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La bufala della trasparenza grillina sui soldi. Indagine sul caso Rosseau

David Allegranti

Il sito dell’associazione dice che aggiornerà “periodicamente” l’elenco dei finanziatori. Che però non ci sono. Di chi sono i 404.331 euro?

Roma. Gli alfieri del Panopticon elevato a forma di governo, i Cinque stelle, invocano la massima trasparenza per gli altri ma non per se stessi. Volete sapere chi ha finanziato Rousseau, “il sistema operativo del Movimento 5 stelle”? Sul sito non c’è traccia ed è in netta contraddizione, diciamo così, “con lo spirito grillino”. Da anni i Cinque Stelle chiedono che la politica sia una casa di vetro, che le donazioni ricevute dai partiti siano pubbliche. Come avviene negli Stati Uniti, dove i finanziatori dei candidati alla presidenza sono online: basta andare su Fec.gov, selezionare il candidato e di ognuno si può vedere l’elenco dei soldi ricevuti. Ogni quadrimestre i comitati elettorali devono, pena sanzioni, produrre un report che poi viene pubblicato sul sito. On line c’è persino una mappa interattiva molto intuitiva. In Italia no.

  


L'homepage della piattaforma Rosseau 


 

La trasparenza è uno dei capisaldi dei Cinque stelle. Ma sul sito di Rousseau c’è una sezione piuttosto oscura, e riguarda proprio il tema scottante dei soldi. Laddove si dimostra che il partito di Grillo crea i presupposti per le proprie contraddizioni. Alla voce “fund raising” c’è un modulo per finanziare il partito. Finora – 11 aprile 2017 – sono stati raccolti € 404.331 euro. A darli sono state 12.994 persone. “L’elenco delle donazioni effettuate sarà aggiornato periodicamente”. Solo che l’elenco, pubblico, non c’è.  

 

“ll MoVimento 5 stelle non riceve alcun finanziamento pubblico e ha rinunciato a 42 milioni di euro di rimborsi elettorali per l'attuale legislatura. Da sempre tutte le attività del MoVimento si reggono sulla volontà di tutti noi di cambiare in meglio questo Paese. Rousseau è il suo cuore pulsante su cui si svilupperà e permetterà di sviluppare la democrazia diretta in Italia con il coinvolgimento di tutti voi per poterla portare a essere la forza al governo in questo paese. Oggi Rousseau ha bisogno di tutti per poter funzionare e svilupparsi. Le spese verranno come sempre rendicontate in modo pubblico”. Sì, ma dove? Sul sito non si vedono neanche quelle. E le donazioni adesso cominciano a essere consistenti, quasi mezzo milione di euro, non esattamente noccioline. Possibile che in oltre quattro mesi, il partito di Grillo non abbia speso assolutamente niente?

 

Nel form da compilare per poter effettuare una donazione c’è scritto, molto in piccolo, che “se vuoi rendere pubblici i tuoi dati leggi l’informativa sulla privacy e spunta la casella per esprimere il tuo consenso”. Tra quei 13 mila sostenitori di un partito tutto per la trasparenza nessuno ha sentito il bisogno di rendere pubblico il proprio sostegno politico e finanziario? Impossibile: tant’è che se uno cerca su Twitter l’hashtag #IoSostengoRousseau trova tanti utenti che annunciano di aver donato e invitano anche gli altri a farlo. Nell’informativa per la privacy, collegata alla donazione, c’è un altro aspetto interessante. C’è scritto che chi effettua una donazione automaticamente si iscrive al M5s.

 

“Il conferimento dei dati anagrafici e di residenza è obbligatorio, in quanto necessario a formalizzare l’adesione al MoVimento e la loro mancata comunicazione impedirà la partecipazione dell’utente alle attività di quest’ultimo; parimenti obbligatoria è l'indicazione di un numero di telefono e di un indirizzo di posta elettronica di recapito, allo scopo di consentire la verifica di autenticità dei dati conferito ed i successivi contatti fra lo staff tecnico del MoVimento, e l’utente”. Solo che al momento del pagamento, viene specificato che i soldi vanno a favore de “l’associazione Rousseau”. E che cos’è l’associazione Rousseau? “Rousseau è il sistema operativo del MoVimento 5 stelle. I suoi obiettivi sono la gestione del M5s nelle sue varie componenti elettive (Parlamento italiano e europeo, consigli regionali e comunali) e la partecipazione degli iscritti alla vita del M5s attraverso, ad esempio, la scrittura di leggi e il voto per la scelta delle liste elettorali o per dirimere posizioni all’interno del M5s”. Quindi un cittadino paga l’associazione Rousseau ma si iscrive al M5s? Alla faccia delle scatole cinesi!

Quando in passato il Pd (Matteo Renzi in particolare) non è stato sufficientemente trasparente, il M5s si è lanciato all’assalto dell’opacità dei “vecchi partiti”. E’ il caso della Fondazione Open di Renzi (che nel 2012, quando nacque, si chiamava Big Bang), in passato accusata, anche dal M5s, di non dare informazioni sui propri finanziatori. In effetti, all’inizio non era molto facile conoscere i nomi dei donatori renziani (e anche dei partecipanti ad alcune cene, in campagna elettorale). Oggi sul sito della fondazione renziana, però, alcuni nomi ci sono. L’elenco è fermo al 2016. Il totale finanziamenti ricevuti è euro 3.288.888,49. Dai 50 mila euro di British American Tobacco ai 100 mila di Moby spa, ai 10 mila di Fabrizio Landi, membro del cda di Finmeccanica. “La media dei contributi che non hanno dato assenso alla loro pubblicazione è pari a € 4.276,88”, scrive la Fondazione Open sul sito. “L’elenco verrà periodicamente aggiornato con i nuovi contributori e con coloro che nel frattempo autorizzeranno la pubblicazione. In ottemperanza alla normativa sulla privacy, non vengono pubblicate le persone fisiche che non hanno autorizzato esplicitamente la diffusione dei loro dati”. Infine, l’invito rivolto a “tutti coloro che hanno sostenuto la Fondazione e non hanno ancora dato l’assenso a pubblicare il proprio nome a farlo”.

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  • David Allegranti
  • David Allegranti, fiorentino, 1984. Al Foglio si occupa di politica. In redazione dal 2016. È diventato giornalista professionista al Corriere Fiorentino. Ha scritto per Vanity Fair e per Panorama. Ha lavorato in tv, a Gazebo (RaiTre) e La Gabbia (La7). Ha scritto cinque libri: Matteo Renzi, il rottamatore del Pd (2011, Vallecchi), The Boy (2014, Marsilio), Siena Brucia (2015, Laterza), Matteo Le Pen (2016, Fandango), Come si diventa leghisti (2019, Utet). Interista. Premio Ghinetti giovani 2012. Nel 2020 ha vinto il premio Biagio Agnes categoria Under 40. Su Twitter è @davidallegranti.