Matteo Renzi (foto LaPresse)

Macché Berlusconi. Per i millennials di Renzi l'avversario è il M5s

David Allegranti

Il Foglio ha fatto qualche domanda ai 20 giovani che il segretario ha voluto nella Direzione nazionale del Pd. Ecco chi sono e chi si credono di essere

Roma. “Vorrei iniziare questa esperienza con lo stesso spirito che mi ha guidato nel mio percorso politico: impegno e umiltà. Preferisco dunque non rilasciare ulteriori dichiarazioni per il momento. Grazie e buon lavoro”. Francesco Pedalino, unico siciliano dei 20 giovani scelti da Matteo Renzi fra le tre mozioni congressuali per far parte della direzione nazionale del Pd, ha 26 anni ma già sfoggia un lessico da manuale della politica (curiosità: nel 2016 ha partecipato a una puntata di Ciao Darwin). Quasi tutti – tutti tranne Veronica Felaco, classe 1988, mozione Emiliano – sono sui social e rispondono via Facebook, WhatsApp o email. Il Foglio ha cercato le new entry per far loro qualche domanda: come è cambiata la sinistra?; perché il vero avversario delle prossime elezioni è Grillo e non Berlusconi; questo governo ha senso?

 

Francesco Pedalino con Matteo Renzi


 

“La sinistra – risponde Marco Pierini, capogruppo di Democratici Uniti a Sinistra, Pd, al Comune di Montespertoli, sostenitore della mozione Renzi – negli ultimi anni ha cominciato a liberarsi di alcuni dei macigni che la tenevano bloccata e a offrire una prospettiva al paese. L'avvento di Renzi è stato il vero atto di fondazione di un Pd proiettato in avanti e 'contro ogni conservatorismo', non ripiegato su se stesso ma ambizioso e capace di cogliere le opportunità del nuovo secolo e della globalizzazione. Esempi come quello del Partito Socialista francese o dei Laburisti inglesi con Corbyn ci dicono, tra le altre cose, che una sinistra che cerca di resistere ai mutamenti della storia non riesce ad essere credibile come forza di governo”. Il M5s è il vero avversario del Pd, dice Pierini, perché “lucra sulle difficoltà e le insoddisfazioni delle persone scommettendo sul fallimento della nostra vita pubblica, senza avere una classe dirigente da offrire. Il loro è un populismo minaccioso perché spaccia incompetenza e fine della democrazia rappresentativa per soluzioni. L'alternativa a questo stato di  cose non è demolire tutto. Per queste ragioni come Pd non possiamo che essere diametralmente in opposizione ai metodi e ai contenuti del Movimento 5 Stelle. Questo naturalmente non vuol dire inseguirli, ma anzi offrire qualità e credibilità, una classe dirigente, una prospettiva”. Secondo Pierini, il governo Gentiloni ha “senso e il Pd può dare un contributo importante all'azione di governo”.

 

Anche Umberto Costantini, sindaco di Spilamberto, provincia di Modena, classe 1987, pensa che sì, il governo abbia senso. Sui cambiamenti della sinistra dice: “Sinistra e destra o progressisti e conservatori? Renzi è stato accusato di non essere di sinistra. Mi chiedo, le legge sul dopo di noi, quella sul fine vita? La legge sui minori non accompagnati, quella sullo spreco alimentare? Le unioni civili? Per quante volte da omosessuale l’ho aspettata, ho sperato e sono stato illuso da chi si dice essere custode della sinistra? Io credo che non ci sia cosa più di destra che una idea di sinistra solo propagandata e mai realizzata. I 'custodi' ormai custodiscono la 'tradizione' della sinistra al punto da diventare conservatori. La vera battaglia della sinistra credo sia oggi ritrovarsi, certo partire dagli eroi del nostro passato, dai valori costituzionali, lottando per chi non ha diritti e riscoprendosi come forza progressista alternativa a chi offre paura o conservatorismi siano essi di una pseudo sinistra o siano essi di destra. Il Partito Democratico per me è un partito di sinistra che fa cose di sinistra e di quelle cose non ne fa solo titoli di convegni”. E su Grillo dice: “Partiamo da un presupposto, io sono convinto che tanti militanti e sostenitori del Movimento cinque stelle siano convinti che la politica sia davvero lo strumento principe per migliorare la realtà in cui vivono, magari realtà in cui un partito come quello in cui milito non è all’altezza dei loro e dei nostri sogni. Non stento a credere che in alcune zone d’Italia quelli 'cattivi', siamo noi. Questa è una nostra responsabilità e dovremo stanare questi cattivi esempi e sradicarli altrimenti alimenteremo noi stessi l’antipolitica. Per questo gli interlocutori possono essere anche la loro base, i loro vertici no. I vertici del Movimento mi pare che scientificamente stiano gettando veleno nei pozzi del patto democratico che unisce il nostro paese cercando di eliminare il sentimento che unisce e crea la comunità stessa. Ridono di qualità che a mio parere sono quanto di meglio il cervello della specie umana ha da offrire: l’intelletto, la capacità di cucire relazioni confrontandosi, provare emozioni, ma soprattutto essere liberi. Mettono in discussione lo stesso patto costituente, non condividono nemmeno le regole del gioco democratico, come possiamo non essere alternativi a questo?”. 

 

Dice Ludovica Cioria, classe 1989, sostenitrice della mozione Renzi, segretaria regionale dei Gd del Piemonte e promotrice della lettera, firmata da oltre 200 giovani del Pd, con la richiesta di dimissioni del ministro del Lavoro Giuliano Poletti dopo le sortite sulla fuga dei cervelli: “I leader e i partiti di sinistra in Italia hanno trascorso più di 10 anni a subire i successi elettorali di Silvio Berlusconi, limitandosi a cercare di reagire alle sue azioni e sentendosi migliori per il semplice fatto di essere diversi da lui. In quegli anni abbiamo, tuttavia, perso di vista noi stessi e abbiamo smesso di riflettere su quale fosse il nuovo modo della sinistra di interpretare il mondo e le sfide di questo tempo. Le recenti crisi di governo ci hanno nuovamente gettati in una sorta di urgenza perenne, rimandando spesso e volentieri la riflessione a data da destinarsi. Così le idee della sinistra sono diventate sempre più puntiformi e limitate. In questo bisogna dire che, a suo modo, Renzi si è proposto con potenza anche perché ha portato con sé fin da subito una visione del mondo chiara e soprattutto perfettamente comunicabile e 'notiziabile'”. Il prossimo avversario alle elezioni per il Pd, dice la segretaria dei Gd del Piemonte, “è il populismo, quindi Grillo tanto quanto la Lega. Questo perché l'interesse di queste forze politiche è scardinare del tutto il sistema democratico, facendo venir meno i valori fondanti della nostra repubblica. Tant'è che si parla di reddito di cittadinanza invece che di lavoro, di operare per chiudere le frontiere, di ossessione per il controllo e la denuncia invece che di equità della giustizia, di contro-informazione invece che di informazione pubblica corretta e plurale. Noi non possiamo permettere che i valori alla base della democrazia italiana vengano distrutti in questo modo subdolo e aggressivo”. Questo governo, invece, ha “legittimità, ed è la prima cosa che va ribadita e ricordata, perché spesso si costruiscono romanzi anche su questo. Considerando la precarietà del tema della legge elettorale e la necessità di gestire importanti appuntamenti internazionali come il G7, un governo guidato da Paolo Gentiloni non solo ha senso ma ha anche qualità. E' giusto lavorare con tutti partiti per trovare una quadra comune sulla legge elettorale e per arrivare alla scadenza naturale in modo da poter svolgere le elezioni in un clima che possa essere di contesa formalmente e politicamente corretta fra tutte le forze politiche”.

 

Aggiunge Gaia Romani, 21 anni, studentessa di giurisprudenza, consigliera del Municipio 8 di Milano: “Per alcuni è rimasta la sinistra storicamente intesa, limiti ideologici compresi. Per altri si è evoluta in progressismo e riformismo, una visione condivisa da chi crede fortemente nel valore del pluralismo, dei diritti per tutti, dell’eguaglianza combinata a meritocrazia. Per altri ancora, e mi riferisco soprattutto alle nuove generazioni, la sinistra come la destra sono parole ormai vuote di qualunque significato. I giovani oggi sono molto concreti e hanno bisogni ben precisi: lavoro, stabilità e opportunità, molto spesso però troppo lontani dalla politica per saperli tradurre in domande concrete e strutturate. Questo è il nostro obiettivo”. Quanto agli avversari del Pd, “Berlusconi rappresenta un’idea ben precisa, non mi ci rispecchio, ma ha un suo disegno e una classe dirigente formata. Grillo non ha niente di tutto ciò. Cerca il consenso, è un attore e come tale camaleontico. Si sposta rapidamente insieme ai malumori del popolo italiano, per questo resta stabile nei sondaggi. Questo, combinato al linguaggio forte e banale, lo rende imprevedibile. È nostro compito eliminare il velo di malafede delle persone nei confronti della politica, far tornare la voglia di esserne parte, la voglia di informarsi.

Il mondo di oggi è veloce, e il messaggio populista sbrigativo. Dobbiamo trovare anche noi un sistema alternativo per far sì che ciò che vogliamo dire arrivi in modo diretto ma non superficiale ma ancora non ci siamo. Per questo loro per noi sono pericolosi”. E il governo? “Ha senso in quanto è logica conseguenza dello stato di necessità venutosi a creare dopo il 4 dicembre”.

 

Marco Schirripa, 29 anni, di Reggio Calabria, avvocato e ricercatore all'università, dice che “più che la sinistra, a mutare sono state le fasce deboli da tutelare e, conseguentemente, le diseguaglianze di oggi sono diverse dal passato. Se dovessi definire la sinistra mi appellerei al celebre concetto di 'portare avanti chi sta indietro'. Credo che attualmente, non essendoci più la figura delle masse operaie, ad essere indietro siano in primis gli immigrati, i disoccupati e i giovani. Categorie che meritano la massima attenzione da parte del mondo politico”. Grillo è il verso avversario di Berlusconi “innanzitutto per un fattore anagrafico, non dimentichiamo che Berlusconi ha ormai più di 80 anni e non può essere un dato irrilevante. Inoltre sia i sondaggi che i fatti parlano chiaro, il Movimento 5 Stelle è in grado di raccogliere più consensi di Berlusconi. Il Pd saprà dimostrare di essere all'altezza della sfida e ha il vantaggio di annoverare al suo interno personalità di elevata caratura”. Sul senso dell'esecutivo, dice il giovane avvocato, “credo che il governo Gentiloni fosse indispensabile per raffreddare la fase post referendaria. Il primo ministro sta svolgendo un ottimo lavoro e trovo pregevole che Matteo Renzi lo stia sostenendo con grande spirito di responsabilità”.

 

Per Erica Roic, romana, 23 anni, laureata in Scienze Politiche, “la sinistra indicava socialdemocrazia, welfare, ridistribuzione del reddito, partecipazione del 'popolo' al governo delle cose, sia in politica che nel lavoro. La parola sinistra aveva un forte contenuto politico, era una distinzione riconoscibile anche sul piano valoriale. Il concetto di sinistra si è ovviamente evoluto con il tempo, senza però perdere quei valori che la contraddistinguevano. Oggi il compito della sinistra è quella di ridefinire una politica di cambiamento. Le soluzioni non si collocano più a un preciso punto della scala che va da destra a sinistra. Urgente è il fare. Rivolgersi ai problemi. Riparare una buca è di destra o di sinistra? Non c'è più una distinzione così netta tra destra e sinistra come invece era in passato”. E gli avversari del Pd? “Berlusconi è ormai il passato e non ha più un programma convincente per il paese. Il resto del campo di destra è un contorno rumoroso senza progetti. Grillo è l'emblema del populismo dilagante, che rappresenta la voglia di vera e buona politica e noi come giovani abbiamo il dovere di portare nuove idee, nuove proposte e nuove forze per riaffermare il primato della buona politica”. E l'esecutivo di Gentiloni ha senso? “Rispondo con una domanda. Ha senso andare a votare con due sistemi diversi per la Camera e il Senato? No, e allora il governo Gentiloni prosegua con il buon lavoro che sta portando avanti finché non si troverà una soluzione per andare al voto”.

 

Nazarena Forti, classe 1991, consigliera comunale a Soliera, provincia di Modena, sostenitrice della mozione Renzi, dice che “la sinistra non è cambiata. Rimane quella straordinaria forza culturale, prima ancora che politica, fondata sul desiderio continuo di libertà, di riscatto sociale e di uguaglianza dei cittadini. E' piuttosto cambiato il mondo, la società e sono dunque cambiate le esigenze. Oggi, la vera sfida della sinistra è quindi quella di comprendere i cambiamenti della società e, rimanendo fedele a quei bellissimi principi, trovare delle risposte attuali e concrete. Ho visto in Matteo Renzi questa voglia di cambiamento, di una sinistra che difende con orgoglio le proprie radici, ma capace e desiderosa di affrontare nuove sfide, senza tuttavia tradire i propri ideali”. Per lei gli avversari sono sia Grillo che Berlusconi: entrambi “rappresentano due mondi politici ugualmente distanti dal Pd, per diverse ragioni: Berlusconi ha incarnato per 20 anni la politica sempre uguale a se stessa, mentre il Movimento 5 stelle rappresenta sì una forza nuova, carica di slogan, ma scoordinata e spesso incapace di assumere posizioni precise e di responsabilità politica, mera esecutrice di volontà altrettanto scoordinate, che dubito riescano a trovare una linea politica comune qualora dovessero arrivare a governare il Paese. Certamente l'incapacità di Berlusconi di passare il testimone ad un valido erede lo rende ad oggi meno 'pericoloso' rispetto al Movimento 5 stelle, che vede nel malcontento e nell'antipolitica la sua vera capacità attrattiva. Il vero tema da affrontare è dunque questo: non tanto sconfiggere nemici, ma dimostrare agli italiani che Grillo non ha ragione, che la politica non è tutta uguale, meschina e corrotta, che esiste una buona politica e che la buona politica non è esclusivo appannaggio del Movimento 5 stelle. Può dunque esserci intesa, ma solo con chi crede che la politica non sia il problema, ma la soluzione. In questo senso, ritengo legittimo l'appello rivolto a Berlusconi per la scrittura della legge elettorale, ma dobbiamo ricordarci che le differenze fra destra e sinistra esistono ancora e devono essere difese, non dimenticate solo per far fronte al populismo o all'antipolitica”. Questo governo ha senso? “Matteo Renzi ha dimostrato grande senso di responsabilità nel dimettersi a seguito dei risultati del referendum del 4 dicembre; occorreva infatti un momento di profonda riflessione su quei risultati, nonché la presa d'atto che gli italiani non condividevano una riforma fondamentale nel piano di governo Renzi. Tuttavia, per il medesimo senso di responsabilità, non si poteva lasciare allo sbando il Paese, interrompendo quel processo di riforme avviate nei 1000 giorni di governo Renzi e soprattutto senza prima aver affrontato delle questioni fondamentali, quali, fra tutte, la legge elettorale. Il governo Gentiloni non è un governo di passaggio, ma uno snodo fondamentale. Quello che accadrà dopo lo decideranno gli italiani, saranno loro a dirci se saremo ancora meritevoli di governare l'Italia”.

 

Giacomo Fisco, 22 anni, studente di Economia & Management, consigliere comunale a Varese e segretario dei Gd di Varese, dice che “la sinistra negli anni si è evoluta, rivolgendosi non più all'elettorato tradizionale ma ad uno più trasversale. In Italia si è riuscito ad adattare i valori e i concetti del passato con le esigenze del nostro tempo. Basti pensare, ad esempio, ai famosi 80 euro di Renzi, che rappresentano la più grande operazione di redistribuzione del reddito nella storia d'Italia. La sfida di questa grande comunità è proprio questa: quella di far convivere la prospettiva del futuro con l'esperienza e i valori del passato.

A livello europeo invece, quello che è cambiato, e un po' si è perso, è il senso di identità della sinistra in Europa. Proprio per questo, uno degli obiettivi più importanti da realizzare, sarà quello di rilanciare il Pse”. Il futuro avversario del Pd? “Non so se l'avversario alle prossime elezioni sarà Grillo oppure Berlusconi – dice Fisco - dipenderà molto dal fattore legge elettorale. Sicuramente però posso dire che il nostro avversario sarà sempre il populismo, oggi maggiormente rappresentato proprio da Grillo, che incanala la rabbia di migliaia di cittadini all'interno di una struttura dittatoriale, alimentando false notizie e postverità. Per questo motivo noi abbiamo il compito di offrire una proposta concreta capace di trovare soluzioni tangibili ai problemi del paese. Perché di fronte a un problema i populisti cercano subito un colpevole, i riformisti una soluzione”. Quanto all'attuale esecutivo, “sono fortemente convinto che il Governo Gentiloni abbia un senso per tre motivazioni. La prima è quella di salvaguardare, continuare e affinare quanto di buono è stato fatto negli anni precedenti dal governo di Matteo Renzi. Penso ad esempio Industria 4.0, al bonus mamme e al reddito di inclusione. La seconda per fare ordine nell'assetto istituzionale di questo paese, elaborando innanzitutto una nuova legge elettorale, prima di andare nuovamente ad elezioni. La terza ed ultima motivazione è rappresentata dagli appuntamenti internazionali: il G7, la celebrazione dei trattati di Roma, il braccio di ferro con Bruxelles sulla manovra economica, richiedevano senso di responsabilità e stabilità del paese. E' così noi abbiamo fatto”.

 

Gianluca Vichi, 21 anni, di Pesaro: “Negli ultimi venti anni il mondo è stato coinvolto in processi globali complessi che ne hanno mutati assetti ed equilibri. La globalizzazione ha favorito la costruzione di un mondo senza barriere e muri consentendo il contatto e l'incontro tra varie culture e tradizioni con la consapevolezza che le differenze non sono una minaccia, ma un tesoro importante per una convivenza tra diverse etnie, la digitalizzazione ha permesso a chiunque di rimanere in contatto con gli accadimenti dell'attualità in ogni parte. La sinistra in questo ventennio è cambiata radicalmente in funzione della velocità con la quale il mondo cambiava e la nascita del Partito Democratico ha rappresentato una cesura radicale nel campo del centrosinistra perché ha avuto il coraggio di rompere, dopo l'esperienza infelice del Governo Prodi 2, con una sinistra che pretendeva di governare i processi globali con ricette vecchie mettendo insieme tutte quelle sensibilità riformiste con un profilo di governo con l'obiettivo di indicare una prospettiva di futuro al Paese attraverso un programma che legasse la lotta alle diseguaglianze sociali e alla povertà e un investimento importante per la modernizzazione del Paese”. E Grillo perché è l'avversario dei Democratici? “Il Movimento 5Stelle, stando ai sondaggi, risulta essere il primo partito - dice Vichi - e quindi il principale competitor per il Pd alle prossime elezioni perché è riuscito a raccogliere il consenso di tutte le persone disilluse e scontente dei partiti sfruttando anche le difficoltà di un passaggio storico attraversato da instabilità economico-sociale e proprio in questi momenti così complicati che si rafforzano quei schieramenti politici che propongono il ribaltamento dell'ordine costituito. Ma il risultato della prossima contesa elettorale sarà determinato anche dalle regole del gioco perché se ci sarà un premio alla coalizione il centrodestra che alle elezioni si unisce sempre, si rivelerà un avversario ostico da non sottovalutare in nessun modo come è già capitato in passato quando pensavamo di aver la vittoria in tasca e poi perdevamo in maniera cocente”. Sull'esecutivo Gentiloni: “Penso che fino ad oggi, a parte la mia posizione contraria sull'abolizione totale dei voucher e le perplessità sulla legge che riguarda la legittima difesa, il Governo abbia portato in porto progetti già avviati dal Governo Renzi come il reddito d'inclusione per la lotta alla povertà, gli investimenti per due miliardi di euro circa sulle periferie per citarne qualcuno, ma se c'è una cosa che vale la pena mettere in evidenza è l'attenzione ai temi legati alla sicurezza che non significa solo repressione, ma anche investire sulle periferie per allontanare il degrado urbano e rendere quindi più sicure le città e rivolgere tutte le energie verso i progetti di coesione sociale, ma come è giusto che sia la durata di un Governo è legata alle cose che riesce a fare e ritengo che l'esecutivo di Gentiloni sta facendo un ottimo lavoro anche nel contesto europeo e mondiale”.

 

Bernard Dika, presidente del Parlamento Regionale degli Studenti della Toscana dice che la sinistra è cambiata così: “La storia della sinistra, la lotta operaia è preziosa ma oggi non possiamo più pensare alla sinistra come quella della prima repubblica. Oggi, in Italia e negli altri grandi Paesi, possiamo distinguere forze popolari da forze populiste. Non vi sono più battaglie tra forze storiche di destra e sinistra come dimostra il voto francese dal quale repubblicani e socialisti sono usciti sconfitti. Il mondo è cambiato e non si può pensare di riproporre oggi modelli del passato. La sinistra di oggi per me deve tenere saldi i valori e la storia da cui è nato ma allo stesso tempo incarni lo spirito riformista tipico della sinistra. La differenza di oggi sta tra chi vuole una società aperta e una chiusa. Tra chi crede nell’appartenenza all’Unione e chi vuole rinchiudersi nei confini nazionali. Voglio una sinistra che governi e che non si limiti a manifestare dissenso ma che abbia il coraggio di governare, di fare! La vera sinistra è progressista, la sinistra conservatrice si chiama destra”. Grillo è l'avversario perché “lo decide la storia, perché Grillo non ha mai governato e chi non è mai stesso messo alla prova è più forte di chi è stato al governo 20 anni. Troppo semplice fare politica come Grillo criticando tutto senza fare proposte concrete e realizzabili”. E questo governo ha senso? “Attualmente sì perché non vi è legge elettorale. Se andiamo a votare oggi con questo sistema elettorale avremmo nuovamente una instabilità politica come quella del 2013. Non è un governo fotocopia perché il governo Renzi nasceva con uno spirito riformista che voleva migliorare il paese non soltanto con le tante riforme fatte ma cambiando il riassetto istituzionale del paese. Con il parere negativo dato dal referendum del 4 dicembre il governo ha terminato il mandato iniziale. Questo governo non nasce per ripetere la riforma costituzionale ma con un mandato preciso: portare a termine le riforme iniziate e accompagnare l'iter di scrittura della legge elettorale”.

 

Elisa Graffi, friulana, 20 anni, studentessa di Economia internazionale, coordinatrice regionale dei Future Dem del Friuli: “Penso che il problema sia che c'è bisogno di sinistra, ma la sinistra non è cambiata sempre in maniera adeguata, non ha saputo cogliere i cambiamenti della società e quindi cambiare e migliorare gli strumenti per dare le risposte che i cittadini si aspettano. Non puoi rispondere a problemi attuali e globali come se fossi appena 20-30 anni fa. Credo però che il Partito Democratico in questo senso abbia iniziato a percorrere la strada giusta, quella del riformismo. E' necessario continuare a fare le riforme con coraggio per dare la possibilità al Paese di essere pronto per le sfide che lo attendono in un contesto che cambia sempre più velocemente e i diritti vanno garantiti con strumenti nuovi”. La giovane friuliana non è convinta che il vero obiettivo del Pd sia Grillo: “In realtà continuare a dire che l'unico avversario sono i 5 Stelle significa alimentare l'idea sbagliata che destra e sinistra siano un unico fronte unito contro il populismo. Io purtroppo non vedo queste grandi differenze tra il populismo di Grillo o quello di Salvini per esempio. Sono tutti pericolosi allo stesso modo. Grillo dà risposte semplici, parla per slogan alla pancia della gente con più efficacia di quanto faccia Berlusconi a mio avviso, credo sia per questo che viene percepito maggiormente come un avversario più temibile alle prossime elezioni. Ma in realtà non credo abbia risposte ai problemi del Paese. Ad ogni modo parlare degli altri non mi appassiona molto, se vogliamo proporci come forza credibile di governo non dobbiamo denigrare gli avversari, ma dire ai cittadini perché siamo noi la risposta alle loro paure e ai loro problemi e non chi li cavalca e li alimento soltanto”. E il governo Gentiloni? “Le riforme fatte sono state tante e a mio avviso positive e questo governo si pone in continuità con il lavoro che era stato iniziato. Ricordiamo che l'attuale parlamento non è il figlio di una vittoria elettorale ma di una sconfitta. In questo contesto governare l'Italia facendo molte riforme positive, anche se spesso sono necessari dei compromessi con tutti gli alleati, mi sembra un risultato notevole. Votare con un proporzionale puro e consegnare il Paese alla palude mi sembra quanto di più distante serva. Meglio continuare nel governo cercando nel frattempo anche di cambiare la legge elettorale per rendere governabile il Paese”.

 

Giorgia Bellucci, classe 1989, consigliera comunale a Rimini: “La sinistra resta se stessa e al tempo stesso cambia con il mutare della società. I valori rimangono: il lavoro, i diritti, l'equità sociale, ma oggi inevitabilmente hanno una declinazione diversa in riferimento ai fenomeni sociali derivanti dalla globalizzazione. Oggi la sinistra non parla più solo agli operai, tant'è che è 20 anni che al Nord votano Lega, ma parla a tutti i lavoratori, agli imprenditori, ai disoccupati a tutta la popolazione, infatti ha una vocazione maggioritaria. La platea di riferimento è cambiata o meglio si è allargata. Siamo il partito della crescita economica, del progresso, dell'innovazione e guardiamo con fiducia ai mercati, siamo il partito dell'apertura dal punto di vista umano e geografico, libera circolazione delle persone e della merci. Questa è la più grande differenza tra chi oggi vuole chiudere i confini e tra chi crede che la globalizzazione vada regolamentata ma non fermata”. A proposito del M5s come avversario del Pd, dice la giovane consigliera, “negli ultimi anni la società è notevolmente cambiata, i mezzi di comunicazione si sono trasformati e la tecnologia ha mutato le nostre vite. La propaganda e le campagne elettorali si facevano nelle piazze oggi tutto passa dal web, dallo smartphone, il M5S è colui che meglio lo ha utilizzato traendone vantaggio a svantaggio a volte della verità, infatti internet è portatore di tante fake news. Noi non abbiamo capito ne utilizzato al meglio l’enorme potenziale di questo strumento. Dobbiamo iniziare a farlo. Tra noi Partito Democratico e il Movimento c'è una netta differenza di approccio ai problemi che chi amministra e governa deve risolvere. Loro aumentano la paura e fomentano la rabbia, parlano alla pancia delle persone. Il Pd riconosce l'enorme difficoltà in cui ci troviamo ma affronta con coraggio i problemi cercando soluzioni e guardando al futuro”. E se il governo abbia senso o meno, si chiede la giovane consigliera, “esistono governi senza senso? I governi devono avere consenso, quello del parlamento. Finché ce l'hanno significa che stanno facendo bene il loro lavoro. Dobbiamo continuare questo percorso tracciato da Renzi nei 1000 giorni e poi senza una nuova legge elettorale non possiamo andare alle urne”.

 

Dario Costantino, mozione Emiliano, classe 1993, portavoce nazionale della Federazione degli Studenti. Come è cambiata la sinistra? “Che adesso si festeggia per l'elezione di Macron. Io mi limito ad essere sollevato che non abbia vinto la Le Pen”. Per Costantino non c'è solo Grillo o solo Berlusconi come avversario: “Per me lo sono entrambi, ma non mi dimentico che è stato il secondo a tagliare 8 miliardi sulla scuola e 2,4 sull'Università. Grillo è l'avversario diretto elettoralmente e culturalmente. Come diceva Renzi per gli elettori del centrodestra però, credo che demonizzare i tanti elettori dei 5 stelle sia sbagliato se vogliamo vincere. Dobbiamo convincere il Paese con i fatti che il PD governa per cambiare in meglio lo stato delle cose, che riduciamo le disuguaglianze anziché acuirle per dirne una. Insomma, dovremo fare il Pd”. Governo: “Ha la fiducia delle camere. del segretario del Pd a quanto ho sentito in assemblea. Ha senso ed è stato sostenuto da tutti durante il congresso”.

 

Gessica Laloni, di Nocera Umbra: “Ogni epoca ha avuto momenti di svolta cui è corrisposta una frattura sociale: capitale/lavoro, materialisti/post materialisti. Con l'internazionalismo, la storica divisione tra conservatori e progressisti si è sempre più confusa ma di certo non è sparita. Intendo dire che con lo spostamento delle principali scelte politiche a livello sovranazionale e la conseguente contrazione dello spacio di scelta dei governi nazionali, si può può avere l'impressione che cambino i governi ma non le politiche. Quindi può sembrare più difficile a livello nazionale distinguere forze di destra e di sinistra, ma la realtà è diversa. Una sinistra c'è ed è esattamente sul piano internazionale che deve far valere le proprie battaglie, coniugando i propri valori fondamentali eguaglianza, dignità) con le sfide del nuovo secolo e smettendo di aver paura di toccare temi di cui non si è mai interessata, solo perché estranei alla propria tradizione”. La giovane democratica analizza il M5s così: “Quello di Grillo è un movimento atipico. Anche i politologi faticano a dargli una collocazione. Al suo interno contiene tutto e il contrario di tutto: dai nostalgici del duce alla sinistra contro la globalizzazione. Nonostante le sue profonde contraddizioni, è innegabile che i 5 Stelle siano stati bravi con il loro rumore ad attirare l'attenzione di una bella fetta d'Italia. La sfida del Pd deve essere più ambiziosa: contrapporre fatti al rumore. Comprendere le difficoltà, l'insicurezza, la rabbia di strati di popolazione molot vasti, ma non strumentalizzarle sterilmente come fa il M5S: bensì trascenderle in un progetto di società aperta che offra una prospettiva. In questo quadro, il centro-destra arranca, costretto a rianimare il mito berlusconiano per dare una parvenza di unità, che invece è solo sintomo di una profonda incapacità a rinnovarsi”. E il governo? “Dal punto di vista politico, credo che la legislatura abbia esaurito molto del suo senso il 4 dicembre: per gli impegni alle riforme presi dal Parlamento e perché queste stesse riforme sono state bocciate dal popolo. Comprendo appieno che ci sono tante altre responsabilità di fronte al paese, che il Pd di sta assumendo e che l'attuale governo sta onorando. In questo quadro, confido che il Pd saprà gestire politicamente al meglio il periodo, in qualsiasi caso molto breve, che ci porterà alle prossime elezioni politiche”.

 

Per Arianna Furi, 19 anni, all'ultimo anno di liceo classico, “non dobbiamo parlare di avversari ma di ciò che il Partito Democratico propone per il Paese e per il suo futuro. Io credo che le proposte che portiamo avanti siano valide e che il Partito Democratico debba fare uno sforzo per arrivare il più possibile alle persone avanzando contenuti e idee e non cadendo nell’errore della semplice contrapposizione rispetto agli altri partiti. La sfida non è sconfiggere qualcuno ma farci comprendere dalle persone e portarle dalla parte di chi crede nel Paese e nelle sue potenzialità”. “Se parliamo del Pd - prosegue - i valori di riferimento secondo me restano gli stessi ma cambiano gli scenari: è cambiata la società per cui si tratta di dare risposte anche in base alle trasformazioni avvenute e che continuano a prodursi. Ci sono poi valori fondamentali quali ad esempio la solidarietà, - basta pensare a leggi come quella sul dopo di noi o sulle unioni civili - la giustizia sociale, l’uguaglianza, il diritto alla salute e all'istruzione che  sono nel nostro DNA e che ci contraddistinguono. Siamo però di fronte a trasformazioni che interessano l'Italia e il mondo e che impongono anche risposte diverse al passato. Penso al problema del lavoro. Credo che il Pd e Renzi con il suo governo, abbiano cercato di tenere insieme questi aspetti coniugandoli con i nuovi scenari”.

Quanto poi al governo, Arianna parte da una nota personale: “Appena finita la maturità voglio fare giurisprudenza, quindi non posso che rispondere sì a questa domanda perché questo governo è perfettamente nel solco del dettato costituzionale. E’ un governo sostenuto con convinzione dal Partito Democratico e dal nuovo Segretario che ha più volte smentito ogni tipo di polemica. L’esecutivo guidato da Paolo Gentiloni sta facendo bene proseguendo sul cammino delle riforme. Sono tanti i provvedimenti approvati ma ne cito solo uno, quello che riguarda il reddito di inclusione e che da solo rappresenta quello che noi intendiamo per sinistra. Siamo passati dai circa 200 milioni del sostegno inclusione attiva ai circa 2 miliardi del reddito d’inclusione, è un intervento che interesserà circa 2 milioni di persone, tra cui ci sono 7-800 mila minori che sono stati privilegiati perché prendersi cura è risolvere alla base il tema della diseguaglianza”.

 

“Credo che la sinistra abbia un orizzonte di valori che resta sempre valido e che trova la sua bussola nella lotta alle diseguaglianze - dice Davide Ragone, classe 1984, presidente nazionale dei FutureDem che lavora all'ufficio legislativo del ministro per i Rapporti con il parlamento Anna Finocchiaro -. Negli ultimi anni è emersa con maggiore nettezza la richiesta di conciliare la credibilità come soggetto di governo con le istanze di un riformismo anche radicale”.

“Il Pd - prosegue - deve presentarsi all’elettorato con una sua idea di società e un progetto per il Paese. La nostra cultura politica è distante sia dal Movimento 5 stelle, al momento accreditato di maggiore forza elettorale, che dalle destre variamente intese”.

Quanto poi al governo, aggiunge: “Questo governo ha assolutamente senso e mi pare che, pur in una difficile fase politica, sia riuscito a far approvare provvedimenti importanti ad esempio per il Mezzogiorno e in materia di immigrazione, oltre a leggi attese da tempo come quelle sui minori stranieri non accompagnati e sul lavoro autonomo”.

 

Per Caterina Conti, mozione Orlando, di Trieste, esperta-studiosa di letteratura, segretaria regionale dei Gd del Friuli e membro della segreteria nazionale dei Giovani Democratici con delega all'integrazione e al coordinamento dei segretari regionali, “la sinistra in tutto il mondo ha dovuto affrontare la crisi economica e finanzia­ria, vedendo crescere le diseguaglianze e le risposte populi­ste. In Italia, nonostante per necessità con partiti di segno opp­osto, il Pd ha accettato la sfi­da di governare, mantenendo sal­do l'orizzonte di di­fendere i deboli e di rimuovere gli ost­acoli che limitano la libertà e l'uguagl­ianza dei cittadini, così come sancito anche nell'articolo 3 della Costituzione”.

“Grillo - prosegue - inneggia all'­antipolitica per ott­enere voti e consens­i: un atteggiamento forse sufficiente per stare all'opposiz­ione, ma non per gui­dare un paese. C'è bisogno di creare una nuova solidarietà sociale, serve una cl­asse dirigente prepa­rata e matura”. Quanto al governo “sta facendo lo sforzo di affrontare la fase delicata con un profilo di sobrietà e serietà. In questi mesi sono state approvate importanti leggi ch­e, poco alla volta, aiutano il Paese a crescere: l'ultima è quella sul lavoro auton­omo che riconosce più tutele su materni­tà e malattia. Ma io attendo soprattutto il via libera del Senato della legge sulla cittadinanza italiana ai ragazzi nati e cresciuti in Italia: una legge di civiltà, che spero sia appro­vata prima possibile”.

 

Ultimo tra i giovani millennials di Renzi, Mirko Boschetti, studente di giurisprudenza all'università di Milano (foto sotto).

  

 

L'idea di Renzi di mettere 20 giovani nella direzione del Pd non è piaciuta ai Giovani Democratici, la formazione giovanile del Pd, che hanno espresso le loro critiche su Facebook: “Abbiamo molto pensato negli ultimi due giorni se scrivere questo post e che tono usare. Sì, perché le ultime giornate ci hanno insegnato una cosa alquanto curiosa: il rinnovamento deve passare sempre e comunque per il manuale Cencelli. Avevamo provato a proporre una soluzione diversa che partisse da un ragionamento generazionale autonomo della nostra organizzazione. Non ci siamo riusciti. Nessuno dei candidati e nessuna delle mozioni si è sottratto a questa logica pur trattandosi di 'millennials' o, come si diceva un tempo, di giovani. È il segno di come nel nostro partito sia ancora immaturo un serio ragionamento sulla formazione e la selezione delle classi dirigenti. L’idea del rinnovamento attraverso l’inserimento di 'volti nuovi' in direzione è sana e ragionevole. In fondo la chiediamo da tempo. Peccato che il passaggio attraverso mere logiche di corrente pregiudichi l’intento iniziale. Rinnovare utilizzando un metodo che paralizza la politica da quasi 50 anni risulta quantomeno paradossale. La nostra fortuna come Giovani Democratici è che alla fine in una democrazia la forza di un’organizzazione si misura dalle forze che è in grado di mobilitare per cambiare la realtà. E quelle, per fortuna, non ci mancano”.    

  • David Allegranti
  • David Allegranti, fiorentino, 1984. Al Foglio si occupa di politica. In redazione dal 2016. È diventato giornalista professionista al Corriere Fiorentino. Ha scritto per Vanity Fair e per Panorama. Ha lavorato in tv, a Gazebo (RaiTre) e La Gabbia (La7). Ha scritto cinque libri: Matteo Renzi, il rottamatore del Pd (2011, Vallecchi), The Boy (2014, Marsilio), Siena Brucia (2015, Laterza), Matteo Le Pen (2016, Fandango), Come si diventa leghisti (2019, Utet). Interista. Premio Ghinetti giovani 2012. Nel 2020 ha vinto il premio Biagio Agnes categoria Under 40. Su Twitter è @davidallegranti.