesco (magari con qualche innesto dalla Lega più vicina a Maroni e dalla sinistra più vicina a Pisapia). Ma per arrivare davvero a quella percentuale, non impossibile, Pd e Forza Italia hanno la necessità di concentrarsi non solo sulle soglie di sbarramento e sulla composizione futura dei collegi ma sull’unica carta possibile in loro possesso per evitare che la nascita del nuovo Partito della nazione si trasformi in un regalo alle forze anti sistema. In campagna elettorale, quando ci sarà, non basterà costruire una diga tattica di resistenza al grillismo. Sarà necessario dimostrare che l’alternativa agli anti sistema si costruisce opponendosi a ogni cialtroneria populista con quello che Macron ha giustamente definito il “coraggio della verità”. E la verità oggi è non avere paura di dire le cose come stanno sull’economia, la concorrenza, il fisco, la produttività, la giustizia, l’Europa, il lavoro, e non aver paura di far proprie, seppur da posizioni diverse, le uniche misure che possono permettere all’Italia di tornare a crescere.

 

 

Il Foglio ha presentato qualche settimana fa un suo manifesto del buon senso – sottoscritto da Silvio Berlusconi – con molti di questi punti, e attendiamo di sapere cosa ne pensa Matteo Renzi. Ma sottoscrivere un memorandum di buon senso preelettorale non è una fissa del nostro giornale. È l’unico modo per mostrare il volto sfascista, sovranista e ridicolmente anti produttivo delle forze anti sistema e non farsi trovare impreparati se davvero si andrà a votare alla fine di settembre. La data segnata sul calendario da Renzi e Berlusconi è il 24 settembre. La successiva legge di Stabilità andrà fatta entro il 16 ottobre. E per evitare che una legge di Stabilità fatta dal nuovo governo sia più pasticciata di quella fatta da questo governo conviene che Renzi e Berlusconi, una volta portata a casa la legge elettorale, trovino un modo per mettere insieme da subito le idee giuste per governare il paese. Firmare il memorandum del Foglio sarebbe un primo passo. Mettere insieme già in questa legislatura dieci misure per garantire la solidità finanziaria del nostro paese, anticipando così con un disegno di legge la prossima legge di Stabilità (il Portogallo ha seguito una strada simile prima delle ultime elezioni), sarebbe il modo migliore per mettere in sicurezza l’Italia, rassicurare i mercati nella fase elettorale e dimostrare che le forze anti populiste si possono combattere senza aver paura di mettere in campo l’unica arma possibile per sconfiggere i campioni delle bufale: il coraggio della verità.

  • Claudio Cerasa Direttore
  • Nasce a Palermo nel 1982, vive a Roma da parecchio tempo, lavora al Foglio dal 2005 e da gennaio 2015 è direttore. Ha scritto qualche libro (“Le catene della destra” e “Le catene della sinistra”, con Rizzoli, “Io non posso tacere”, con Einaudi, “Tra l’asino e il cane. Conversazione sull’Italia”, con Rizzoli, “La Presa di Roma”, con Rizzoli, e "Ho visto l'uomo nero", con Castelvecchi), è su Twitter. E’ interista, ma soprattutto palermitano. Va pazzo per i Green Day, gli Strokes, i Killers, i tortini al cioccolato e le ostriche ghiacciate. Due figli.