Virginia Raggi (foto LaPresse)

A Roma il M5s riscopre la “democrazia diretta”. Fino a quando durerà?

Redazione

La maggioranza grillina in Campidoglio propone la modifica dello statuto comunale per introdurre: petizioni online e referendum comunali con voto elettronico. Esposito (Pd): “Cos'è un pesce d'aprile in ritardo?”  

Lo scorso febbraio una cinquantina di attivisti del M5s protestarono in Campidoglio contro la costruzione dello stadio della Roma. Alcuni volevano che non si facesse, altri che il progetto venisse ripensato, altri ancora che si cambiasse zona. Alla fine la giunta guidata da Virginia Raggi ha deciso in autonomia di rivedere il tutto in accordo con la società giallorossa (anche se la vicenda non è ancora definitivamente conclusa). Nessuna consultazione online, nessun voto dei cittadini sul blog di Beppe Grillo. Ha deciso il sindaco. Eppure sarebbe stato bello che il partito della democrazia diretta chiedesse agli abitanti della Capitale di dire la loro.  

 

Stessa cosa era accaduta mesi prima con la decisione di non candidare Roma alle Olimpiadi del 2024. Cosa ne pensavano i romani? Ah, saperlo. Per fortuna adesso i grillini hanno deciso di “cambiare verso”. Il consigliere M5s Angelo Struni, insieme dall’assessore alla Roma Semplice Flavia Marzano e al deputato Riccardo Fraccaro, ha infatti presentato una proposta di modifica dello statuto comunale che vuole introdurre petizioni online, bilancio partecipativo, voto elettronico per i referendum comunali per i quali verrà abolito il quorum.

 

“Noi - ha spiegato Sturni - usiamo una piattaforma rivoluzionaria, Rousseau, e vogliamo avviare questo modello anche dentro il sito di Roma Capitale, dando la possibilità ai cittadini di esprimersi. Partiamo dal presupposto che la democrazia diretta a Roma è ferma da 23 anni, stiamo parlando di democrazia diretta che né il centrodestra né il centrosinistra hanno voluto mettere al centro”. L'auspicio dei grillini è quello, “in cinque anni, di passare da Mafia Capitale alla capitale della democrazia diretta”.

 

Difficile, davanti alla rivoluzione annunciata, non pensare a cosa sta accadendo a Genova dove la candidata al comune eletta democraticamente dai militanti è stata cancellata come se niente fosse dal diktat di Beppe Grillo (che è stato poi denunciato e indagato). Il senatore del Pd, Stefano Esposito, attacca: “Cos'è un pesce d'aprile in ritardo? Democrazia diretta come a Genova, dove i voti dei militanti sono stati cancellati da Grillo perché non piaceva la candidata? Trasparenza come per i casi Marra, Romeo, Muraro? I 5 stelle pensassero ad amministrare la città, a far funzionare Atac, a raccogliere i rifiuti e chiudere le buche. È un anno che sono al governo della città producendo solo scandali e disastri conditi da guerre di potere e scontri d'interesse”.