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Che cos'è una tortura

Redazione

Il ping pong parlamentare stravolge il ddl, il primo firmatario non lo vota

Il Senato ha approvato la legge che introduce il reato di tortura nel codice penale. Il testo, modificato, dovrà tornare alla Camera per una quarta lettura. Di per sé è positivo che l’iter legislativo vada avanti, ma sul testo approvato si possono esprimere dubbi da più versanti. Luigi Manconi, presidente della commissione per i Diritti umani del Senato che era stato il primo firmatario della proposta di legge, non l’ha però votata perché pensa che le modifiche abbiano stravolto l’intento originario di conformare la legislazione italiana alle normative internazionali. Da altre parti si critica il carattere confuso della definizione del reato, che apre come spesso accade in Italia un ventaglio troppo ampio di interpretazioni discrezionali da parte della magistratura. In effetti spiegare in che cosa la tortura si differenzi dalla normale violenza privata non è semplice, e la legge fa risalire la distinzione alle motivazioni del reo, che non sono facilmente identificabili. C’è poi la questione dell’istigazione alla tortura, che viene punita severamente anche quando la tortura non è poi stata effettivamente perpetrata dal sottoposto “istigato”, altra fattispecie di reato assai complessa da determinare in modo certo. La materia è complessa e questo in parte giustifica l’imprecisione di alcuni aspetti della normativa, ma si ha l’impressione che il ping pong tra i due rami del Parlamento, che avrebbe dovuto servire almeno a fare chiarezza, abbia ottenuto il risultato contrario. Così si corre il rischio che una buona intenzione finisca ancora una volta a lastricare la strada per l’inferno.

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