Laura Boldrini (foto LaPresse)

L'inutile crociata antifascista fuori stagione di Boldrini e Smuraglia

Dino Cofrancesco

Dibattiti antichi e recrudescenze storiche incomprensibili. Perché secondo loro discriminazioni razziali, nazionalismi, femminicidi, violenza contro gli orfani e le vedove sono tutte manifestazioni e incarnazioni del Satanasso fascista

Laura Boldrini, dal palco di Bologna, Carlo Smuraglia, presidente nazionale dell’Anpi, a piazza Matteotti a Genova, commemorando il 25 aprile, hanno denunciato il rigurgito di fascismo in Italia e in Europa e chiesto nuove leggi contro l’apologia di reato. Guerra, discriminazioni razziali, nazionalismi, femminicidi, violenza contro gli orfani e le vedove, bullismo nelle scuole, saccheggio della natura, nonché i Cavalieri dell’Apocalisse – che, negli ultimi secoli, da 4 sono diventati 400 – per Boldrini e Smuraglia sono tutte manifestazioni e incarnazioni del Satanasso fascista. Bisognava estirpare il male alle radici già settantadue anni fa: ci fu chi fece del suo meglio, come ci racconta Giampaolo Pansa nei suoi libri, ma le forze della reazione – la chiesa, il capitalismo compromesso col regime, la Dc, i liberali conservatori etc. – impedirono la ripulitura delle stalle dell’Augia fascista e il risultato è che su Facebook c’è ancora chi inneggia a esso. Mark Zuckerberg è stato ammonito. “Sul social network esistono circa 2.700 pagine legate all’estrema destra e di queste ben 300 fanno apologia di fascismo”: se non cancella le “pagine della vergogna” la faccenda finirà in tribunale.

 

A nulla è valso che la Costituzione più bella del mondo, nella sua XII disposizione transitoria, abbia vietato “la riorganizzazione, sotto qualsiasi forma, del disciolto partito fascista”. A nulla è valsa la pedagogia politica della Repubblica che, nei testi scolastici, ha sempre insegnato che il fascismo fu l’imposizione di una bieca e sanguinaria dittatura a un popolo democratico, amante della pace e delle libertà civili e politiche. A nulla è valsa l’imponente serie di film e documentari volti a ricordare “che cosa ci ha fatto il fascismo”. “Ci sono ancora troppi fascisti in giro, non importa se con la camicia nera o fascisti dentro”, ha tuonato Smuraglia: “Quanto ci vuole perché lo stato entri in campo e faccia fino in fondo il suo dovere?”. Giustissimo! L’ultranovantenne presidente dell’Anpi, però, dovrebbe dare una mano, lui che è un uomo di legge: dirci ad esempio come si faccia a riconoscere un “fascista dentro” dal momento che la “camicia nera” nessuno la porta più. E la dea Temi dell’antifascismo, Laura Boldrini, dovrebbe spiegarci bene in cosa consista l’apologia di reato: se uno inneggia alle camere a gas o ai lager e ne propone la riapertura sicuramente vi incorre ma se, invece, scrive che il fascismo – con le sue realizzazioni in campo economico, sociale, culturale – è stato la miglior forma di governo che abbia avuto l’Italia dal 1861, perché dovrebbe essere censurato per un giudizio storico, che personalmente non condivido? Spetta, forse, alla classe politica e alla magistratura l’interpretazione della storia o questa, per generosa concessione, va riservata ai professionisti della ricerca? A un Anthony James Gregor, lo scienziato politico al quale si debbono importanti analisi del fascismo in chiave di modernizzazione autoritaria, bisognerebbe impedire l’accesso nel nostro paese? Al (comunista) Carlo Lizzani che, in un’intervista, aveva fatto l’elogio di Cinecittà, definendola una grande realizzazione del fascismo, si sarebbe dovuta riservare la gogna mediatica?

 

In realtà, ironia a parte, il vero problema, per un liberale responsabile e pensoso, è quello di capire la recrudescenza non del fascismo ma dell’antifascismo. Cui prodest questa crociata fuori tempo e fuori stagione? Grazie ai grandi storici del Novecento, Renzo De Felice in primis, sul fascismo ormai sappiamo tutto o quasi: è l’antifascismo che resta un enigma.

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