Screenshot del film La scuola del 1995, diretto da Daniele Luchetti

Il dannoso ufficio di collocamento scuola

Redazione

Creare cattedre è più semplice, ma non è ciò che serve agli studenti

Valeria Fedeli vede con preoccupazione l’inizio del prossimo anno scolastico, teme che si ripeta il solito balletto delle supplenze e chiede di poter assumere altri 25 mila insegnanti. E’ la soluzione più semplice: creare nuove cattedre dà soddisfazione ai sindacati e permette di rinviare, cioè di non fare nulla, per rendere possibile un minimo di flessibilità nella scuola e non corrisponde, almeno non c’è nessuna certezza che corrisponda, all’esigenza vera della scuola, che è di avere docenti preparati nelle materie che servono. Se invece si considera la scuola solo come un immenso ufficio di collocamento per docenti precari, una logica puramente quantitativa va bene. Se le più di 50 mila assunzioni già effettuate non hanno risolto questi problemi è proprio perché gli aspetti qualitativi della riforma scolastica sono stati trascurati, la mobilità necessaria è stata osteggiata, l’idea di affidare la lotta contro la burocrazia ai presidi, che l’hanno incarnata per decenni, è risultata come prevedibile del tutto controproducente. Nessuno chiede a Fedeli di avere la bacchetta magica, i problemi della scuola italiana sono profondi e antichi, al punto che ormai è diventata un immenso macchinario che gira a vuoto, senza un rapporto efficace con il mondo del lavoro e quindi con le reali esigenze di formazione degli studenti. Per una riforma che la renda più efficiente e produttiva è giusto spendere quel che si può e anche di più. Per ingrossarla senza cambiarla, aumentando i costi senza migliorare i risultati, invece no, ed è su questo che il governo dovrebbe discutere.

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