Roberto Benigni (foto LaPresse)

"Report", Benigni e l'autosputtanamento

L’errore di chi manda in onda l’egemonia subculturale del M5s

C’è il solito giornalista sudaticcio che sbatte il microfono tra i denti del malcapitato, e non per fargli un’intervista – poiché quello nemmeno riesce a capire le domande (la vera fatica delle interviste non è aggredire l’intervistato, ma ottenere delle risposte più o meno intelligenti) – ma proprio per non farlo rispondere, per molestarlo, per costruire una sceneggiatura composta di sole suggestioni e pernacchie. E c’è allora il grande nome, il premio Oscar, l’attore italiano più conosciuto nel mondo, Roberto Benigni – lui che questo giornale ha spesso criticato, e pour cause – tirato in mezzo, a fondo, nella fanghiglia indistinta, che è l’unico motivo per il quale una storia come quella che stiamo per riassumere, una vicenda che non sta in piedi, invece si accende nell’idea lurida e suicidale che in questo paese non si debba salvare niente e nessuno. Che è poi la stupidità dominante del pensiero unico grillino: “Anvedi, è tutto un magna magna!”.

 

E dunque ecco la tesi rocambolesca: Benigni compra degli studi cinematografici in Umbria all’inizio degli anni Duemila, dopo il successo di “La vita è bella”. L’operazione va maluccio, l’industria cinematografica è in crisi, e lui ci rimette all’incirca cinque milioni di euro, così alla fine vende gli studi che aveva acquistato a Cinecittà Spa, che è un’azienda privata che ha per soci anche Luigi Abete e Diego Della Valle. Oltre dieci anni dopo, cioè oggi, anno domini 2017, il ministero dei Beni culturali pensa di acquistare Cinecittà. Ed ecco lo scandalo, e la finta domanda a Benigni: ripianano i tuoi debiti con i soldi pubblici? E ci sarebbe da sorridere per questi collegamenti gratuiti, se non fosse che sono stati espressi in televisione, dalla Rai, a “Report”, confermandoci quanto l’informazione mainstream viva in un mondo deformato, nel culto spasmodico dell’autosputtanamento nazionale, tra escrescenze da lei stessa create, esagerazioni caricaturali prive di ogni scala comparativa che – ovviamente – mandano in sollucchero la banda Gribbels e tutto il codazzo degli imbecilli blog-dipendenti. Le bocche urlanti sembrano generose, i profili veri e risoluti. Intanto scompaiono le uniche cose preziose: il talento, la fantasia, e la grazia civile.

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