Andrea Orlando (foto LaPresse)

L'Orlando furioso pronto a imitare Bersani restando nel Pd

Redazione

Preoccupazione tra gli uomini del Guardasigilli, deciso a fare l'opposizione interna a Renzi. Con l'incubo di una scissione-bis

C’è grande preoccupazione tra gli uomini di Andrea Orlando. A provocare in loro questo stato d’animo non è lo strapotere di Matteo Renzi nel partito. E’ vero che il segretario, grazie all’abile lavoro di Luca Lotti, è riuscito non solo ad avere una maggioranza autosufficiente in Direzione, ma anche a ridimensionare Dario Franceschini (con cui i rapporti sono buoni ma non ottimi) e persino alleati da lui ritenuti fedelissimi come Maurizio Martina e Matteo Orfini. Ma non è tanto questo a preoccupare gli uomini del ministro della Giustizia. Ciò che li impensierisce, semmai, è il comportamento del loro leader. Temono che Orlando abbia preso una deriva bersaniana: “E noi – dicono – non possiamo fare come Bersani, che ogni volta che Renzi parlava gli dava torto per principio, perché non è così che si ottiene l’agibilità politica”. Ma in questa fase, dopo la sconfitta delle primarie in cui pensava di prendere una percentuale di voti maggiore, il ministro della Giustizia è apparso a tutti molto scosso e quindi i consigli dei suoi rischiano di lasciare il tempo che trovano. Anche se Renzi non vuole aprire un fronte interno, ma anzi punta a evitare di far il bis della scorsa volta, quando aveva una minoranza perennemente agguerrita contro di lui, il Guardasigilli sembra proprio non sentire ragione.

 

L’auto-esclusione di Gianni Cuperlo dalla Direzione (resasi inevitabile dopo che la corrente di Andrea Orlando non voleva dare sufficienti posti alla sua componente) è stata vista con un certo sospetto. Qualcuno nel Pd pensa infatti che Cuperlo sia rimasto dentro il partito in accordo con Massimo D’Alema per rendere più dura la vita a Renzi. Perciò questa sua decisione di lasciarsi le mani libere è stata interpretata questo senso. Ora la domanda che ci si pone è questa: Cuperlo tirerà la corda fino alla rottura? Cioè, cercherà a un certo punto il pretesto, per andarsene anche lui? Magari a ridosso delle elezioni locali che vengono già vissute come un incubo dai renziani?

 

Sì le comunali hanno messo in agitazione il Pd perché si teme che dopo il voto, nel caso in cui il partito perdesse un numero significativo di comuni, potrebbe esserci un’altra scissione. Infatti, molti amministratori locali, non venendo riconfermati, potrebbero avere la tentazione di andare con gli scissionisti di Bersani e D’Alema. E questo non sarebbe un buon viatico per la seconda segreteria Renzi.

 

E a proposito di scissioni, in molti, l’altro ieri, all’assemblea nazionale, si sono interrogati sulla massiccia presenza della sicurezza privata. Non c’erano più le solite facce dei compagni del servizio d’ordine del Pd, che poi provenivano quasi tutti dai Ds. O, meglio ce n’erano pochissime. Qualche giornalista ha voluto attribuire questa insolita presenza a un capriccio del neoeletto segretario. Ma la verità è molto più semplice: i “compagni” del servizio d’ordine hanno seguito gli scissionisti e se ne sono andati dal Pd.