Emmanuel Macron e Francois Fillon (foto LaPresse)

Idee per la destra: ecco la responsabilità delle classi dirigenti francesi

Maurizio Crippa

Macron e la prospettiva "allettante" di riforme condivise

Milano. Ieri l’homepage del Figaro apriva, con buona ragione, sulla denuncia di Marine Le Pen del “tradimento” di François Fillon. Il quale, sconfitto seppur di poco al primo turno, con piena e tradizionale responsabilità repubblicana aveva dichiarato: “Non c’è scelta che votare contro l’estrema destra quindi voterò per Macron. Credo sia mio dovere, ho cercato di riflettere su cosa è meglio, fatelo anche voi, per voi e vostri figli”. Sul quotidiano che è stato più vicino al candidato dei Republicains il dibattito, con qualche polemica come sempre dopo le sconfitte, è fitto. E non manca qualche stoccata contro il perdente. Il che non ha impedito, però, che il giorno dopo le elezioni un editoriale misurato lasciasse intendere tutti i dubbi del caso di un voto per Le Pen. E che ieri ce ne fosse un altro, dal titolo “A destra di Macron”, in cui si riprendeva la scelta dei gollisti di fare barriera contro il FN.

 

Sull’altro fronte Pierre Moscovici, nella sua veste di socialista francese prima che di commissario europeo, ha dichiarato senza indugio che il ballottaggio sarà “un referendum sull’Europa” e ha criticato apertamente il suo “vecchio amico” Jean-Luc Mélenchon per aver annunciato di non volersi schierare: “Non si può trattare allo stesso modo Le Pen e gli altri, va fatta una distinzione”. C’è una reazione d’establishment, in Francia, ma non sarebbe diversa in altri paesi, in base alla quale il bene comune – o il male minore – viene prima degli schieramenti. E soprattutto, nota il Figaro, se Macron, nel nome del superamento di destra e sinistra, vuole davvero tentare la grande “recomposition”, e realizzare le riforme essenziali alla Francia – “semplificazione delle leggi sul lavoro, soppressione delle 35 ore, i tagli alle tasse, la lotta all’insicurezza e l’immigrazione selvaggia” – allora la “prospettiva sarebbe allettante”.

  

Osservando da vicino, non si tratta soltanto del tradizionale spirito repubblicano delle classi dirigenti francesi. Anzi quello spirito, che è cosa diversa da ciò che di solito si intende per “bipartisan”, è oggi probabilmente meno saldo, lo dicono vari osservatori. Non è un caso se personalità come Henri Guaino, ex ghostwriter di Sarkozy, abbia detto “nessuno mai mi farà votare per Macron”. O se Christine Boutin, ex ministro (cattolica) di Sarkozy, abbia ribadito mai con Macron invitando a votare Le Pen. Anche l’elettorato di Fillon, al momento, presenta delle incognite.

  

Ma appunto non è solo spirito repubblicano, si tratta della capacità politica di capire dove sono i punti di vicinanza, e quali i programmi che possono essere realizzati in base a un accordo comune, magari limitato. In questo senso, la lezione che viene dalla destra gollista – e persino poco europeista, come quella di Fillon – è che c’è meno distanza con un tecnocrate post politico che con una populista la cui “demente politica economica condurrebbe la Francia al disastro”. Una destra realista può accordarsi, senza tradire le sue idee, con un avversario che però le è simile in una certa comprensione della realtà. Invece inseguire ciò che contraddice le proprie idee di fondo è innaturale.

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  • Maurizio Crippa
  • "Maurizio Crippa, vicedirettore, è nato a Milano un 27 febbraio di rondini e primavera. Era il 1961. E’ cresciuto a Monza, la sua Heimat, ma da più di vent’anni è un orgoglioso milanese metropolitano. Ha fatto il liceo classico e si è laureato in Storia del cinema, il suo primo amore. Poi ci sono gli amori di una vita: l’Inter, la montagna, Jannacci e Neil Young. Lavora nella redazione di Milano e si occupa un po’ di tutto: di politica, quando può di cultura, quando vuole di chiesa. E’ felice di avere due grandi Papi, Francesco e Benedetto. Non ha scritto libri (“perché scrivere brutti libri nuovi quando ci sono ancora tanti libri vecchi belli da leggere?”, gli ha insegnato Sandro Fusina). Insegue da tempo il sogno di saper usare i social media, ma poi grazie a Dio si ravvede.

    E’ responsabile della pagina settimanale del Foglio GranMilano, scrive ogni giorno Contro Mastro Ciliegia sulla prima pagina. Ha una moglie, Emilia, e due figli, Giovanni e Francesco, che non sono più bambini"